Sulla pista del Goodwood Revival con l’Alfa Romeo

Sulla pista del Goodwood Revival con l’Alfa Romeo

Poco meno di due mesi fa, in occasione del Goodwood Festival of Speed, abbiamo avuto modo di guidare un bel paio di sportive sulla pista dove in questo fine settimana si terrà/correrà il Goodwood Revival. Ecco le auto che abbiamo avuto per le mani: le prepotenti Quadrifoglio dell’Alfa Romeo, modelli che vi ri-raccontiamo in questo pezzo utile a scoprire la pista dove sfrecceranno le belle d’antan in questo fine settimana.

VISITA GUIDATA ALLA PISTA. Guardando sulla cartina il noto circuito nel West Sussex, ex base militare dell’aeronautica di Sua Maestà, inaugurata nel 1948 e diventata famosa grazie al Duca dei Petrolhead, sembra sostanzialmente un ovale mal riuscito. Visto che si tratta di una lingua di asfalto di quasi quattro chilometri di lunghezza con sei curve in mezzo di cui cinque a destra. La sensazione di correre su una pista quasi americana viene confermata alla prima curva, il Madgwick Corner, una destra ampia che sa vagamente di parabolica. Partendo da fermi con la Stelvio si arriva in fondo in quinta piena, col V6 biturbo che avrebbe una gran voglia della sesta proprio quando invece urge la staccata. Ma l’impressione dell’ovale svanisce presto e cioè alla variante di St. Mary’s, proprio alla fine di un avvallamento che aggiunge ulteriore carico sull’anteriore, come se non bastasse già quello della frenata. È soprattutto in questo punto che si apprezza la trazione integrale, che aiuta a scaricare più cavalli possibili in quell’uscita che è talmente bella che vorresti non finisse mai. E che invece si spegne in una curva che sa di piega motociclistica: il Lavant Corner che immette a sua volta nel Lavant Straight, una specie di rettifilo che la Stelvio divora, forte di quel suo 0-100 all’ora in 3”8. E quindi giù tutto finché non vedi la Super Shell: è lì che capisci che è il momento di calare un altro asso altrettanto vincente, quello dei superdotati freni Brembo (che davanti hanno un diametro di 390mm). La successiva chicane ti annuncia che si è quasi pronti per tagliare il traguardo.

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E ADESSO SI PARTE. Una volta che hai capito la pista, nel giro lanciato si comincia a prendere confidenza anche con l’auto. La massa importante, che apparentemente potrebbe sembrare un limite, in realtà trasferisce un carico maggiore sulle ruote in appoggio che, trattandosi di un’integrale, trovano sempre un modo per scaricare i cavalli. Lo sterzo è preciso e quelle ruote motrici lì davanti non lo appesantiscono, lo rendono semmai ovattato, in qualche modo elegante, ma mai muto. Le palette del cambio dietro al volante sono vere e proprie frecce al tuo arco: da scoccare a piacimento. L’allungo del motore non manca mai, i turbo fanno il loro dovere garantendo un tiro costante, mentre la posizione di guida non certo rasoterra ti ricorda ancora una volta che l’abito non fa il monaco. Sembrerà anche una suv, ma va (quasi) come una supercar… Bene. Dopo qualche giro con lo Stelvio le traiettorie ormai sono gommate. E non resta che salire sulla Giulia per vedere se il lavoro è stato fatto a dovere.

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POI TOCCA ALLA TRE VOLUMI. Nel pronti via la berlina ti fa capire immediatamente che è molto più magra (sono quasi 300 chili in meno). Avere la trazione dietro, poi, modifica ovviamente la sensazione di guida, alleggerendo il volante. In mano ci si ritrova un bisturi affilatissimo e molto preciso, capace di vivisezionare traiettorie e raccordi. Se dal dietro il volante della Stelvio la pista sembra un bel film da guardare spaparanzato in poltrona, sulla Giulia pare di essere su un simulatore professionale. Il telaio trasferisce sempre tutto in tempo reale: alleggerimenti, trasferimenti di carico, indecisioni del pilota (come ogni sportiva che si rispetti ti fa sempre capire quando sbagli). Mentre la Stelvio gomma la strada, la Giulia la scortica. Sarà per questo che dal suv si scende sempre dicendo “Come sono andato forte”, mentre alla fine dei giri sulla berlina ti resta un chiodo fisso: “mi sa che potevo andare di più”. Dopo il giro di raffreddamento rientriamo ai box, la missione è compiuta. Dopo l’esperienza che vi abbiamo riportato abbiamo incontrato il Duca di Richmond in persona, col suo cappotto di cammello e un sorriso da rockstar, nonostante la nostra invasione di campo. “Fa sempre piacere veder girare le Alfa Romeo a Goodwood…”. E se lo dice lui, che abbiano inizio le danze. Ops, le corse.

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