Il Drago e la sua vita di traverso raccontata qui

“Al di là della guida, della tecnica, tutti elementi essenziali per ottenere dei risultati significativi, pensavo comunque che fosse altresì importante, per ottenere dei buoni risultati, conoscere tutti i particolari che di primo acchito sembravano più argomenti legati a quelle curiosità che vanno molto di moda in questi tempi: il gossip. Ero curioso di conoscere tutto sulle abitudini dei miei avversari, ma per altri motivi. Sapere cosa mangiavano, che tempi di recupero avevano, se dormivano molto, e anche il tipo di carattere tutti elementi che potevano rivelarsi molto importanti ai fini di un risultato positivo.

Avevo individuato, per esempio, che un avversario dal carattere molto allegro e spassoso quando era in compagnia, in gara aveva difficoltà a mantenere per lungo tempo la necessaria concentrazione. Così come uno che mangiava in maniera disordinata finiva per avere dei cali di tensione e soffriva di stanchezza improvvisa. Questi li ritenevo punti di forza molto importanti […].

La stessa attenzione la dedicavo a studiare le caratteristiche delle vetture rivali. In questo modo potevo individuare quali fossero i punti del percorso dove erano maggiormente in difficoltà e cercare di affondare lì la stoccata. I punti ideali a mio favore erano quelli più difficili e pericolosi non perché fossi incosciente e spericolato, ma perché riuscivo comunque ad andare al limite, restando entro i margini di sicurezza […].

Un’altra mia caratteristica era quella di attaccare al massimo fin dalla prima prova, così prendevo tutti di sorpresa e mi portavo subito davanti. Con questo modo di affrontare la corsa ho sovvertito le tattiche usate fino a quel momento, Quando sono arrivato nel mondo dei rally, la consuetudine voleva che si corresse una buona parte di gara di conserva, per risparmiare la macchina. Ad un certo punto della mia carriera, ho fatto esattamente il contrario […].

Per poter mettere in atto questa strategia, bisognava però essere in possesso di una grande sensibilità e capacità di adattamento istantaneo. La difficoltà principale era quella di raggiungere la giusta ‘carburazione’ fin dal pronti-via. Era in quei pochi chilometri iniziali che la padronanza del mezzo e la massima concentrazione facevano la differenza. Certo, guidare sempre davanti aumentava lo stress, ma ne valeva la pena. A me piaceva vincere stando in testa dall’inizio alla fine: in questo modo mi sentivo appagato perché non potevano esserci dubbi su chi era stato il migliore […].

Ovviamente anch’io avevo dei punti deboli, solo che cercavo di mascherarli il più possibile. questo il mio carattere introverso mi facilitava molto, perché parlando poco mascheravo i miei punti deboli agli avversari. Non voglio certo lodarmi nel dire questo, lo so che il mio carattere non era il massimo […].

L’altro mio tallone d’Achille era rappresentato dal rapporto che usate fino ‘affettivo’ che instauravo con le mie macchine. Avevo un rispetto ossessivo nei confronti di quelle opere d’arte […].

lo parlavo con loro, in un dialogo muto ma non meno intenso, ed è per questo che appena mi avvertivano con qualche rumorino sospetto mi allarmavo subito. Diventava un’ossessione che mi faceva persino perdere la concentrazione. Per questi motivi e nel limite del possibile dovevo fare di tutto per non venirmi a trovare in quelle critiche situazioni. Faceva parte del mio carattere. Perché cercavo di non arrabbiarmi mai? Perché per ritornare normale dovevo fare uno sforzo e comunque la metamorfosi non era immediata […]”.

Sandro Munari Sergio Remondino
Giorgio Nada Editore
Prezzo: 44 euro

CONDIVIDI SU

Lascia un commento

INCENTIVE
VIDEO
ALTRI VIDEO