Mazda MX-5 NB: brividi a buon mercato
Sono in prima marcia, le ruote posteriori pattinano furiosamente alla ricerca di grip ma senza avere successo. Passo in seconda, il contagiri si fionda nuovamente verso l’alto, il retro si intraversa leggermente e lascia dietro sé lunghe strisce. Tento disperatamente in terza ma nulla da fare, la coppia del motore ha ancora la meglio sulle gomme. Forse non avrei dovuto infilarmi in questo piazzale innevato… Mentre il tachimetro crede di essere in tangenziale riesco a raggiungere il tanto agognato asfalto, qui sono al sicuro, è più probabile che Tesla cominci a produrre sportive V8 piuttosto che 110 cavalli mandino in fumo le gomme. Dopotutto sono al volante di una Mazda MX-5 NB, non di una AMG Black Series.
LA FORZA DELLA LEGGEREZZA. La piccola spider giapponese ha meno Nm di Lance Armstrong o di un avvitatore professionale (no, sul serio) e non è certo nota per la sua abbondanza di cavalli, fortunatamente compensa con un ampissimo ventaglio di pregi, altrimenti non saremmo qui a parlarne. Francamente anche i bonsai del mio vicino sono stufi di sentire certe cose ma ecco una breve panoramica dell’interessata: due posti secchi, spider, trazione posteriore, cambio manuale, peso attorno alla tonnellata, ripartizione 50:50 di quei pochi chili, una dinamica curata e un progetto direttamente ispirato alle MG e Lotus Anni ’60, il tutto – se escludiamo il recente listino – ad un prezzo estremamente valido. Ecco perché dal 1989 il mondo è stato invaso da un milione e duecentomila Mazdine, ed ecco perché vogliamo ricordarvi che il piacere di guida non richiede necessariamente isole, attici e conti correnti a sei zeri.
LA MIA MX-5. A riprova di ciò la sfavillante Mx-5 NBFL in foto è del sottoscritto, e l’ultima volta che ho controllato il mio saldo in banca era più umile del Dalai Lama. Cominciai la ricerca oltre un anno e mezzo fa, bramavo una NA (la prima serie con i teneri fari a scomparsa) o una NBFL (il restyling della seconda serie) ‘messa giù come si deve’, peccato che in giro vedessi solamente annunci meno appetibili di una Pontiac Aztek o quel mezzo affarone all’anno che spariva nell’arco di dodici ore. L’occasione è apparsa verso fine dello scorso anno e stavolta sono stato più rapido e deciso di un latitante al confine, accaparrandomi la bellissima NBFL versione Twins del 2003 che vedete in foto. Hardtop, iscrizione ASI, niente ruggine, kit estetico Mazdaspeed, Enkei RacingHart da 17’’, riverniciata in Velocity Red Mica, meccanica originale, tonneau e ammortizzatori Bilstein, il tutto ad un prezzo che mi ha fatto quasi vergognare… sensazione scomparsa piuttosto in fretta.
UNA VERSIONE PARTICOLARE. Se masticate un po’ del mondo delle MX-5 saprete che la versione Twins usciva in realtà con cerchi da 16’’, carrozzeria blu e interni chiari o viceversa, è il precedente proprietario ad aver scelto di replicare l’aspetto della Mx-5 Mazdaspeed, una delle due sole varianti al mondo (insieme alla SP australiana) prodotte da Mazda con motore turbo anziché aspirato. Sì, è un po’ vistosa, e sì, dei cerchi da 17 pollici gommati 205/45 al posto degli usuali 15’’ complicano un pochino la dinamica di guida ma al momento la trovo stupenda così com’è, ho solamente sostituito il radiatore – crepato, tipico difetto – e cominciato a godermela.
NB E NBFL: UN SUCCESSO. L’NB/NBFL (pur non avendo il fascino della NA e dei suoi ‘pop-up headlights’) è diventata popolarissima grazie ad una guida poco meno appagante, un comfort leggermente superiore all’antenata e prezzi più abbordabili, inoltre è ancor più facile reperirne i ricambi, fatta eccezione per gli hardtop (ormai talmente costosi che a breve verranno utilizzati come nuovo sistema monetario a Lussemburgo).
SUL MONTE BONDONE. Bene, torniamo a quel candido e nevoso piazzale. La località è il Monte Bondone, a nord del lago di Garda e teatro di un veloce nastro d’asfalto ideale se avete tanta potenza… o tanta fiducia in un piccolo 1.6 quattro cilindri. A dispetto della neve – siamo a metà Febbraio in fin dei conti – la giornata pare di fine Primavera, circa venti gradi a Campione del Garda e cielo terso in montagna. Già infilarvi all’interno dell’abitacolo mette di buon umore: la seduta è bassa, avvolgente, relativamente comoda e con tutto ciò che serve a portata di mano, una minuscola leva del cambio, una piccola pedaliera che agevola il punta-tacco e il volante Nardi. Stop. Non troverete schermetti, tablet o lucine a distrarvi, e nemmeno ADAS o freni a mano elettronici: è come paragonare una lussuosa penthouse in centro a Milano ad un rifugio di montagna, sarà pure infinitamente più spartano e meno accessoriato eppure so esattamente dove vorrei passare il mio tempo.
PIACERE DI GUIDA. Il quattro cilindri orientale si avvia brioso e con un sound educato ma non tappato, leggermente roco ai bassi e più acuto e spigliato agli alti. Lungo la Gardesana comincio a farmi un’idea della neoarrivata. La Mazdina si dimostra immediatamente vivace, sguscia tra le curve vista lago sfruttando la poca inerzia e fiondandosi al successivo punto di corda con l’entusiasmo di un Labrador. Il telaio è morbido e prevedibile, lo sterzo piuttosto loquace mentre gli ingredienti della MX-5, apparentemente banali, raggiungono una coesione solo da apprezzare. Tutto è gioioso, tattile, senza arroganti pretese se non la volontà di farvi sorridere. Il cambio resta un gioiellino, uno dei punti di forza assoluti delle MX-5. La leva è un mini totem saldo nel vostro pugno e la corsa è ridicolmente corta, pare quasi quella di una Honda S2000 o una Caterham Seven anche se l’azione è meno sciolta.
TRA SALITE E DISCENSE. Avere dei cerchi da 17’’ al posto dei regolari 15’’ non si sta rivelando una gran tragedia: l’equilibrio generale pare quello classico, semplicemente c’è un filo più di tenuta e il telaio è meno disposto a giocare, come se il passo fosse virtualmente più lungo. Sul bagnato il bilanciamento è più nervosetto ma potete prolungare il sovrasterzo fin dove è concesso dal differenziale aperto. Il compatto 1.6 litri non è un propulsore da fuochi d’artificio, è un motore onesto e volenteroso, poco scattante ai bassi e più frizzante agli alti. La salita verso il Bondone mette alla prova la Mazdina, che si impegna eroicamente su un tracciato perfetto per divertirsi. In una Mazda MX-5 la velocità è come il tempo: va conservata perché potrebbe non tornare più.
SODDISFAZIONE IN VETTA. Gli ultimi tornanti con nevischio lasciano più libertà al retro che soddisfatto e stanco giunge in cima. Non so se ci siano più cumuli di neve o persone, così ci rifugiamo in alcune vecchie caserme e prendiamo un momento per fissare la Mazdina, una macchia rossa in un mondo candido. È davvero carina. Il facelift della NB le dona un’aria più grintosa, e grazie ai lavori dell’ex proprietario la spider sembra più giovane dei suoi anni. I 17’’ non risultano eccessivi e l’hard top le dona un aspetto da coupé.
DISCESA ENTUSIASMANTE. Mangiate le rimanenze di una forneria e conclusi alcuni scatti, ripartiamo. In discesa i 110 cavalli sono meno problematici, la velocità aumenta e i sovrasterzi si presentano solo se staccate scomposti. I freni, anche se non brutali, sono sufficienti. Unico neo, le sospensioni troppo morbide in compressione che causano sfregamenti fastidiosi. Per ora accetto il compromesso in nome dell’estetica, ma ho già provato set di cerchi più piccoli. Nelle settimane successive ho guidato finalmente a capote abbassata lungo la Gardesana: conferma definitiva di un’auto che, nonostante i suoi limiti, fa innamorare.
CONCLUSIONI A CIELO APERTO. La Mazda MX-5 è un’ottima sportivetta in senso assoluto: cambio egregio, dinamica divertente, look riuscito, bialbero simpatico, guida a cielo aperto e trazione posteriore. Ma è nel confronto relativo che brilla: a queste cifre nulla vi farà sorridere tanto. Miata is always the answer? In questo caso potete giurarci.
