Sicuri di sapere tutto sull’Alfa Romeo 33?

Siete alfisti “sfegatati”? Ecco per voi una domanda da un milione di euro: sapevate dell’esistenza di un’Alfa Romeo 33 cabriolet? E che dell’ultima, gloriosa erede dell’Alfasud la casa milanese aveva messo in cantiere anche una versione ibrida e una con carrozzeria fuoristrada che probabilmente avrebbe “infastidito” le sfiziose 4×4 giapponesi che hanno fatto impazzire gli italiani negli Anni ’80? Di queste e tante altre curiosità, accompagnate da centinaia di immagini a colori e in bianco e nero (molte inedite), si nutrono le 102 pagine della monografia fresca di stampa Alfa Romeo 33 (Giorgio Nada Editore, pp. 120, 32 euro).

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È STATA UN GRANDE SUCCESSO. Scritto a quattro mani da due grandi esperti della casa del Bisicone (nella stesura dell’opera il curatore del Museo Storico Alfa Romeo, Lorenzo Ardizio, ha lavorato a contatto di gomito con l’alfista di lunga data Leonardo Olivari, per il quale l’Alfasud e la 33 hanno davvero ben pochi segreti…), il libro ripercorre l’intera carriera dell’Alfa 33. Quarantenne tra qualche mese (fu svelata nel maggio 1983), l’erede dell’Alfasud è rimasta sulla breccia dal 1983 al 1995 – quand’ormai l’azienda era uscita dal calderone delle partecipazioni statali per entrare nell’orbita del gruppo Fiat -, mettendo in fila quasi un milione di esemplari. Un successo corposo, superato solo da quello dell’auto di cui aveva raccolto il testimone.

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DOVEVA FAR MEGLIO DELL’ALFASUD. Dell’Alfa 33, per la quale l’azienda, decisa a lasciarsi una volta per tutte alle spalle i problemi di qualità (soprattutto la ruggine) che avevano afflitto l’Alfasud, investì la bellezza di 154 miliardi delle vecchie lire. Un’iniezione di denaro monstre che permise di ridisegnare le linee di Pomigliano d’Arco con nuovi robot, moderni sistemi di prototipazione e anche una miglior organizzazione del lavoro. Un problema, quello della gestione delle maestranze, sorto nel decennio precedente ed esacerbatosi all’alba degli Anni ’80 con contrasti sempre più aspri tra l’azienda, i sindacati e gli operai. I cui “microscioperi”, specialmente a Pomigliano, avevano ricadute negative sulla qualità del prodotto finale.

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UN MOTORE LEGGENDARIO. Gettato un potente fascio di luce sul complicato contesto in cui l’Alfa 33 ha visto la luce, gli autori accompagnano il lettore tra le pieghe della sua meccanica. Spaccati tecnici e descrizioni che non lasciano nulla al caso raccontano di una brillantezza di guida che gli alfisti non hanno mai dimenticato, accompagnata dalle note rombanti di un motore che merita lo status di vera opera d’arte. Non è una leggenda che col suo piccolo quattro cilindri boxer la 33 riuscisse a sbarazzarsi di vetture ben più potenti e costose. Merito di un’esuberanza genetica (retaggio dell’Alfasud) e di una progressione da centometrista.

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IL MITO ALFA, ALLA PORTATA DI MOLTI. Come accennato sopra, l’opera non tralascia nulla. Per esempio, gli amanti del fai-da-te e chi in garage ha un’Alfa 33 bisognosa di cure troveranno molto utili i consigli contenuti nella bella guida al restauro alla fine del volume. Ampia, infine, pure la rassegna dedicata alle serie speciali del modello, che nel corso degli anni ne hanno ampliato l’offerta, aiutando a spingere le vendite sia in Italia sia nei principali mercati europei. Un alettone, una vernice fuori catalogo, un cerchio con una finitura inedita: piccoli dettagli che contribuivano a rendere unica un’auto che oggi rappresenta una sintesi perfetta del marchio che con orgoglio porta sul cofano. In ricordo di tempi in cui, per respirare il mito del Biscione, bastava qualche spicciolo in più rispetto al prezzo di una normale utilitaria…

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