
Il V8 della Noble M600 è un cuore matto da legare
La Ferrari F40 dei giorni nostri: Ecco come molte testate automobilistiche hanno etichettato la Noble M600, elogiandone il V8 biturbo, il peso contenuto e la guida brutale. Di origine inglese, la M600 applicava tutti i principi di Lee Noble, uno che delle auto leggere, artigianali e “senza filtri” ha sempre fatto una sorta di religione, ma alzando l’asticella della potenza a soglie ben più inquietanti. Il risultato fu ammaliante: carrozzeria in fibra di carbonio tanto esotica quanto minacciosa, 1250 kg a vuoto di peso, trazione posteriore, 659 cavalli, cambio manuale e neanche l’ombra di un aiuto elettronico alla guida (per intenderci, non aveva neanche l’ABS).
UN MOTORE FAMIGLIARE. A dispetto del carattere “vecchia maniera”, la Noble M600 risultò più veloce sia della Pagani Zonda F sia della Bugatti Veyron sul circuito di Top Gear. Merito anche del suo possente motore, un V8 non sviluppato dai maghi della Cosworth, ma derivato da quello che, all’epoca, muoveva due lussuose auto da famiglia: le Volvo XC90 e S80.
UN SALTO ESPONENZIALE DI POTENZA. Per passare da 315 a 659, Noble spedì il V8 della Volvo, originariamente progettato dalla Yamaha, alla Judd, società specializzata in motori con esperienza in Formula 1. Furono aggiunti due turbo, sostituiti gli iniettori e riprogrammata completamente la gestione elettronica del motore, alzando il regime massimo di rotazione a 7.000 giri.
PIÙ DI 360 KM/H. Noble prevedeva anche un cambio manuale a sei marce Graziano, freni Alcon a sei pistoncini davanti e quattro dietro, carrozzeria in fibra di carbonio. Le prestazioni? “0-100” in poco più di tre secondi e 362 orari di velocità massima. Il tutto, è bene ribadirlo, senza alcun aiuto elettronico. Roba da far tremare i polsi…