Gilles Villeneuve, l’uomo, il pilota e la sua leggenda
Se fosse stato un classico latino si sarebbe intitolato ‘Dell’amicizia’. Perché una buona parte della storia di Gilles Villeneuve pilota Ferrari di Formula 1 è legata ai suoi migliori sentimenti, corrisposti e condivisi con Jody Scheckter, e traditi da Didier Pironi che, con il ‘sorpasso proibito’ ai danni del ‘Canadese volante’, mandò definitivamente in crisi il pilota del Quebec fino all’incidente mortale di Zolder di un paio di settimane dopo, l’8 maggio 1982, alla fine delle qualifiche di un disgraziato Gran Premio del Belgio. Ed è anche il sentimento, tra affetto e amore, che provò per Gilles Enzo Ferrari, che vedeva nel pilota nordamericano un Nuvolari moderno, al quale ha perdonato praticamente tutto, tutte le scocche fracassate soprattutto all’inizio della carriera di Villeneuve a Maranello.
LA STORIA. In ‘Gilles Villeneuve, l’uomo, il pilota e la sua leggenda‘ Luca Dal Monte e Umberto Zapelloni tracciano, per Baldini+Castoldi, il percorso del campione canadese, dal suo debutto in Formula 1 sulla McLaren numero 40 al Gran Premio di Gran Bretagna del 1977, all’immediato innamoramento (professionale) per lui del Drake che aveva già deciso di pensionare Niki Lauda a fine stagione, nonostante il titolo mondiale in arrivo, il secondo per il pilota austriaco. Il cuore del volume è dedicato alla stagione 1979, quella che vede Jody Scheckter imporsi nel Campionato del Mondo Piloti e la Ferrari in quello Costruttori grazie ai punti determinanti di Gilles Villeneuve, più spettacolare ma meno efficace del sudafricano, al quale il canadese è legato da inizio stagione da un rapporto di collaborazione che sconfina subito nell’amicizia e che lo fa mettere al suo servizio per la conquista del titolo iridato conduttori quando è chiaro che, prima guida o no, è Scheckter l’autentico candidato al successo finale, mentre la Ligier-Ford di Jacques Laffite è, fino al Gran Premio d’Italia a Monza, l’unica reale insidia, un’insidia che non permette però ai due ferraristi di lottare tra loro. Gilles è autentico nel sostenere il più esperto compagno di squadra al punto tale da ricevere la promessa che sarà poi quest’ultimo a mettersi al suo servizio l’anno seguente, salvo poi verificare sul campo che la 312 T5 del 1980 sarà la peggiore monoposto Ferrari della storia, quella al volante della quale lo stesso Scheckter, avviato al ritiro dalla Formula 1, mancherà la qualificazione nell’ultimo GP dell’anno, ed entrambi i piloti soffriranno l’onta della partenza in ultima fila, quando erano 26 le monoposto ammesse al via.
L’UOMO. Nel libro c’è spazio anche per la vita personale di Gilles, dalla sua abitudine di andare ai GP con il suo motorhome con la moglie Joanna e i figli Jacques (poi Campione del Mondo di Formula 1 nel 1997, ma su una Williams e contro la Ferrari di Schumacher) e Melanie, della sua spericolatezza con qualsiasi mezzo di trasporto (Ferrari 308 GTS aziendale, elicottero, offshore Tullio Abbate), del quasi divorzio con Joanna, del sogno di un Team Villeneuve fattogli balenare da personaggi senza scrupoli nel sottobosco della Formula 1. E c’è una dozzina di pagine, quelle finali, in cui Jacques (junior, Gilles aveva un fratello maggiore anch’egli battezzato Jacques, che non riusci mai a qualificarsi a un GP nei tre tentativi compiuti) ricorda il padre e il fastidio con cui i media lo accostavano a lui. Lui, Jacques, capace di finalizzare il disegno del destino: che un Villeneuve figurasse nell’albo d’oro del Campionato del Mondo di Formula 1.
Luca Dal Monte e Umberto Zapelloni
Baldini+Castoldi Editore Milano
Prezzo: 22 euro