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Jaguar E-Type

Jaguar E-Type

Quotazione da 60.000 € a 240.000 €

Da anni ormai è nell’Olimpo delle più belle auto di sempre ed è una autentica pietra miliare nella storia dei motori. Poche parole per descrivere la Jaguar E-Type, una delle sportive più affascinanti di tutti i tempi, prodotta nella fabbrica di Coventry dal 1961 al 1975. Fu una vettura rivoluzionaria in tutto: dalla progettazione alla meccanica, dalle prestazioni alla dinamica di guida. Del resto, lo stesso Enzo Ferrari ebbe a dire che la E-Type era “l’auto più bella mai realizzata”. E se lo diceva Ferrari… Bella da far perdere la testa ai tantissimi appassionati che farebbero follie pur di averne una, e anche di più. Tanto che dal 1996 un esemplare della prima serie fa parte della collezione del MoMA di New York. Un riconoscimento che possono vantare poche, pochissime altre auto. Lo stile era firmato da Malcolm Sayer e venne presentata a Ginevra nella sola configurazione coupé a due posti, alla quale poco dopo si aggiunse la OTS (Open Two Seater) con carrozzeria spider. La carriera della E-Type può essere suddivisa in tre diverse generazioni, intervallate da alcune serie speciali oggi ricercatissime dai collezionisti: è il caso, per esempio, della mitica Lightweight E-Type, realizzata in appena dodici esemplari. L’arrivo della E-Type Series I fu, come detto, a dir poco fragoroso: a stupire fu la linea certo, ma a destare scalpore fu soprattutto il prezzo: 4.300.000 lire circa contro i 5.800.000 lire di una Ferrari 250 GT Cabriolet o i 7.500.000 lire di un’Aston Martin DB4 Volante. Quanto al motore, si trattava di un’evoluzione del sei cilindri in linea già montato dai modelli della famiglia XK. La cilindrata era di 3,8 litri e l’alimentazione garantita da tre carburatori SU HD8. Potenza massima 265 CV, per una velocità di punta nell’ordine dei 240 km/h, e cambio manuale a quattro rapporti. Molto raffinato anche lo schema delle sospensioni, con un avantreno a doppi quadrilateri con barre di torsione e un retrotreno a ruote indipendenti in luogo dell’allora più diffuso schema a ponte rigido. La E-Type, inoltre, fu la prima auto di serie a adottare i freni a disco su tutte le ruote, sperimentati dalla casa del giaguaro in gara nella 24 Ore di Le Mans con la D-Type. Irresistibilmente affascinanti anche gli interni, con avvolgenti sedili in pelle, volante rigorosamente in legno e una plancia con una batteria di indicatori circolari secondo la più squisita tradizione del marchio. Nel corso del 1964 il motore XK subì il primo aggiornamento, con un aumento della cilindrata da 3,8 a 4,2 litri e l’adozione di un nuovo cambio a 4 marce tutte sincronizzate. Sulle “4200” furono montati sedili “a poltroncina” e il cruscotto ricoperto di finta pelle.
Nel corso del 1966 fece la sua comparsa la E-Type forse meno convincente: si trattava della 2+2 coupé con passo allungato di 23 cm e il padiglione rialzato di 5 per accogliere decorosamente due bambini. Sulla 2+2, inoltre, divenne disponibile anche il cambio automatico Borg-Warner Typ8 a 3 rapporti, per cercare di conquistare una clientela più ampia e meno sportiva. Tra il 1967 e il 1968 la prima serie fu declinata anche in quella che venne ufficiosamente definita la Series 1 ½: si trattava, in pratica, di una Serie 1 diversa per via dell’assenza della carenatura in vetro dei fanali e per l’eliminazione dei braccioli nei pannelli delle porte, per il vano portaoggetti nella plancia con coperchio di chiusura e per gli interruttori a bilanciere dei servizi di bordo. A partire dalla fine del 1968 arrivò la Series 2 che adottava due carburatori Zenith-Stromberg per rispettare le norme antinquinamento americane: la potenza calava da 265 a 210 CV e ovviamente le prestazioni si riducevano sensibilmente, con una velocità massima che scendeva a 215 km/h. Contestualmente furono apportate anche alcune modifiche esteticheː i fari erano più grandi, al pari degli indicatori di direzione, e fu allargata anche la presa d’aria anteriore per far posto all’evaporatore del condizionatore (optional). Nell’abitacolo i sedili guadagnarono poggiatesta e schienali regolabili, mentre la corona del volante era rivestita in pelle nera. L’ultima generazione della E-Type debuttò nel 1971, in concomitanza con l’arrivo del nuovo motore V12. Aveva un cilindrata di 5.300 cc e nasceva, in pratica, dall’accoppiamento di due sei cilindri in linea. Il V12 Jaguar era alimentato da una coppia di carburatori Zenith-Stromberg, aveva un albero a camme in testa per ogni bancata e forniva 272 CV di potenza. Il cambio era un manuale Jaguar a 4 marce o, in alternativa, l’automatico Borg Warner a 3 rapporti. Il volante, per cui erano previsti eleganti rivestimenti in legno, poteva essere regolato in altezza. All’esterno comparve una nuova calandra cromata, mentre dietro c’era un nuovo scarico con quattro terminali a ventaglio. Ma la grande epopea della E-Type volgeva al termine e nel 1975, dopo 14 anni e 70.000 esemplari prodotti, questa sportiva uscì di produzione. A raccogliere la sua pesante eredità fu la meno edonistica ma altrettanto elegante XJ-S.

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Jaguar-E-Type-11

 

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