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Opel Omega Lotus

Opel Omega Lotus

Quotazione da 65.000 € a 80.000 €

Se mai dovessimo provare nostalgia per il passato, uno degli aspetti dei tempi andati che potremmo rimpiangere è il coraggio di osare dei grandi costruttori. Quel tipo di coraggio che porta a uscire fuori dagli schemi, e che oggi latita ai piani alti delle aziende produttrici di automobili. Una volta, per intenderci, poteva tranquillamente accadere che un marchio generalista come la Opel si lanciasse in una sfida colossale come riuscire a mettere su strada la berlina più veloce del mondo. Non è una favoletta, anche se il lieto fine c’è, perché nel 1990 la casa di Rüsselsheim varcò i cancelli del salone di Ginevra con la Omega Lotus. Un bolide travestito da tranquilla berlina da famiglia che superava di slancio i 280 km/h, scattava come una Porsche e in allungo aveva ben poche rivali. All’epoca l’unica berlina paragonabile alla Opel Omega Lotus era la B10, realizzata dalla Alpina sulla base della BMW Serie 5. La Omega Lotus era “esagerata” sotto ogni punto di vista. L’idea di un’auto così straordinaria nella sua “follia” si deve a Bob Eaton, all’epoca presidente della filiale europea della General Motors, e alla completa fiducia accordatagli da Mike Kimberley, l’allora numero uno della Lotus, che ai tempi era di proprietà del colosso di Detroit. Punto di partenza era la più potente delle Opel Omega, quella mossa dal sei cilindri in linea di tre litri con distribuzione a quattro valvole per cilindro. Le modifiche estetiche furono volte a conferire all’auto un aspetto più sportivo, e riguardarono essenzialmente i paraurti (quello anteriore aveva due grandi bocche supplementari per raffreddare i radiatori dell’olio), le prese d’aria sul cofano, lo spoiler posteriore, le minigonne e i parafanghi, opportunamente allargati per accogliere le ruote in lega di 17 pollici. Ma l’ingrediente principe della ricetta alla base della Omega Lotus era nascosto sotto il cofano: i tecnici della casa di Hethel trasformarono il 3.0 in un 3.6 che, grazie all’aggiunta di due turbocompressori, forniva una potenza massima di 377 CV e raggiungeva un picco di coppia pari a 557 Nm. Il cambio, un manuale a sei marce, derivava da quello della Chevrolet Corvette C4 ZR-1, mentre l’assetto, così come i freni, forniti dalla AP Racing, era stato opportunamente ripensato in funzione del considerevole aumento delle prestazioni. Un vero salotto l’abitacolo, foderato in una morbida pelle Connolly. Inizialmente sembrava che la produzione della Omega Lotus, di cui si sarebbe occupata direttamente la casa inglese, nella sua storica fabbrica di Hethel, avrebbe dovuto raggiungere i 1.100 esemplari. Ma alla fine, a causa della crisi economica dei primi Anni ’90, dalle linee di montaggio ne uscirono 950. Ciascuna di quelle auto oggi è meritatamente circondata da un alone di leggenda. La Opel Omega Lotus è stata e rimane una macchina unica nel suo genere e capace di andare al di là dei numeri nel vero senso della parola: all’epoca la casa tedesca per la sua super berlina dichiarava una punta massima di 283 km/h e un tempo di 5,2 secondi per passare da 0 a 100 km/h, ma i rilevamenti effettuati da diverse riviste specializzate parlavano di una velocità massima di almeno 290 km/h e di uno “0-100” bruciato in meno di cinque secondi. Una follia totale, verrebbe da dire a pensarci oggi, ma incredibilmente affascinante e coraggiosa.

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