
La Volkswagen Touareg esce di scena, ma la sua impronta è indelebile
Volkswagen significa – letteralmente – “macchina del popolo”. Eppure, all’alba degli anni 2000, il marchio nato per motorizzare la Germania provò a spingersi in un settore del marcato fino ad allora inesplorato: quello del lusso. Lo fece con due modelli che avrebbero conosciuti sorti diametralmente opposte: il primo, la Phaeton, una berlinona che faceva concorrenza alla “cugina” Audi A8, alla Mercedes Classe S e alla BMW Serie 7, è stata una meteora (oltre che un disastro finanziario); il secondo, la Touareg, è una suv che è riuscita a lasciare il segno nella categoria e non ha caso ha avuto una lunghissima carriera. E non è casuale nemmeno l’uso del passato prossimo, perché, dopo oltre vent’anni sulla breccia, la 4×4 di Wolfsburg si prepara a una meritata pensione. Con buona pace di chi ne apprezza ancora le doti e l’avrebbe voluta ancora a listino, si capisce.
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TITOLI DI CODA. Per salutare nel migliore dei modi la Volkswagen Touareg, la casa tedesca ha lanciato una Final Edition (foto sopra), che si potrà ordinare fino a marzo 2026. Noi di Veloce, invece, per ricordare questa grande suv di lusso abbiamo pensato di ripercorrere brevemente, anche per immagini, la sua storia.

BUONA LA PRIMA. Lanciata nell’autunno del 2002, la Volkswagen Touareg sfoggiava una serie di innovazioni di prim’ordine, per l’epoca, da un sofisticato sistema elettromeccanico per contenere il rollio alle sospensioni pneumatiche regolabili su sei livelli. Per essere una suv, se la cavava molto bene anche nel fuori strada: poteva “immergersi” in corsi d’acqua profondi fino a 58 centimetri e affrontare una pendenza massima di 45º. E che dire della V10 TDI: all’epoca, con 313 CV, era mossa dal diesel più potente che la Volkswagen avesse mai costruito. Doti che le valsero un certo successo: più di 471.000 unità vendute tra il 2002 e il 2009 sono parecchio, per un’auto che in pochi potevano permettersi.
SEMPRE PIÙ RAFFINATA. Nel 2010 arrivò la seconda generazione: cambiava il look, pur restando elegante, crescevano le dimensioni e il comfort. Meno “fuoristrada” e più suv di lusso, se vogliamo. Debuttò anche la prima ibrida, la 3.0 V6 TSI Hybrid da 380 CV e alla fine, nelle vendite, superò la prima serie, totalizzando 483.000 esemplari.

Da sinistra a destra, la seconda, la terza e la prima generazione della Volkswagen Touareg
NON C’È DUE SENZA TRE. La generazione oggi in vendita, lanciata nel 2018, ha rappresentato un ulteriore passo avanti. Più moderna nelle forme e più leggera, grazie a un largo uso dell’alluminio, la terza Volkswagen Touareg ha portato al debutto la strumentazione interamente digitale e fatto segnare un nuovo record di potenza con la R, un’ibrida ricaricabile da 462 CV.


DAI BOEING ALLA DAKAR. Ma la Volkswagen Touareg non è fatta solo di numeri: è entrata nell’immaginario degli appassionati anche grazie a fatti che sono saliti agli onori della cronaca per la loro “stranezza”. Nel 2006, tanto per fare un esempio, una V10 a gasolio quasi del tutto di serie trascinò un gigantesco aereo di linea: un Boeing 747 di circa 155 tonnellate per più di 150 metri. Tra il 2009 e il 2011, la mostruosa versione da competizione della Touareg ha anche dominato la Dakar, il raid più duro e famoso al mondo. Non è tutto: la suv di lusso tedesca nel 2011 ha percorso la leggendaria Panamericana, attraversando 17 paesi dalla Terra del Fuoco in Argentina fino all’Alaska e sperimentando climi, temperature ed eventi atmosferici di tutti i tipi. Senza fare una spiega, quella turbodiesel a sei cilindri si bevve qualcosa come 22.750 chilometri in poco più di dieci giorni. Non sarà un’Alfa Romeo, ma per auto come la Touareg, come diceva Henri Ford, è giusto togliersi il cappello…

























