
Mercedes SL 65 AMG: quando le dimensioni contavano, eccome
Non sono Sherlock Holmes, ma il signor Riccardo Beck potrebbe essere un italo-tedesco trasferitosi nei pressi di Affalterbach per seguire la propria passione per i motori. Lo ipotizzo perché sto fissando il monumentale V12 biturbo della Mercedes SL 65 AMG e centralmente, proprio sotto la stella a tre punte, c’è una targhetta con inciso questo preciso nome. Come da filosofia AMG ‘one man one engine’ ogni propulsore testimonia la persona che l’ha assemblato, e il signor Beck ha di certo messo insieme un gran bel motore. Non che oggigiorno appaia gracile e sottopotenziato, ma all’epoca il 6 litri V12 biturbo della roadster teutonica doveva sembrare qualcosa di indomabile, esagerato. 612 cavalli (esattamente come la Porsche Carrera GT, aspirata ok, però rende l’idea) e 1250 Nm di coppia limitati a 1.000 per evitare che il cambio esplodesse; nel 2004 era la due posti più potente dell’intero pianeta, tanto per dire. Il grosso dodici cilindri è talmente ingombrante che un giapponese ricaverebbe un intero monolocale da quello spazio, completo di letto matrimoniale, cucina e asciugatrice… solo che un monolocale non avrà mai le prestazioni della SL65 e difficilmente sarà costruito altrettanto bene.
IL MEGLIO. Questa Mercedes SL appartiene ancora ad un’epoca dove la qualità regnava sovrana, vi sono soluzioni meccaniche intelligenti e nate dalla passione, merito di progettisti che dovevano e volevano ottenere il meglio, senza un cappio al collo fatto da budget mirati, economie di risparmio e demotivazione. AMG puntava a realizzare una specie di salotto-proiettile, e con la SL 65 ha centrato l’obiettivo: i suoi 21 quintali si mobilitano da 0 a 100 in 4,2 secondi sbattendo contro il limitatore a 250 km/h, rimuovetelo e la resistenza aerodinamica vi fermerà non prima dei 338 km/h, territorio riservato alle supercar. Perché la spider tedesca avesse un senso anche al di fuori delle Autobahn – il suo regno supremo di caccia – Mercedes ha infarcito di tecnologia la SL dotandola del collaudato ‘ABC’ (Active Body Control), sistema che gestisce elettronicamente le sospensioni monitorandole ogni pochi millisecondi per ridurre il rollio, non indifferente quando pesate quanto un monolite di Stonehenge.

Un ringraziamento speciale alla Mistral Motors di Bussolengo (VR)
DI CLASSE. Oltre a questa magia evocabile tramite un tastino sulla plancia la SL65 monta dischi autoventilanti da 390 millimetri all’anteriore e 360 al posteriore, ASR, ESP e un differenziale autobloccante al 40%, indispensabile per scaricare a terra (o perlomeno tentare) la coppia del biturbo. Chiudo le fauci del bestione di Affalterbach e studio le linee della carrozzeria: ci vogliono cinque o sei minuti di cammino per aggirare il V12 inquadrando l’SL nel suo insieme, e ciò che i miei occhi registrano è davvero apprezzabile. Le forme slanciate della roadster tedesca fondono eleganza ed aggressività grazie a tanti minuziosi dettagli, ciascuno ponderato e pensato per appagare lo sguardo e distinguere la 65 dalle versioni meno potenti e più plebee, un gioco gerarchico quasi dimenticato in un mondo di pacchetti AMG-Line e apparenze.
TANTA SOSTANZA. Guidare una Mercedes SL 65 AMG V12 Biturbo significava avercela fatta, essere in cima alla piramide alimentare sovrastati solamente dai 350 possessori – praticamente semidei – della SL65 AMG Black Series. La candida verniciatura di questo esemplare impreziosisce ulteriormente il profilo della tedesca, un bellissimo contrasto con i cerchi scomponibili da 19’’ antracite. Accomodandosi all’interno le sensazioni non mutano, anzi, mi fanno tornare ancora più nostalgico. Oggigiorno spendete decine di migliaia di euro per crossover e Suv che troppo spesso non restituiscono nemmeno la metà del vostro investimento a livello qualitativo, sulla AMG – e ciò vale anche per le versioni meno altolocate – percepite dove sia finito ogni singolo centesimo. Sedili riscaldati, refrigerati, che vi massaggiano, con Airscarf, sterzo regolabile elettronicamente in qualsiasi posizione desideriate, navigatore, DVD, pelle ovunque, Alcantara, radica, cruise control… non ditemi che non vi basta perché non ci credo, figuratevi 21 anni fa.
OUT OF YOUR COMFORT ZONE. Alcuni particolari sono belli proprio perché qualcuno ci ha ragionato, ha speso del tempo e se ne è uscito con soluzioni apparentemente scontate eppur brillanti, dai pannelli porta con un vano che può ingoiare un’enciclopedia ai fianchetti del sedile che si gonfiano o sgonfiano per abbracciarvi al meglio. L’enorme V12 tra l’altro – a proposito di dettagli poco vistosi e appaganti – si avvia premendo un pulsante sul pomello del cambio, come se doveste sganciare un missile; impossibile non sorridere davanti a una pensata simile. Il proprietario mi dà il permesso, io dò il permesso al mio pollice e dodici cilindri si destano con un timbro cupo e baritonale, non sofisticato quanto un V12 aspirato ma parecchio inquietante. Siamo a Passo del Branchetto, sui Monti Lessini, e nonostante non pretenda una performance eclatante (un percorso simile è cucito per Lotus e Porsche, non grosse spider di lusso) l’AMG riesce a segnare punti.
GUIDIAMO. La posizione di guida innanzitutto è regolabile al millimetro e piuttosto ergonomica, inatteso su una portaerei simile e utile per acclimatarmi data la potenza in gioco. Tengo fin da subito l’ABC inserito visto che dovrò spremere un po’ la SL65 sul dritto e in curva, il che implica accarezzare senza timori l’acceleratore, un pedale che vi apre un varco di stupore. A 1.500 giri il V12 biturbo ha 830 Nm di coppia: sta praticamente dormendo e ha già quasi due volte e mezzo i Nm di una Mitsubishi Lancer Evo X. Portate poco più in su la lancetta del contagiri e sentirete il crescendo delle turbine, un sommesso risucchio che fra i 2.000 e i 4.000 giri sguinzaglia tutti e 1.000 i Nm di coppia; potete dimenticare in che marcia siete, alla tedescona non frega nulla. Affondate il pedale destro in seconda, terza o quarta e il vostro corpo verrà inglobato dal sedile con la medesima spinta: la SL 65 è vergognosamente veloce, e i rettilinei si consumano più in fretta di una miccia. Il problema è che non ve ne rendete conto. La biturbo è così comoda e confortevole da non farmi percepire le velocità – non riportabili – che raggiunge alla più innocua flessione della caviglia, di conseguenza anche le curve compaiono piuttosto a sorpresa. Pinzo i grossi dischi e inserisco il musone in una rapida piega a destra, stresso le sospensioni (il rollio seppur addomesticato resta, inutile negarlo) e mi affido allo sterzo, ancora idraulico e di conseguenza per nulla malvagio. Siete informati del grip restante all’anteriore e nonostante l’indole da mangia-continenti della SL la corona dà una grande mano nell’interpretare quei 21 quintali.
POTENZA BRUTA, MA… L’acceleratore si dosa molto bene in percorrenza e uscita di curva, dopotutto ha una corsa lunghissima come sulle TVR, sempre come ulteriore meccanismo di difesa verso il V12. Oltre a ciò non possono mancare degli angeli custodi elettronici, disattivateli e manderete in fumo le gomme anche solo a starnutire per errore, teneteli e vivrete, anche se un po’ irritati. Il traction control non smette mai di tagliare Nm qua e là: immaginate un genitore che tenti di riordinare i mattoncini Lego lanciati allegramente in giro dal proprio pargoletto, il TC della AMG è così, perennemente indaffarato a non farvi fare troppo casino. Il sottosterzo invece – al netto delle gomme vissute – non è esageratamente marcato, basta sfruttare un telaio piuttosto equilibrato per navigare tra le curve in maniera dignitosa, di certo superiore rispetto alle mie (scettiche, lo ammetto) aspettative.
TRA LE CURVE. Il percorso della Lessinia non favorirà la SL65 ma almeno è un misto veloce, non stretto, estesi rettilinei inframmezzati da tratti di ampie curve dove sfogare l’indole più sportiva del salotto firmato AMG. C’è un qualcosa di sottilmente perverso nel far sì che una super GT si comporti come una Caterham, sfortuna vuole che i freni abbiano qualcosa da ridire. Mentre il V12 biturbo resta infinito nella sua erogazione i freni, dopo un quarto d’ora innegabilmente intenso, mi segnalano di essere stufi e di volersi rilassare un attimo. Il mordente c’è e in frenata il pedale è corposo, ma il fading prima o poi – più prima che poi – arriva. Seleziono la quinta con il paddle destro e lascio sonnecchiare il motore a poco più di 1.000 giri, regime in cui produce comunque oltre 600 Nm. Il cambio è un cinque marce con convertitore di coppia istruito sul lavorare in maniera morbida, non fulminea, e per quanto sia stato affinato per la AMG dovrete portare pazienza.
NON SOLO DA AUTOSTRADA. Volevamo mettere alla prova la portentosa biturbo su un percorso che non le è congeniale, troppo facile piazzarla a 280 fissi in Autobahn per sfanalare a BMW M e Audi RS, era necessario scavare più a fondo. L’SL 65 non è una ballerina di pole dance, più un lanciatore del peso, ma in Lessinia ha tenuto duro cavandosela anche in condizioni fuori dall’ordinario. I suoi assi restano altri, in primis quel colossale V12 e la spinta pari a un’incessante marea, oltre alla già decantata qualità che testimonia una precisione e una dedizione tutt’altro che fredde. Eppure, nel caso doveste incappare in qualcosa di un po’ più angolato di un rettilineo… adesso sapete che qualche soddisfazione potrete togliervela.
Onore al V12! Ma la linea non la digerivo allora e mi pare che sia invecchiata male. Quelle luci… mah!