
Villa d’Este 2025, tre giorni d’incanto sul lago
Sono appoggiato a una ringhiera mentre ammiro le placide acque del Lago di Como, scaldato dal sole del primo mattino e con alle spalle una lussuosa piscina contornata da una pregiata pavimentazione in legno. Ho fatto colazione da poco, poi rilassandomi, passeggiando tra platani e cipressi mentre immagino di essere uno dei fortunati clienti di Villa d’Este, immensa residenza del XVI secolo adibita a sfarzosa struttura alberghiera sin dal 1873. L’immaginazione, qui al Concorso d’Eleganza di Villa d’Este, è l’unica cosa che io e le mie tasche possiamo permetterci in abbondanza. Il prezzo medio per una stanza è pari a uno stipendio ben più alto della media italiana, non parliamo nemmeno del valore delle vetture presenti oggi; probabilmente il costo totale supererebbe il Pil di tante capitali.
PERLE RARE IN RIVA AL LAGO. Questo sforzo architettonico ai margini del paesino di Cernobbio conta l’immenso albergo in stile rinascimentale, altri edifici minori, la sopracitata piscina – che “galleggia” direttamente sul lago – e uno splendido giardino dichiarato monumento nazionale. È proprio qui che 54 capolavori su ruote classici, da corsa e anche moderni sono disseminati in maniera ordinata, divisi per categorie e pronti per essere ammirati durante tre magici giorni. Da due interi il reparto heritage della BMW si occupa dell’organizzazione di uno dei concorsi più eleganti al mondo: naturale, quindi, vedere un viavai di lustrissime Serie 7 elettriche andare e tornare dall’hotel. Quella pesante e squadrata berlina è il meglio che il gruppo tedesco si sia portato dietro? Nient’affatto…
CHE LO SHOW ABBIA INIZIO. Percorro l’ombreggiato vialone d’ingresso e sul prato che spunta al termine c’è lo schieramento più recente della casa bavarese: una M2 CS, una M3 Touring CS, una M4 CS e la relativa versione dedicata a Valentino Rossi, che corre nel Mondiale endurance con la casa bavarese. Tutte d’effetto, ma la M2 è quella che attira maggiormente gli sguardi del pubblico, insieme a quella delle quattro più adatta alle famiglie, con cerchi dorati abbinati alla verniciatura British Racing Green. Subito dopo, scendendo verso il punto centrale del parco, inizia il vero show. La prima categoria (in totale sono nove) è in realtà anche quella più moderna, un quintetto di supercar o prototipi estremi tutti prodotti negli ultimi anni: la nostalgica Kimera EVO38, la sublime Pagani Huayra Epitome, la pazzesca Lotus Theory 1 (hypercar a seduta centrale da 1.000 silenziosi CV), l’edonistica 8C Doppiacoda di Zagato e la mostruosa Glickenhaus 007S LMH. Hanno tutte caratteristiche rilevanti – dalla squisita fattura della Pagani alle superfici deportanti della 007S – eppure, per quanto sia elettrica e non bella in senso classico, è la Lotus a lasciarci davvero stupiti.
NON C’È LIMITE AL LUSSO. Questo “antipasto” era l’unico con un nome proprio (Concept Cars & Prototypes); le altre otto classi vanno semplicemente dalla A alla G: ve le spieghiamo rigorosamente in ordine, un elenco favoleggiante che spazia dagli anni ’20 ai giorni nostri; già leggerlo – o esaminarlo dalla simpatica app – accelera il battito cardiaco, vederlo dal vivo significa rasentare la fibrillazione. La categoria A è dedicata al “Glorious Excess: The Evolution of the ‘Money No Object’ Motor Car”, quelle vetture talmente sfarzose e annegate nell’eccesso da farmi sentire immediatamente all’interno de “Il Grande Gatsby”. Saranno pur vetture dal 1920 al 1940, e noi saremo giovincelli al confronto, ma come non ammirare la classe innata di un’Alfa Romeo 6C 2500SS Tipo 256 o la scintillante mole di una Duesenberg SJ ‘Sweep Panel Dual Cowl Phaeton da La Grande’ (extra bonus per i nomi lunghi), un palazzo barocco su ruote. Magnifica.
SCULTURE IN MOVIMENTO. La categoria B ha come tema “Sculpture in Motion: the Decade of the automotive Arms Race”, sportive pre-belliche – dal 1928 al 1938 – che all’epoca facevano sembrare innocuo il W16 della Chiron. La fantastica Alfa Tipo B P3 del 1934 ad esempio monta un otto cilindri con doppio compressore volumetrico (!) per 265 rabbiosi cavalli, la Bugatti Type 59 a sua volta si fregia di un altro otto cilindri da 260 km/h; bellissima anche la Mercedes SSK con i suoi luccicanti collettori di scarico simili a sculture. La lettera C omaggia la “Renaissance: The Post-War European Sports Car comes of Age” ed include solo pesi massimi: Miura SV, Alfa TZ1 ‘Codatronca’, Ferrari 275 GTB, Mercedes 300 SL Gullwing, Bugatti Type 101 C Antem, Siata 208 CS Berlinetta e Ferrari 212 Export. C’è una barca che funge da taxi tra Villa d’Este e Villa Erba, bene, se fossi uno dei giudici penso che la ruberei e non mi farei più vedere; come si può scegliere tra il meglio degli anni ’50? Passando alla quarta lettera dell’alfabeto la pista entra prepotentemente in gioco con “Titans of the Track: When the Boss says Let’s race!” e comprende gioielli da corsa degli anni ’50 e ’60, dalla Jaguar E-Type Lightweight all’Aston DB3S, senza scordare la Ferrari 121 LM (sei cilindri – inusuale per il Drake – da 360 cavalli) o la Ferrari 250 Monza. La vettura che mi attira magneticamente però è la Ferrari Dino 206 S, una piccola bestiola nata per le cronoscalate e con 220 cavalli per sei quintali di peso.
MIRACOLOSAMENTE CONSERVATE. Il gruppo contraddistinto dalla E è invece denominato “Frozen in Time: Preservation ‘Time Capsules’ from 1900-1973 which have survived in unrestored state”, ovvero dei conservati giunti a noi senza aver mai subito un restauro completo. Strano a dirsi: una Ferrari 330 GTC mi sta fissando senza buchi di ruggine passante o fieno nell’abitacolo, e anche le altre partecipanti – ad esempio una poco nota Monteverdi HAI 450 GTS e una Bizzarrini Europa 1900 GT – sono in condizioni notevoli. Chapeau a tutti i loro proprietari negli anni. La lettera F… per un ragazzo degli anni ’90 fa tremare le gambe. “Go Big or Go Home: Automotive Excess of the ‘80s to the new millenium, when nothing seemed too fast, expensive or bold”, in pratica tutto ciò di pazzesco, eccitante e folle degli anni ’80 e ’90. Difficile decidere dove guardare: si inizia da una Bugatti EB110 GT – una delle sole sei nell’affascinante Verde Scuro Metalizzato – per passare alla sua vicina, una Ferrari F40 GTE restaurata dal primo all’ultimo bullone, anche in questo caso solo sei esemplari e un 3.6 litri V8 da 720 terrificanti cavalli. Accanto alla belva di Maranello qualcosa di praticamente mitologico, una McLaren F1 GTR con livrea Papaya Orange, cerchi in magnesio e interni annegati nel carbonio, seguita da un terzetto di indecente bellezza: una F50, una Maserati MC12 Corsa e nel mezzo una CLK GTR Roadster.
QUESTIONE DI VANITÀ. Ci metto un attimino a ritrovare il contegno, abbastanza per passare alla categoria G “Vanishing Act: Gone but proudly not forgotten”, vetture ultra rare (e non particolarmente conosciute) come la Pegaso Z 102B, la Iso Rivolta Grifo A3 Stradale o la Siata 208 CS Corsa Spider. I miei occhi tuttavia sono rimasti abbagliati da tre sportive in particolare: una maestosa Talbot Lago T26 Grand Sport (una coupé sportiva con ruote posteriori carenate, livrea turchese e marrone e interni spettacolari), una Serenissima 308 V Spyder (unico esemplare rimasto al mondo concepito dal Conte Giovanni Volpi) e la Osi Silver Fox Prototype, un assurdo concept, uno studio aerodinamico con la carrozzeria divisa in due come un catamarano e nel mezzo tre grossi ‘alettoni’ regolabili manualmente. Chiudiamo con la categoria H “Style matters: Opulence meets Elegance before times changes forever”, sei esempi di pura classe dal 1949 al 1967. Note di merito vanno alla filante Citroen DS 21 Le Caddy decappottabile, alla sontuosa Dual Ghia D-500 convertibile (col suo set di valigie su misura e un cofanetto dedicato a sigari, whiskey e relativi bicchieri!) e alla BMW 507 Roadster, un cigno bianco dalla finezza e dall’eleganza immortali. Cinquattaquattro esempi di maestria, ingegneria e artigianato, tutte vetture uniche, un pelo difficile trovarle per sbaglio al parcheggio della Lidl. E’ una fortuna ed un piacere profondo poterle vedere riunite in un solo luogo, ben conscio che una congiunzione astrale simile non ricapiterà mai più nella vita. Assaporo il momento per poi dirigermi all’ingresso dell’hotel: qui la giuria – presieduta da Lorenzo Ramaciotti – avrà l’immane compito di tirare le somme e assegnare i premi… non li invidio. Nel frattempo comincia la classica parata di Villa d’Este, una sfilata da mille e una notte.
LA BMW SERIE 1 CHE NON TI ASPETTI. Una a una le vetture vengono presentate da Simon Kidston, sostano sul mosaico di fronte all’albergo per farsi fotografare e ripartono dando anche prova del loro sound, mentre tra una classe e l’altra si svolgono brevi esibizioni artistiche e musicali molto particolari. Non indugiamo oltre: signore e signori l’ambitissima ‘Coppa d’Oro Villa d’Este’ (ovvero la Best Of Show decisa dal pubblico, senza una giuria tecnica) è andata alla BMW 507 citata prima, così come il Trofeo ‘Vranken-Pommery’ per la vettura più iconica. Nonostante le proporzioni squisite e le linee tremendamente carine la 507 negli anni ’50 fu un disastro commerciale, Bmw ne vendette solamente 254 contro le migliaia sperate (fondamentalmente a causa delle prestazioni inferiori rispetto alle rivali) ma oggi questo magnifico esemplare in Feather White ha dominato superando l’incredibile concorrenza. La vincitrice è una rara Serie 1 consegnata a Roma nell’estate del ’57, giusto in tempo per partecipare all’ultima vera Mille Miglia di sempre con il numero 525. Il Trofeo BMW Group Classic è stato assegnato alla raffinatissima Lagonda V12 DHC per il restauro più accurato, mentre il Trofeo ASI – per la classica meglio conservata – alla Serenissima 308 V Spyder. Il Trofeo ‘Auto & Design’ per il design più emozionante non poteva che andare alla stravagante OSI Silver Fox, il Trofeo ‘Il Canto del Motore’ per il sound migliore ha visto trionfare l’Aston DB3S del ’56.
ASPETTANDO IL 2026… Per concludere, la Rolls-Royce 20 HP del 1927 ha vinto il Trofeo ‘Automobile Club Como’ (per l’auto arrivata da più lontano sulle proprie ruote, in questo caso Monaco) e la sensuale Jaguar E-Type Lightweight del ’63 si è aggiudicata il Trofeo ‘Dei Schedoni’ per la vettura con gli interni in pelle meglio conservati. Villa d’Este è un evento fuori dal comune, sensazione confermata anche quest’anno: una cornice sfarzosa e un giardino bucolico ospitano una selezione di classiche – e non solo – dalla bellezza descrivibile a fatica. Quindi, perché leggere e basta? Vi consigliamo caldamente di appuntarvi in agenda il Concorso del 2026, i biglietti non costano uno sproposito (35 euro, alla peggio) e l’esperienza vi rimarrà impressa a lungo, dimostrando che al mondo, di magnificenza, ve n’è ancora tanta. Basta saper dove guardare.