Miki Biasion – Storia inedita di un grande campione

“C***o, abbiamo forato” Eravamo al rally di Sanremo, prova speciale di Ulignano, un toboga di saliscendi sterrati in Toscana, ad un tiro di schioppo da San Gimignano. Alla fine mancavano oltre undici chilometri, chissà quanto tempo avrei perso. Non secondi, minuti, pensavo. Mi stavo giocando tanto, tutto, l’intera stagione. Attimi in cui vedevo crollare il mondo e dovevo cercare di restare freddo per rimediare. Le competizioni sono come la vita. Spesso sei costretto a reagire, a prendere delle decisioni in pochi attimi per non affondare. Ero in corsa per il secondo titolo mondiale. Avrei firmato un clamoroso bis, se in quella gara, fossi arrivato tra i primi tre. Con una macchina completamente nuova, motore a 16 valvole, anticipazione del modello che avrebbe gareggiato nel 1990. In livrea rossa, bellissima. In quel preciso momento mi trovavo in testa da nemmeno un’ora […].

I meccanici si erano stretti attorno alla macchina. Avevano scoperto che la causa di quanto successo era dovuta ad un cerchio difettoso. La gomma era fuoriuscita dal canale determinando il patatrac. Dalla prima posizione ero precipitato in quinta con un distacco di 2’26” da un Fiorio in grande forma. All’assistenza, per precauzione, mi avevano sostituito il turbo. Dovevo ricominciare dall’inizio, senza lasciarmi travolgere dalla frenesia e dall’inquietudine. Prima della fine della prima tappa di Arezzo riuscivo a “limare” qualcosa e avevo chiuso al quarto posto con un ritardo di 2’06” su Alex. Davanti Sainz, secondo, staccato di 18″ dalla vetta, mentre Kkk a 34″. Chi stava peggio ero io. Troppo distacco per pensare ad un riaggancio. Dovevo preservare la macchina in vista dell’ultima tappa, tutta su asfalto […].

Prima di arrivare nella città dei fiori gli organizzatori avevano previsto una superspeciale nei dintorni di Genova. Corta, cortissima, un’esibizione davanti ad un pubblico numeroso e niente più. Sull’asfalto facevo la mia “sporca” figura strappando tre secondi a Carlos e uno a Fiorio. Era l’inizio di una cavalcata esaltante. Centocinquanta chilometri di prove speciali su stradine asfaltate dell’entroterra ligure, questo il teatro della sfida dell’ultima notte. Subito dopo nel parco chiuso, mi ero fiondato all’hotel Londra, seguito da Tiziano. In poche ore dovevamo mangiare, riposarci un po’, pianificare la corsa, le assistenze,”dove?, “come?”, quali le previsioni meteo?. “E gli altri come sono, come stanno, in che condizioni sono le loro macchine…”. Erano tutti input che entravano nella testa, che volevo immagazzinare e che, nello stesso tempo, quasi rifiutavo per non minare la concentrazione. Perché, alla fine, tutto girava attorno a questa parola: concentrazione […].
 
Mettevo a segno un altro colpo lasciando Alex a 10″ mentre Carlos accusava un ritardo di altri 19″. Tiziano teneva il calcolo, io non riuscivo a memorizzarlo. Nella mia mente c’era soltanto la strada da aggredire e la macchina da guidare con grinta senza però commettere errori. Non potevo, non dovevo. Cattivo, cattivo, così fino alla fine. Solo a Sanremo avrei fatto i conti. Accelerate, staccate, traiettorie, derapate, tutto mi riusciva come mai prima, con facilità. Non c’erano state indecisioni, avevo mai detto “porca vacca, qua ho sbagliato…”, la mia Signora in rosso la sentivo mia come non mai. La stavo possedendo. Tutto al millimetro, tutto alla perfezione, per questo per fermarmi – avevo pensato – avrebbero dovuto usare il bazooka. E forse non sarebbe bastato. Come flash vedevo la gente, lungo la strada, che si agitava, che si sbracciava, che mi incitava. Anche lassù, in mezzo a quelle montagne di una bellezza selvaggia, la suspence per un rally ancora tutto da decidere si faceva sentire. Un’escalation di emozioni. Che continuavano a ripetersi […].

C’era ancora il Monte Bignone, dieci chilometri e mezzo da percorrere prima della fine. Ancora tutto possibile. Troppo lieve il vantaggio e nessuno avrebbe regalato niente. Sarebbe bastata un’incertezza, una scodata esagerata, un mezzo testacoda e tutto sarebbe andato in fumo. “Dài Miki, dài…”. Fiorio era scatenato. Claudio Bortoletto lo aveva caricato come una molla. Era andato fortissimo in quell’ultima frazione. Un tentativo disperato il suo. All’uscita del controllo stop avevo atteso i tempi con un’inquietudine mai provata prima di allora. Come quella di Tiziano, il primo a conoscere il verdetto. Che era arrivato: Fiorio realizzava 7’05”, il miglior tempo, io ero stato più lento di 4″, Sainz aveva beccato 14″ La classifica congelava tutto: precedevo Alex di 5″, Sainz di 25″. Era fatta. Avevo vinto il Sanremo. Per la seconda volta ero Campione del mondo […]. 

Miki Biasion, Beppe Donazzan
Giorgio Nada Editore
Prezzo: 20,00 euro

 

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