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Bugatti

Le sue sono quattro vite, per altrettanti momenti forieri di visione, perfezione e velocità. Con la Royale, Ettore Bugatti colpì al cuore principi e re: sei metri di lunghezza, oltre due tonnellate di peso e un motore di derivazione aeronautica da 12 litri di cilindrata. Un incipit da favola per il marchio italofrancese cui seguirono picchi di assoluto. Poi il nulla fino all’arrivo di Romano Artioli: è alla fine degli anni ’80 che la parabola della Bugatti è pronta a una nuova risalita con la EB110; quattro turbo, telaio di carbonio e forme intramontabili. Poi, quando l'iniziativa di Artioli naufaraga, anche sotto le spinte di chi vedeva nella rinata Bugatti una pericolosa concorrente, il nulla/2, fino all’arrivo di Ferdinand Piëch che fa (fare) il diavolo a quattro perché la sua pupilla, la Veyron, tocchi i 400 all’ora. E dopo Veyron, Chiron e varie serie ancora più speciali, la Bugatti è in una nuova fase dopo essere entrata in una joint venture che vede la presenza di Porsche e il controllo della croata Rimac, specializzata in hypercar elettriche. Cosa succederà adesso? Lo scopriremo solo vivendo.

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