Audi V8 Avant, la wagon veloce (e unica) che non conoscevi

Audi V8 Avant, la wagon veloce (e unica) che non conoscevi

È negli anni ’80 che il brand Audi accende i riflettori su di sé: l’immagine si rafforza, anche grazie a icone da rally come la brutale Sport Quattro (di cui vi abbiamo raccontato qui, nel raro prototipo a motore centrale), entrando ufficialmente nell’Olimpo dei marchi premium. A guidare questa scalata c’è la Audi 200, elegante e tecnologica, disponibile in versione berlina e Avant. Ma il colpo di scena arriva con la nascita della V8: una lussuosa ammiraglia costruita sulla base della 200, equipaggiata con un raffinato otto cilindri, il primo della Casa dai tempi del secondo conflitto mondiale.

Audi V8

Audi V8

1988: IL VERTICE DI INGOLSTADT. Al Salone di Parigi del 1988, la V8 è la risposta di Audi alle berline di rappresentanza di BMW e Mercedes. Linea sobria, motore nobile, trazione integrale Quattro e cambio automatico (o manuale 5 marce dal 1990): il tutto pensato per dominare le Autobahn tedesche con stile e autorità. Il V8 debutta con un 3.6 litri da 250 CV, affiancato nel 1992 da un più corposo 4.2. Fin da subito viene esclusa una variante station wagon. Ma non tutti, all’interno della Casa, sono d’accordo.

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LA FOLLIA VISIONARIA DI FERDINAND PIËCH. All’interno della casa tedesca c’è una mente, geniale e spesso fuori dagli schemi, che decide di sfidare le convenzioni: Ferdinand Piëch. L’uomo che ha scritto pagine leggendarie con la Porsche 917, la Bugatti Veyron e la Volkswagen XL1. È lui a voler trasformare la V8 in un’Avant, una wagon “sartoriale” costruita per un solo passeggero davvero speciale: sua moglie Ursula. Non è un prototipo improvvisato, ma una vera auto marciabile, curata in ogni dettaglio, omologata e usata regolarmente dalla famiglia Piëch. Un pezzo unico, creato come si farebbe in un atelier d’alta moda, cucito su misura per combinare prestazioni, lusso e praticità.

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UNA FAMIGLIARE SENZA PARI. Costruita su base Audi 200 (piattaforma C3), la Audi V8 Avant misura 487 cm e pesa circa 1.800 kg. Il portellone posteriore proviene proprio dalla 200, mentre la carrozzeria è verniciata in un verde scuro profondo, tinta riservata ai veicoli più speciali della dinastia Porsche-Piëch. I cerchi BBS da 16″ completano un’estetica imponente. Dentro, tutto è rifinito con il pack “Classic Line”: sedili in pelle Connolly beige, divano posteriore abbattibile, cielo trapuntato, tendina copribagagli. Lusso e funzionalità fusi in una stazione da viaggio ad alte prestazioni.

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UN SOLO ESEMPLARE, MA TANTE LEGGENDE. Il cuore resta quello della V8 standard: un 8 cilindri da 3.596 cc, 250 CV e 340 Nm, trazione integrale Quattro e cambio manuale a 5 rapporti. Nessun dato ufficiale sulle prestazioni, ma si mormora che la vettura superasse agevolmente i 240 km/h. L’obiettivo iniziale era dimostrarne la fattibilità industriale, ma la rigidità delle logiche produttive dell’epoca ne congelò la sorte. La V8 Avant non andò mai in produzione, ma per quasi un decennio fu l’auto personale di Ursula Piëch, guidata come qualsiasi altro modello, senza clamore. Solo nel 2000, con l’apertura dell’Audi Museum, questo esemplare unico ricevette il riconoscimento che meritava. Oggi fa parte della collezione Audi Tradition e riappare, come un fantasma affascinante, negli eventi ufficiali. Un’auto dimenticata dai listini, ma incisa nella leggenda. E nel 2001, Audi le rende idealmente omaggio con il concept Avantissimo. Perché certi sogni, anche se non si realizzano in serie, restano impressi a fuoco nella storia dell’automobile.

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