Mezzo secolo dopo, torna la Lotus Esprit

Mezzo secolo dopo, torna la Lotus Esprit

Noi l’abbiamo scelta di un intenso verde scuro, come le auto da corsa inglesi di una volta, coi cerchi color oro e spoiler, mascherina e altri dettagli esterni in fibra di carbonio a vista.

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COME TU LA VUOI. Ma le possibilità di personalizzazione sono virtualmente illimitate: dopo aver letto questo articolo, visto che l’auto in questione costa sui 500.000 euro ma sognare è una delle poche cose rimaste gratuite, fate un salto sul configutatore online e sbizzarritevi. Quasi mezzo secolo dopo, la Lotus Esprit prima serie è tornata. Dietro questo spettacolare (quando ci vuole, ci vuole) ritorno, però, non ci sono i cinesi del gruppo Geely, il colosso cinese che ormai da qualche anno controlla la casa di Hethel, ma la Encor Design, azienda britannica specializzata in restomod con il pallino per la supercar disegnata da Giorgetto Giugiaro e prodotta semiartigianalmente in poco più di 10.000 esemplari a cavallo tra la seconda metà degli anni ’70 e la prima dei 2000.

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SOLO CINQUANTA. La Lotus Esprit della Encor Design stuzzica la vostra fantasia e i soldi sono l’ultimo dei vostri problemi? Consiglio spassionato: fateci un pensierino. Ma fate in fretta, perché ne faranno solo 50. L’auto donatrice è, in realtà, una Esprit di ultima generazione. Almeno così si evince dalla scheda tecnica, dove alla voce motore è scritto 3.5 V8 biturbo a benzina. I cavalli sono 400, una cinquantina in più rispetto a quelli scaricati sulle ruote posteriori dall’otto cilindri originale, grazie a pistoni forgiati, iniettori maggiorati e una gestione elettronica che fa soffiare con maggior ferocia i due turbo che sovralimentano il V8. La carrozzeria, imbullonata al telaio a trave centrale, è in fibra di carbonio anziché di vetro, il che rende l’auto al contempo più leggera (1.200 kg a vuoto) e robusta dell’originale. Le prestazioni dichiarate? Circa 4 secondi per “bruciare” lo “0-100”, 282 km/h di velocità massima. Niente male… 

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ANCHE DENTRO RESTA RÉTRO. Anche gli interni trasmettono tutto il fascino della Lotus Esprit degli anni ’70. Rimane la tipica T formata dalla plancia e dall’ampio tunnel che separa i sedili (rivestiti in un raffinato tartan nero, azzurro e bianco e riscaldabili), dove si staglia, a una spanna dal volante a due razze in pelle col mirino a ore 12, il bel pomello in legno del cambio manuale a cinque marce. I materiali utilizzati per i rivestimenti sono di gran pregio: alluminio, Alcantara, morbida pelle. Ma la notizia migliore è forse un’altra, e cioè che gli schermi digitali del cruscotto e del sistema multimediale e tutte le altre moderne “diavolerie” elettroniche, come la telecamera di parcheggio a 360º e la connessione senza fili ad Apple CarPlay, sono integrate in modo da non alterare troppo il sapore vintage dell’abitacolo. Meglio così, anche se, sull’opportunità di “sacrificare” una Esprit per tirare fuori questo gioiellino, a noi di Veloce resta più di qualche dubbio. Voi che ne pensate?

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