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Jeep

Nel marchio Jeep non c’è niente di sportivo nell’accezione classica, ma ci sono un’infinità di atmosfere e tanta immagine “fuori dal coro”. E tante prestazioni, però, purtroppo, non per i modelli venduti da questa parte dell’oceano, che sono soprattutto “politically correct”. La storia della Jeep, sotto certi aspetti, fa il paio con quella della Land Rover. La prima Jeep, anche se allora l’azienda si chiama Willys, nasce per esigenze militari, perché l’esercito americano ha bisogno di un veicolo leggero da ricognizione a trazione integrale, tanto è vero che il nome deriva da una contrazione dei termini “general pourpose”, cioè veicolo per gli impieghi più disparati. Il primo modello civile è del 1944 e nel 1962 nasce la Wagoneer, decisamente “borghese”, che può essere considerata l’antesignana dei moderni suv. Ma continua la produzione anche dei modelli “duri&puri”, che via via cambiano il nome in CJ-7, CJ-8 e Wrangler. Nel 1987, dopo una parentesi che vede la collaborazione stretta con Renault, la Jeep confluisce nella Chrysler che, a sua volta, dopo un periodo di controllo da parte di Mercedes, viene acquistata dalla Fiat nel 2009. Questo comporta il debutto nel “basso di gamma” con la Renegade, costruita in Italia. Ovviamente tutta l’attività passa nel Gruppo Stellantis nel 2021 e nel 2022 comincia anche la svolta elettrica con l’Avenger. Dai modelli specializzati per il fuoristrada, però, nel corso degli anni la Jeep estrapola anche versioni molto prestazionali: dalle CJ con motori V8, alle Grand Cherokee SRT da quasi 500 CV che, in qualche caso, arrivano anche in Italia.

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