A bordo della Hyundai i20 Coupé WRC

È dal divano di casa, dai cigli delle strade delle PS (le prove speciali): è lì che la passione per i rally comincia a lavorare ai fianchi grandi e bambini. La velocità assoluta, su strade relative. Perché su nastri d’asfalto tanto stretti, o minuscole strade sterrate, non si dovrebbe andare così, mentre per i piloti da rally e i loro navigatori quel modo di aggredire il cronometro è la normalità delle loro vite. Stiamo parlando di auto anche potentissime, come nel caso della massima serie World Rally Championship, che di serie mantengono giusto la scocca.

In occasione della tappa italiana del WRC+ in Sardegna abbiamo potuto vivere dal posto passeggero qualche minuto di ‘ordinaria follia’ con uno dei piloti ufficiali del team Hyundai Motorsport, il norvegese Andreas Mikkelsen. Prima ancora di partire, un giro attorno alla vettura nel parco assistenza è sufficiente per intimorirsi all’idea di salirci sopra. La i20 Coupé WRC mostra tutti i suoi muscoli, anche da ferma, con le vistose appendici aerodinamiche che – scopriremo – saranno fondamentali per la nostra sopravvivenza. Lo spoiler posteriore è imponente così come i grandi parafanghi, che nascondono gli ammortizzatori adatti agli sterrati, dalla notevole escursione. Il 1.6 turbo benzina a quattro cilindri da oltre 380 cavalli è davvero rumoroso già al minimo e spacca quasi i timpani quando si attiva l’anti-lag.

Si avvicina il nostro turno e arriva il momento di indossare la tuta e il casco. Con 35 gradi all’esterno e più di 50 all’interno della vettura, il caldo è davvero sfiancante ma l’adrenalina, almeno per il momento, fa dimenticare il calore. Si apre la portiera e, passato il rollbar, ci caliamo nell’avvolgentissimo sedile del navigatore: non riceverà molte indicazioni oggi il pilota, questo è sicuro. Uno dei meccanici stringe al massimo le cinture a quattro punti; da questo momento siamo nelle mani del norvegese.

Mikkelsen preme un paio di pulsanti e il rabbioso 1.6 prende vita. Con un unico grande paddle in carbonio alle destra del volante comanda il cambio sequenziale: tira verso di se per salire di marcia, preme in avanti per scalare. Dentro la prima, con quel rumore meccanico tipico dei cambi a innesti frontali, e mentre ci allontaniamo dal parco assistenza, il pilota ci spiega brevemente quanto sia importante il ruolo del navigatore e la fiducia totale sulle sue indicazioni per dare il 100 per cento nelle prove speciali. In questo caso dovrà farne a meno. La i20 WRC si ferma sulla linea di partenza e, di colpo, i giri del motore si alzano; l’accelerazione è brutale. La trazione integrale scaraventa tutti i cavalli del motore sulla terra proiettandoci a più di 100 all’ora in meno di 3 secondi; un valore migliore di quanto sarebbero capaci molte supercar sull’asfalto, figuriamoci su una stretta stradina sterrata dell’entroterra sardo.

Finito il breve rettilineo siamo a oltre 150 all’ora e, con una potente frenata, il peso si sposta tutto sul muso: con un leggero tocco di freno a mano, Mikkelsen inserisce l’auto in una stretta curva a sinistra tra i due muri a secco. Puro terrore: i muretti sono a pochi centimetri dai paraurti, lo spazio per sbagliare è nullo, ma basta soffermarsi sulla ‘danza’ dei piedi tra freno e acceleratore e sulle decisive e ripetitive correzioni di traiettorie con il volante, per tranquillizzarsi quanto basta e iniziare ad apprezzare la velocissima armonia con cui si passa da una curva all’altra – di traverso – sfruttando ogni millimetro disponibile della strada. Nei pochi frangenti di lucidità che ci restano è chiaro quanto questa i20 sia capace di assorbire ogni avvallamento senza perdere di agilità. Incredibile, non è l’i20 di mia zia per intenderci. Il giro è finito: scendiamo dall’auto sudati con l’unico desiderio (non realizzabile purtroppo) di tornare subito in macchina…