
Mini JCW Cabrio: più stilosa o grintosa?
C’erano una volta le piccole cabrio. Dalla Talbot Samba alla Fiat Punto, dalla Peugeot 205 alla Volkswagen Golf. Derivate dalle hatchback di segmento B e C, leggere e gradevoli da guidare anche senza un motore da GTI sotto il cofano. Poi la razionalizzazione delle gamme (finalizzata a investire più risorse sull’elettrico…) ce le ha portate via e, di fatto, è rimasta solo la Mini a presidiare e rappresentare il segmento di mercato. Accanto alle decapottabili Cooper C da 163 CV (da 32.900 euro) e Cooper S da 204 CV (da 35.900 euro), tutte mosse da un 4 cilindri Twin Turbo da 1998 cc di cilindrata, la Casa anglo-tedesca conferma al vertice dell’offerta il modello più pepato, la John Cooper Works Cabrio da 231 CV e 380 Nm di coppia massima (da 44.200 euro), anch’essa mossa dal due litri turbobenzina twin scroll ma con 27 ulteriori cavalli da mettere alla frusta per una potenza specifica di poco superiore ai 115 CV/litro in purezza, perché la Cabrio, come del resto le Mini hatchback a 3 e 5 porte, non prevede alcun supporto elettrico a differenza delle Countryman C, D e S.

DETTAGLI CHE FANNO LA DIFFERENZA. Al di là della cavalleria supplementare, la JCW sposta l’asticella verso l’alto anche dal punto di vista delle finiture e della configurazione estetica, anche se va comunque segnalato che molte delle personalizzazioni che vedete sull’auto provata sono disponibili solo come optional, a partire dal motivo della Union Jack che movimenta il tessuto del tetto in tela. Di serie comunque ci sono le pinze dei freni verniciate in Chili Red (un rosso particolarmente luminoso) che rimarcano la presenza di un impianto frenante specifico, i sedili anatomici in pelle sintetica nera e il volante sportivo con il punto zero evidenziato e la razza inferiore in tessuto (come del resto la superficie della plancia), entrambi riscaldabili, le ruote in lega da 17 pollici con pneumatici di serie da 215/45 R17 (quelle da 18” con gomme 215/40 R18 sono opzionali) il navigatore satellitare, l’impianto Hi-Fi Harman Kardon, l’Head-Up Display e le levette al volante per gestire in modalità manuale-sequenziale il cambio a doppia frizione e 7 marce (ne ha invece 8 quello della Countryman JCW da 300 CV e trazione integrale). Di serie sono anche le Mini Experience Modes che cambiano lo sfondo del quadro strumenti digitale in base alla modalità di guida selezionata. Tra queste, la Go-Kart è uell che meglio traduce sulla strada le caratteristiche e le qualità della Mini Cabrio più potente, esaltandone l’agilità.

FRONTALE E CODA SPECIFICI. Forma e funzione si uniscono allorché lo sguardo si posa sul terminale di scarico centrale e di grande diametro che domina il posteriore della JCW, dove sembra sgusciare fuori dal diffusore, modellato in chiave aerodinamica e come elemento estetico caratterizzante. Le altre differenze estetiche sono concentrate nella grande griglia anteriore ottagonale in nero lucido con ampie prese d’aria per un efficiente raffreddamento del motore e nel logo JCW che dominano la vista frontale.

UN SOUND INCONFONDIBILE ALLA PARTENZA. All’avviamento, quale che sia la modalità di guida impostata, la John Cooper Works si fa sentire con un bel rombo secco, che dà senso soprattutto agli 8300 euro che avete dovuto sborsare in più rispetto alla versione Classic della Cooper S da 204 CV. Con soli 45 kg in più, ampiamente compensati dai 27 CV supplementari, la JCW mette a terra un’accentuata agilità nel misto e doti di allungo superiori grazie a una spinta ben più vigorosa dai bassi regimi sottolineata dagli 80 Nm in più rispetto alla Cooper S (380 contro 300 Nm) che si traducono in una sensazione di maggior dinamismo decisamente più marcata rispetto ai freddi numeri che parlano di uno 0-100 km/h coperto in 6,4 secondi (contro i 6,9 della Cooper S) e di una velocità di punta di 245 km/h (8 in più della Cooper S che si ferma a 237). Da rilevare però un calo della spinta piuttosto evidente oltre i 4000 giri/minuto, limite intrinseco dei turbo che si ritrova anche sulla JCW. I 1425 kg a vuoto dell’attuale JCW Cabrio (95 in più della hatchback con uguale motorizzazione) non sono pochi, specie se li si confrontano ai poco più di 700 kg della Mini Cooper 1300 da 70 CV prodotta anche dalla Innocenti negli Anni ’70, ma quasi scompaiono quando il pedale dell’acceleratore viene premuto in modalità “pedal to the metal”.

ASSETTO E FRENI ALLINEATI ALLA POTENZA SUPERIORE. Certo, in fase di inserimento in curva la massa si fa sentire, ma lo sterzo preciso e progressivo, duro quanto serve ma forse fin troppo demoltiplicato rispetto alle ambizioni sportive del modello, permette di trovare millimetricamente la traiettoria desiderata e conservarla fino all’uscita, mentre l’azione sui paddle del cambio consente di anticipare il passaggio a una marcia superiore o di scalare rispetto a quanto avrebbe deciso l’elettronica. Assettata in modo impeccabile (McPherson davanti, multilink a 3 leve e mezzo dietro, con ESP totalmente disinseribile dallo schermo centrale, non c’è un tasto fisico) con un sottosterzo derivante soprattutto dalla ripartizione delle masse che vede 2 terzi del peso sull’avantreno, la JCW non tradisce scompensi in tema di stabilità nei passaggi tiro-rilascio più repentini in curva e nei cambi di direzione più bruschi, con reazioni controllabili agevolmente anche a ESP disinserito. Consistente anche la frenata, con i quattro dischi che mordono come si deve per rallentare e all’occorrenza arrestare la corsa della John Cooper Works Cabrio senza mostrare alcun segno di affaticamento neppure dopo una discesa vertiginosa.

DIVERTENTE E PRATICA (PER ESSERE UNA CABRIO). Sul piano della praticità va segnalata l’utilità del frangivento, mentre l’aver concentrato sul grande monitor centrale in vetro quasi tutti i comandi, tra cui quelli della climatizzazione (compresi volante e sedili riscaldabili), non ci sembra aver generato criticità a livello di facilità di azionamento, fermo restando che, una volta ottenuto l’accesso alla Mini App si possono gestire gran parte delle funzioni, soprattutto navigazione (con memrizzazione delle destinazioni precedenti) ed entertainment, mediante i comandi vocali. Al di là dell’omologazione per 4 adulti la Mini Cabrio e la JCW in particolare è godibile soprattutto da soli o in coppia, visto che l’abitabilità posteriore è limitata anche in larghezza e la capacità del bagagliaio minima anche abbattendo gli schienali dietro. Apprezzabile l’isolamento termico: la prova si è svolta in gran parte con temperature inferiori allo 0°C ma non abbiamo rilevato alcuna infiltrazione d’aria dalla capote, con volante e sedii riscaldabile che permettono alle estremità del corpo di raggiungere subito dopo l’avviamento un gradevole tepore, condizione tale da rendere l’auto utilizzabile davvero in tutte le stagioni e a tutte le latitudini.

CAPOTE DOUBLE-FACE: ARRETRA E SI ABBASSA. Interessante però la possibilità di utilizzare l’auto anche come una berlinetta con tettuccio apribile, visto che la capote in tela può arretrare di 40 cm per lasciar filtrare luce e aria, mentre l’apertura completa richiede 18 secondi e può avvenire con l’auto in movimento, a non più di 30 km/h. Un gadget e nulla più il divertente Always Open Timer, funzione grazie alla quale il display OLED nel cruscotto indica il tempo trascorso con la capote aperta.Quanto alla disponibilità degli ADAS, tornano senz’altro utili nella guida in condizioni di traffico molto intenso e quando si è stanchi, come nel caso del cruise control adattivo. In fondo la JCW Cabrio, in modalità Green, sa essere anche riposante (tranne per la risposta delle sospensioni sugli ostacoli brevi) e risparmiosa: percorrere 16-17 km/litro su strade extraurbane a velocità Codice non è impossibile.


































