
Defender: cinque anni dopo, resta diversa da tutte le altre
Sono già passati cinque anni, anzi a sei a dire il vero, da quando abbiamo visto per la prima volta la nuova Land Rover Defender. E se nel 2019 la reinterpretazione moderna di un’icona del fuoristrada aveva diviso pubblico e appassionati, oggi posso dire che il tempo ha fatto chiarezza: la nuova Defender è riuscita a ritrovare una sua unicità nel panorama delle suv e delle fuoristrada, un qualcosa che in molti – me compreso – davano un po’ per perso al lancio. Rivederla oggi, dopo un restyling leggero ma mirato e soprattutto dopo averla guidata su strada e lontano dall’asfalto, aiuta a capire meglio il senso di questo progetto. Perché la Defender non è mai diventata una suv come le altre, nemmeno quando ha iniziato a frequentare parcheggi cittadini, autostrade e ambienti ben lontani da fango e rocce.

SUV SÌ, MA NON QUALUNQUE. Il punto è proprio questo: la Defender continua a distinguersi. Non tanto per l’immagine – ormai familiare – quanto per il modo in cui riesce a combinare due mondi che altrove faticano a convivere. Da una parte comfort, finiture curate e una dotazione tecnologica da ammiraglia; dall’altra una meccanica e un’elettronica pensate davvero per affrontare terreni difficili, senza compromessi, se non per quella ovvia complessità tecnica dalla quale le auto di oggi non possono più scappare. Ma le sospensioni, le geometrie, le ridotte, i differenziali e i sistemi di gestione della trazione non sono qui a riempire una scheda tecnica: funzionano e si sentono quando l’asfalto finisce. È una differenza sottile, ma decisiva, rispetto a molte grandi suv che si fermano un po’ prima di mettere alla prova davvero le proprie capacità.

PARLIAMO DI RESTYLING. Il Model Year 2026 non stravolge la Land Rover Defender, e forse è un bene. Le modifiche riguardano tutta la gamma – 90, 110 e 130, Octa compresa – e affinano un progetto già maturo. Cambiano i paraurti, anteriori e posteriori, così come alcuni dettagli del cofano e delle prese d’aria laterali. I fari adottano una nuova firma luminosa, mentre i fanali posteriori a filo presentano una finitura più scura che rende il design visivamente più pulito. Arrivano nuovi cerchi da 22 pollici e nuove tinte per la carrozzeria, tra cui Borasco Grey e Woolstone Green. Interventi mirati, insomma, che aggiornano l’immagine senza cambiare quanto di buono fatto dai designer qualche anno fa.

TECNOLOGIA FINALMENTE ALL’ALTEZZA. Le novità più importanti, però, sono dentro. Lo schermo del sistema multimediale cresce fino a 13,1 pollici e la consolle centrale viene ridisegnata per offrire più spazio e una migliore fruibilità. Ma il vero salto in avanti è nella qualità dell’esperienza d’uso: l’interfaccia è più fluida, i comandi rispondono con maggiore prontezza e quei piccoli lag che in passato avevano fatto storcere il naso sono ormai un ricordo. Debutta anche il cruise control adattivo specifico per l’offroad, una soluzione intelligente che consente di impostare il livello di comfort desiderato sui terreni accidentati, lasciando al sistema la gestione della velocità mentre il guidatore si concentra sullo sterzo. Una tecnologia che non semplifica solo la vita ai meno esperti, ma riduce anche l’affaticamento nei passaggi più lunghi e complessi.


MI HA SORPRESO. La prova su strada l’abbiamo affrontata al volante della Defender plug-in hybrid da 300 CV, con il 2.0 turbo benzina quattro cilindri abbinato al motore elettrico. Sulla carta non è il motore che mi verrebbe spontaneo scegliere per un’auto di questo peso e di questa stazza, eppure una volta in movimento è riuscito a sorprendermi. La spinta è più che adeguata, anche a pieno carico, e l’erogazione resta fluida e progressiva. Il quattro cilindri è ben isolato acusticamente e, pur senza emozionare, non risulta mai fastidioso. I consumi sono accettabili anche a batteria scarica nell’uso misto, mentre in autostrada pagano inevitabilmente qualcosa in più rispetto all’equivalente 3.0 turbodiesel, soprattutto alle velocità più sostenute. Non è la motorizzazione ideale per chi macina molti chilometri o traina spesso, ma per un utilizzo quotidiano variegato rappresenta una soluzione più equilibrata di quanto ci si aspetterebbe.

COSTA TANTO? DIPENDE. Il prezzo resta elevato, inutile girarci attorno (qui il listino). Ma guardando alle possibili rivali dirette – suv grandi, premium e realmente capaci fuori dall’asfalto – la Defender non è affatto fuori mercato. Anzi, considerando dotazioni, tecnologia e versatilità, il rapporto tra ciò che offre e quanto chiede è meno sbilanciato di quanto suggeriscano i numeri a listino. Cinque anni dopo il debutto, la Land Rover Defender è un progetto che ha trovato il suo equilibrio. È cambiata, si è evoluta, ma non ha perso il senso della propria esistenza. E in un mondo di suv sempre più simili tra loro, continua a essere una delle poche davvero diverse.






































