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Lotus

La velocità si ottiene più con la leggerezza che con la potenza pura. Sembra la scoperta dell’ “acqua calda” però nel 1952 è un concetto rivoluzionario che viene applicato alle quattro ruote da Colin Chapman, “educato” dalle sue precedenti esperienze in campo aeronautico. Chiaramente un’idea del genere si sposa benissimo con le competizioni e, infatti, già dopo due anni dalla fondazione, nasce il Team Lotus, che fino al 1994 colleziona 7 campionati mondiali di F1 per costruttori, 6 per piloti e trionfa in 73 GP. Diventando uno dei nomi più blasonati dello sport automobilistico. Tra il 2009 e il 2012 si tenta anche, ma senza troppa convinzione, di riportare il nome Lotus nella massima categoria automobilistica, ma l’iniziativa non ottiene risultati che meritino di essere ricordati. Al punto che il materiale della squadra viene rilevato dalla Renault. Sul fronte della produzione di serie, il primo modello Lotus di rilievo è la Eleven del 1956, ma già l’anno successivo nasce la Seve, minimalista e leggerissima, il cui progetto viene mantenuto ancora in vita oggi da altri costruttori come la Caterham. Il primi successi commerciali, però, vengono dalla Elite del 1957 e dalla Elan del 1962, alla quale, senza farne troppo mistero, si ispirerà la prima Mazda MX-5 del 1989. E, tra gli anni ’70 e ’80, arrivano le Elite, Eclat, Esprit (che “recita” anche come auto di James Bond nel film “La spia che mi amava”) e la Sunbeam Talbot Lotus, che vince il mondiale rally per costruttori nel 1981. Negli anni ’80 la Lotus finisce in una grave crisi (tra l’altro nel 1982 muore il fondatore) causata anche degli effetti della partnership fallimentare con De Lorean per la costruzione della DMC-12 (l’auto auto di “Ritorno al Futuro”). In pratica, tra il 1996 e il 2026, la bandiera Lotus è tenuta in alto quasi esclusivamente dalla Elise e dalla sua derivata col tetto Exige, piccole e leggerissime esattamente come avrebbe voluto Chapman. Nei i vari passaggi di proprietà si avvicenda anche la General Motors, fino ad arrivare nel 2017, quando avviene l’acquisizione da parte della cinese Geely, che detiene anche Volvo. E proprio i cinesi sono alla base della svolta elettrica della Eletre.

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