Lamborghini Urus: in fuori strada con 650 cv

La Lamborghini Urus è in produzione da soli tre anni. 36 mesi che sono bastati a renderla la Lamborghini più venduta di sempre con oltre 15mila esemplari all’attivo. Quasi otto volte l’intera produzione della Countach, volendo fare dei paragoni, o il 10 percento in più di tutte le Gallardo prodotte in dieci anni. In un mondo automobilistico ormai dominato da suv e fuoristrada non stupisce, ma tutto ciò non significa certo che – in termini assoluti -, la Lamborghini Urus sia un’auto comune: se la vostra residenza non è in quel di Dubai o Montecarlo, lei è tutt’ora un oggetto raro. In Italia se ne vedono davvero poche e nonostante sia 50 cm più alta di una Aventador una cosa è chiara fin dal primo momento: la Urus è una vera Lamborghini. E non sto parlando tanto di velocità o di soluzioni meccaniche, ma dell’effetto che fa sulle persone: lei passa e tutti si girano a guardarla. Il concetto di poster car sembra essere davvero ancora attuale. Se poi, come nel nostro caso, non abbiamo a che fare con una Urus ‘qualsiasi’, ma con un esemplare della collezione Pearl Capsule le possibilità di passare inosservati sono pressoché nulle. Audaci e originali, le Urus Pearl Capsule utilizzano i colori più iconici della Lamborghini – nel nostro caso il Verde Mantis, in alternativa il Giallo Inti e l’Arancio Borealis – e, all’interno, una combinazione di Alcantara nero e pelle coordinata con la carrozzeria. Una vera e propria vetrina di tutte le infinite possibilità di personalizzazione offerte dal programma Lamborghini Ad Personam. 

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INGEGNERIA TEDESCA, VOCE ITALIANA. Un altro elemento che da sempre contraddistingue ogni Lamborghini è il sound: purtroppo non siamo più negli Anni ’80 e per la Urus non sarebbe stato possibile montare il V12 dell’Aventador, come a suo tempo fece l’LM002 con il motore della Countach. E non è neppure un mistero che una volta aperto il cofano ad aspettarci ci sia un 4.0 V8 di origine tedesca. Ma basta premere il pulsante Start al centro della consolle per spazzare via ogni dubbio: una volta aperte le valvole dello scarico Akropovič, l’otto cilindri ‘ruggisce’ a ogni minimo input dell’acceleratore con una tonalità che ben poco ha a che vedere con le cugine di Inglostadt o di Stoccarda. Dal catalogo progettuale del gruppo, la Urus ha accinto il meglio delle componenti per ottenere prestazioni da capogiro in un suv a dir poco imponente: 511 cm di lunghezza e oltre 2 metri di larghezza. Soluzioni come le quattro ruote sterzanti, le sospensioni pneumatiche a controllo elettronico, le barre anti rollio attive o il differenziale trasversale posteriore che distribuisce con precisione la coppia tra ruota sinistra e destra permettono alla Urus di ‘sconfiggere’ la fisica con prestazioni velocistiche tanto in rettilineo quanto tra le curve, che fino a qualche anno fa sarebbero state impensabili per una suv della sua mole.

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TRA TERRA E FANGO CON 650 CAVALLI. Ma visto che in fin dei conti chi possiede una Urus, molto probabilmente ha almeno una supercar con cui divertirsi ‘sul serio’, mi sono chiesto: è davvero lei la Lamborghini, ma dei fuoristrada? Ovvero: una volta lasciato l’asfalto, la Urus riesce a trasmetterti delle emozioni paragonabili a quelle che le supercar del Toro ti danno su un passo di montagna? E la risposta è che se sull’asfalto le sue prestazioni balistiche la rendono persino troppo competente e poco coinvolgente, guidate la Urus su uno sterrato e scoprirete quanto è divertente avere un’auto da 650 cavalli che può raggiungere i 24 cm di altezza da terra! 

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OBIETTIVO, DIVERTIMENTO. A guardare quei cerchi da 23”, quelle gomme da 325 mm al posteriore o pensare al prezzo di listino verrebbe da dire che solo un folle potrebbe avventurarsi fuori dall’asfalto con una Urus, ma la verità è che proprio qui il cervello teutonico lascia spazio al cuore italiano. Per guidare su sterrato in tutto divertimento c’è una modalità apposta, ‘Sabbia’, dove la trazione integrale della Urus si sbilancia al posteriore. La facilità di guida rimane quella di sempre, ma qui è al servizio del divertimento. Lo stesso si può dire dello sterzo, non dei più comunicativi, ma che vi permette – anche sulla terra – di puntare al prossimo rettilineo con tantissima precisione. In Lamborghini assicurano che anche quando si tratta di percorsi davvero accidentati e molto più intricati, la Urus sa il fatto suo, ma il bello di una Lamborghini rimane sempre lo show. E per dare spettacolo ci vuole spazio per usare tutti i suoi cavalli; un deserto appunto, o per noi che l’abbiamo provata in provincia di Milano, una cava. 

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UN MIX CHE NON HA (ANCORA) RIVALI. Esuberanza, velocità e un design che è davvero riuscito a combinare i tratti tipici di una Lamborghini con una carrozzeria che non avrebbe nulla a che fare con le supercar. A tre anni dal lancio la Lamborghini Urus non è più l’unica hyper-suv con un pedigree ‘di razza’ e tra non molto anche i rivali di Maranello avranno la loro contendente. Ma se volete combinare la comodità di una berlina di rappresentanza alle prestazioni di una super sportiva, il tutto con un look di una supercar a oggi non c’è ancora risposta migliore.

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