L’antenata della Corvette C8 era un brutto anatroccolo

L’antenata della Corvette C8 era un brutto anatroccolo

L’attuale Chevrolet Corvette C8, con motore posteriore-centrale, può sembrare rivoluzionaria, ma in realtà non è la prima del suo genere nella storia di General Motors. Già negli anni ’60, GM aveva esplorato questo layout, portandolo all’estremo con il prototipo XP-819: un’auto sperimentale che replicava lo schema della Porsche 911, con il motore montato “fuori bordo”. Una soluzione curiosa e poco ortodossa, ma pienamente analizzata e testata all’epoca.

La prima Chevrolet Corvette

La prima Chevrolet Corvette

THE AMERICAN DREAM. La storia della Corvette comincia nel 1952 con il concept EX122, una biposto in vetroresina che prende il nome da una veloce nave da guerra della Marina americana. L’anno dopo, al salone Motorama del Waldorf-Astoria di New York, debutta la prima generazione pronta per la produzione. Mentre la linea produttiva prende forma, i team di progettazione, guidati prima da Harley Earl e poi da Bill Mitchell, sperimentano nuovi motori e configurazioni. Alcuni prototipi come la Corvette SS (Super Sport) del 1957 nascono con ambizioni da corsa, altri invece con layout tecnici alternativi.

Chevrolet SS

Chevrolet SS

LA PRIMA VETTE A MOTORE POSTERIORE. Nel 1960, GM presenta la CERV 1 (Chevrolet Engineering Research Vehicle), il primo prototipo con motore posteriore. Questa vettura sarà determinante nello sviluppo delle sospensioni posteriori indipendenti, usate sulla Corvette dal 1963 al 1982. 

Chevrolet CERV I

Chevrolet CERV I

Nel 1964 nasce l’XP-819, la protagonista di questo articolo, una Corvette estrema e anticonvenzionale, ma non apprezzata da Zora Arkus-Duntov, considerato il padre della Corvette. In quegli anni, Duntov lavora su veicoli a motore centrale, mentre Frank Winchell, progettista non laureato ma molto influente, spinge per una Corvette a motore posteriore, in linea con la Corvair, che lui stesso aveva contribuito a sviluppare. Duntov è critico verso una configurazione con troppo peso sul retrotreno — tollerabile solo in ambito sportivo, dove serve dissipare molto calore — mentre Winchell la vede come un’evoluzione naturale.

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L’ALLEANZA CON CHAPARRAL. Durante la sua leadership in Chevrolet R&D (1959–1966), Winchell collabora con Jim Hall e Hap Sharp, fondatori della Chaparral Cars, celebre per le sue innovazioni aerodinamiche. In cambio dell’uso esclusivo del circuito di Midlands per test privati, GM fornisce componenti e supporto tecnico. Questa partnership porta allo sviluppo di vere e proprie vetture GM, anche se con il marchio Chaparral, e Hall attribuirà sempre grande merito a questa collaborazione per i successi della sua scuderia.

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IL RUOLO DI LARRY SHINODA. Mentre Winchell lavora al layout meccanico, il leggendario designer Larry Shinoda si occupa del design dell’XP-819. Progetta una monoscocca con posizione di guida molto arretrata e bassa, mentre la maggior parte dei componenti (escluso il motore) viene spostata nella parte anteriore. Il risultato è una vettura con un frontale affilato, un cofano dotato di estrattore aerodinamico, passaruota scolpiti, linea di cintura a “bottiglia di Coca-Cola”, tetto removibile e una coda tronca con spoiler integrato. Il motore sporge oltre il posteriore, rompendo completamente con la tradizione Corvette. Il design, audace e fuori dagli schemi, viene inizialmente giudicato da Duntov come “un brutto anatroccolo”, ma in una riunione tecnica suscita anche la curiosità di Irv Rybicki, capo del design GM, sul potenziale realizzativo del progetto.

 

SPECIFICHE TECNICHE.
L’XP-819 è spinto da un V8 di origine nautica da 327 pollici cubici (5358 cc) abbinato a un cambio automatico a due rapporti. Il motore, sospeso oltre il retrotreno, impone l’uso di pneumatici posteriori maggiorati per gestire il peso, che grava per il 70% sul retro. Il serbatoio è montato centralmente sotto il tunnel, mentre il radiatore si trova davanti, inclinato in avanti.

TROPPO ESTREMA. Nonostante l’originalità e la cura tecnica, l’XP-819 ha vita breve. Durante un test ad alta velocità, a causa dell’equilibrio compromesso, l’auto va distrutta. L’incidente decreta la fine del progetto, che resterà nella storia come uno dei più audaci — e controversi — esperimenti mai realizzati da GM.

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