Bentley Flying Spur: mille modi per viziarti meglio…
Per quale ragione un miliardario dovrebbe rinunciare a spaparanzarsi in poltrona e sorseggiare un flut di champagne, dare un giorno di ferie al proprio autista e mettersi lui, per una volta, al volante della sua fiammante limousine? Beh, la Bentley Flying Spur, fresca di un aggiornamento che l’ha cambiata pochissimo dentro e fuori, ma tantissimo sotto il cofano, ne offre più di una…
GRANDE E PESANTE, MA MOSTRUOSAMENTE POTENTE. Diciamoci la verità: non serve essere chissà quale esperto di auto per capire che il concetto di divertimento di guida difficilmente può andare a braccetto con un “macchinone” lungo più di 5,30 metri e che, per giunta, ferma l’ago della bilancia abbondantemente sopra quota 2.600 kg. Una potenza monstre, però, qualche carta in tavola può cambiarla, e in questo la Flying Spur parte con il piede giusto. Anzi, giustissimo: la berlina di gran lusso britannica, infatti, ora può contare sulla bellezza di 782 CV. Che, per la cronaca (e per rimanere in casa Volkswagen), sono addirittura due in più di quelli sprigionati dal glorioso V12 con cui, due anni fa, la Lamborghini Aventador è andata in pensione.
DAL W12 AL V8, FANNO 147 CV IN PIÙ. Nel frattempo, la nuova supercar di Sant’Agata Bolognese è diventata un’ibrida plug-in e la stessa cosa è accaduta alla più potente delle berline con la “B” alata sul cofano. Solo che, a differenza del bolide della casa del toro, la quattro porte più veloce del mondo ha perso quattro pistoni: il vecchio W12 biturbo, che con più di 100.000 unità costruite in vent’anni ha fatto la storia recente del marchio e più di qualcuno già rimpiange per la sua architettura così particolare, va in soffitta per far posto a un più razionale e compatto 4.0 V8 da 600 CV. Sempre con due turbo, ma con, integrato nel cambio robotizzato a doppia frizione con otto rapporti, un motore a corrente che ne mette sul piatto altri 190. Il saldo, rispetto alla vecchia unità con quattro bancate di tre cilindri ciascuna, è + 147 CV.
ALLUNGA MENO, SPRINTA DI PIÙ. Gran bei numeri che si traducono in numeri altrettanto degni di nota. A partire dallo “0-100”, che secondo la casa ora la Flying Spur “brucia” in 3,5 secondi. Per quel che conta, sono tre decimi in meno rispetto al tempo messo a segno dalla W12, che però filava fino alla soglia dei 335 orari (la nuova, limitata elettronicamente, non va oltre i 285). Al di là del cronometro, comunque, la vera libidine è un’altra, ossia l’idea di poter mettere il muso davanti a quello di una Porsche 911 avvolti nello sfarzo e nel comfort di un salotto che trabocca di alluminio, pelli e legni di primissima qualità. Il tutto, peraltro, mentre si viene massaggiati, rinfrescati (o riscaldati, in base ai propri desideri) senza sosta, per ore e ore. Questa specie di “climatizzatore” dedicato ai sedili è lusso da 4.276 euro: bruscolini, per chi può permettersi una Bentley, sopratutto se si pensa che per far rivestire l’abitacolo in una pelle particolarmente pregiata si può facilmente arrivare a spenderne più di 70.000. Semmai, e poi stop ad argomenti così venali, sorprende dover mettere mano al portafoglio per avere, alla “modica” cifra di 7.222 euro, un pacchetto in cui sono compresi il cruise control adattativo e un peraltro brusco sistema di mantenimento in corsia: ci sono auto che costano un decimo con la guida semiautonoma inclusa nel prezzo…
CANYON E CACTUS SULLO SFONDO. Ma ora veniamo al verdetto della strada: siamo pur sempre su Veloce, e parlare di quanto sia chic avere caviale e champagne in fresco nel frigobar lascia il tempo che trova. Nei nostri circa 500 chilometri di guida in Arizona, di strade ne abbiamo percorse diverse, dalla “nottambula” Scottsdale alla decisamente più tranquilla Sedona, celebre patria di tanti film, a cavallo tra gli anni ’50 e ’70, che hanno fatto la storia del Western, da L’Ultima conquista a Johnny Guitar. I limiti di velocità ai limiti… della scelleratezza ci hanno di fatto imposto andature, come dire… mortificanti per un “macchinone” con più di 780 puledri sotto il cofano e una raffinata elettronica di controllo delle sospensioni che permette di “osare” abbastanza tra le curve. Di buono c’è che, andando a 100 all’ora su autostrade più larghe di quelle in cui in Germania si va letteralmente a tavoletta, i canyon rossastri, le foreste di pini e i cactus scorrevano abbastanza lenti da poterne ricavare una cartolina ricordo molto nitida.
NEANCHE LEI È PERFETTA… Detto questo e goduto dei panorami da far west, ovviamente quando le condizioni ce l’hanno consentito qualche accelerata decisa l’abbiamo data. La cosa che stupisce è la ferocia della spinta offerta dal sistema ibrido, la cosa che affascina è il come questa “ferocia” possa coabitare con un comfort e un lusso più unici che rari. Il tutto, tra l’altro, senza apparenti, sgraditi risvolti della medaglia. Certo, con la batteria nel sottofondo il baule è a livello di quello di un’utilitaria, dai finestrini affusolati non si vede molto e i consumi, beh, non sono neanche lontanissimanente vicini agli oltre 100 chilometri con un litro di benzina promessi dalla casa (ovviamente, partendo con la “pila” completamente carica). Ma che importa: stiamo guidando una Bentley!
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