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McLaren

Da un po’ di anni a questa parte il nome McLaren è finito un po’ in sordina in F1 e vive soprattutto dei fasti passati, abbinati a nomi paradisiaci come Fittipaldi, Hunt, Lauda, Prost e Senna. Mentre nel campo delle auto stradali sta sfornando prodotti che mettono un po’ di apprensione perfino ai “signori” di Maranello. Il nome McLaren si impone già nel 1963 in campo sportivo e, nel tempo, la scuderia fondata in Inghilterra dal pilota neozelandese Bruce McLaren conquista, oltre al resto, 8 campionati mondiali di F1 per costruttori e 12 per piloti, ma anche 3 volte la 500 Miglia di Indianapolis e 5 edizioni della serie americana CanAm. E si aggiudica perfino la 24 Ore di Le Mans del 1995 con la F1, derivata da quella che è la sua prima auto per uso stradale, prodotta tra il 1993 e il 1998, progettata da Gordon Murray e motorizzata con un V12 aspirato di derivazione BMW. Se si eccettuano un paio di esemplari targati della barchetta vincitrice del campionato CanAm del 1967 e la collaborazione con la Mercedes per costruire la SLR tra il 2003 e il 20009, McLaren non si impegna più nella realizzazione di vetture da turismo fino al 2011, quando lancia la MP4-12C, con scocca in carbonio e motore V8 turbo sviluppato dalla inglese Ricardo. La base della 12C, da qui in poi, dà origine a numerosi modelli sempre più raffinati e performanti denominati 540, 570, 600, 650, 720, 765 e GT. Con la P1 del 2013 debutta nel campo della propulsione ibrida e prosegue su questa strada con l’Artura del 2021, che monta un nuovo V6 biturbo e che va direttamente in “rotta di collisione” con la Ferrari 296 GTB.

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