Portfolio Lamborghini/6: al volante della Diablo

UN VERO MOSTRO SACRO. Il nostro “portfolio” dedicato alle Lamborghini V12 si conclude al volante della Diablo, ovvero una delle regine degli anni ’90. Quando uscì, nel 1990, la Lamborghini Diablo era l’unica supercar che poteva permettersi di rivaleggiare direttamente con un mostro sacro come la Ferrari F40. L’unica così iconica che per riconoscerla non serve nemmeno citare la factory di Sant’Agata Bolognese. La Diablo è una e una soltanto ed è anche l’ultima Lamborghini progettata prima dell’acquisto da parte di Audi, perfezionato nel 1998.

Lamborghini DiabloDESIGN ESTREMO. Il nome Diablo è quello di un toro allevato dal Duca di Veragua nel XIX secolo, che l’11 luglio 1869 a Madrid uccise in un epico combattimento il celebre torero José De Lara, detto El Chicorro. Continuando con i cenni storici, in Lamborghini iniziano a pensare all’erede della Countach già nel 1985. La Casa emiliana in quegli anni era di proprietà della Chrysler e i dirigenti americani non capirono le prime proposte di stile di Marcello Gandini che dovette definire un design più digeribile per gli yankee.

Lamborghini DiabloUNA COUNTACH EVOLUTA.  A livello tecnico, invece, la Diablo è un’evoluzione della Countach. Il motore è centrale posteriore, con il cambio longitudinale rivolto verso l’abitacolo per accentrare le masse e migliorare il bilanciamento. La carrozzeria è un mix di materiali: acciaio per il tetto, alluminio per le portiere, per i passaruota anteriori e per i brancardi posteriori, fibra di carbonio e resine per gli spoiler anteriore-posteriore, per i cofani e per i fascioni sottoporta. Anche l’alettone posteriore, disponibile a richiesta, era in fibra di carbonio.

VECCHIA SCUOLA. A tal proposito vale la pena di ricordare che a fine anni ’80 le monoscocche in fibra di carbonio iniziavano a vedersi in F1, ma sarebbero arrivate sulle auto di serie solo a metà degli anni ’90. Così la Diablo è ancora una supercar vecchia scuola e ovviamente non ha nessun tipo di aiuto elettronico alla guida, nemmeno l’ABS. Il cambio è rigorosamente manuale a 5 rapporti e bisogna usarlo con perizia se si vuole scattare in tempi brevissimi.

Lamborghini DiabloVA FORTE, MOLTO FORTE. La velocità massima era, sulla prima versione, di 325 km/h e per raggiungerla il 5.7 V12 scalciava tutti i suoi 492 CV a 6800 giri. Mentre per passare da 0 a 100 all’ora servivano 4,1 secondi. L’abitacolo rifuggiva il lusso: la dotazione di serie prevedeva solo la radio-mangianastri (il lettore CD era opzionale), finestrini a manovella e sedili manuali. Era a richiesta anche il condizionatore. Un’auto estrema, insomma, che nella sua categoria ebbe un successo clamoroso: 2903 unità prodotte tra il 1990 e il 2001.

Lamborghini DiabloFINO A QUOTA 6000. Nei suoi undici anni di vita la Lamborghini Diablo si è evoluta in diverse versioni e allestimenti, tra cui quella che abbiamo provato, ovvero la 6.0 VT SE, l’ultima uscita dalla catena di montaggio. In questo caso il V12 ha una cilindrata di 6 litri e 575 CV, che si traducono in 338 km/h e 3″7 per lo 0-100.

Lamborghini DiabloCI VUOLE IL “MANICO”. Per lei vale esattamente lo stesso discorso fatto per la Countach, perché, come quest’ultima, è “maschia” e sprovvista di elettronica, però è ancora più potente, veloce e pesante. Il suggerimento è sempre quello di darle del “voi” e finché c’è aderenza a disposizione è tutto molto suggestivo e divertente. Il discorso cambia drasticamente quando una o più gomme iniziano a scivolare. E allora lì serve tanto manico, ma sarebbe meglio avere anche… molto spazio.

 

 

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