Brabham-Alfa e Alfa-Alfa: storie di F1 e d’altri tempi

Brabham-Alfa e Alfa-Alfa: storie di F1 e d’altri tempi

Per scrivere Ferrari Rex ha riempito di appunti ventidue quaderni e, giura, perso due diottrie. Ma pure il suo ultimo libro, La congiura degli innocenti, l’ha costretto a rinchiudersi in biblioteca per mesi e mesi di studio profondo e minuzioso. Dopo aver ritratto sotto angolazioni inedite il fondatore della casa automobilistica più famosa del mondo in quella che il New York Times ha definito “la biografia definitiva di Enzo Ferrari”, Luca Dal Monte, ex direttore della comunicazione Maserati e Ferrari, ha deciso di accendere i riflettori su un capitolo della Formula 1 poco conosciuto.

Lorenzo Ardizio, curatore Museo Storico Alfa Romeo & Luca Dal Monte, autore de La congiura degli innocenti

Lorenzo Ardizio, curatore Museo Storico Alfa Romeo & Luca Dal Monte, autore de La congiura degli innocenti

FASCINO LONTANO. “Il recente ritorno in Formula 1 dell’Alfa Romeo c’entra poco o nulla con l’idea di questo libro”, ha detto Dal Monte la scorsa domenica 6 ottobre durante la presentazione in anteprima al Museo Storico Alfa Romeo del volume (Giorgio Nada editore). La storia della Brabham-Alfa e dell’Alfa-Alfa, i sogni di Carlo Chiti e le speranze di Bernie Ecclestone, i successi e le delusioni dei piloti che si sono avvicendati nell’abitacolo delle monoposto con motore Alfa Romeo, per l’autore sono il pretesto ideale per analizzare un periodo storico della Formula 1 che l’affascina sin da ragazzo.

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NON SOLO FORD-COSWORTH. Siamo a metà degli anni Settanta, nell’era del dopo-Jackie Stewart, il tre volte campione del mondo scozzese ritiratosi alla fine del 1973 dopo novantanove gran premi. In una Formula 1 in cui a fare il bello e il cattivo tempo sono le scuderie inglesi (e in cui, per sviluppare una monoposto – motore escluso – , bastano ancora poche decine di migliaia di sterline) uno soltanto tra la dozzina di team d’oltre Manica decide di non adottare il motore Ford-Cosworth: la Brabham di Bernie Ecclestone. Si apre così il prologo de La congiura degli innocenti, con una data precisa, il 31 dicembre 1974; a pochi minuti dall’inizio del nuovo anno Carlo Chiti, direttore dell’Autodelta, riceve un telex in cui Bernie Ecclestone conferma l’accordo tra la sua scuderia e il reparto sportivo della casa milanese per la fornitura e la revisione dei motori.

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CORRERE, PER LA GLORIA. Da qui, l’autore sviluppa un racconto che prende corpo dalla disamina delle squadre e degli uomini chiave di una Formula 1 che sta tentando di cambiare volto, un po’ più attenta alla sicurezza dei piloti ma sempre pericolosa, spettacolare e avvincente. Venticinque anni dopo le vittorie iridate delle Alfetta 158 e 159, l’Alfa Romeo è descritta dall’autore come “poco più di una scatola vuota”. La fotografia è quella di un’azienda in crisi di immagine e di identità che nelle corse, attraverso lo sguardo lungimirante del presidente Gaetano Cortesi e i continui sproni di Carlo Chiti, vede l’unica possibilità per risollevare le vendite e ridare all’Alfa il posto che merita nel gotha dell’automobilismo.

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BERNIE NON PARLA ITALIANO. La congiura degli innocenti è un libro inedito perché nessun autore prima, nemmeno in Inghilterra, aveva studiato così a fondo le vicende legate al team Brabham-Alfa: grazie ai colloqui londinesi con Bernie Ecclestone e a quelli con il pilota italiano Andrea De Adamich, ex uomo Alfa che da subito fece da tramite tra il patron della scuderia inglese e Chiti, Dal Monte ha ricostruito una vicenda controversa e ricca di colpi di scena. “Una congiura degli innocenti in cui”, assicura l’autore, “l’unico innocente è Gordon Murray (il geniale progettista e direttore tecnico in forze alla Brabham a cavallo degli anni Settanta e Ottanta, ndr) e il secondo più innocente è Ecclestone”. Ecclestone che pur essendo il capo concederà a Chiti ampi margini nella valutazione (e nella scelta) dei piloti e pure l’ultima parola sul colore della macchina, ma che si rifiuterà fino all’ultimo di imparare l’italiano perché, Dal Monte non ha dubbi, “se l’avesse fatto lui e Chiti avrebbero risolto molto più in fretta la maggior parte delle loro controversie, ma di certo non sarebbero durati cinque anni”.

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POTEVA ANDARE DIVERSAMENTE? Un’opera definitiva proprio come Ferrari Rex e che, proprio come la titanica biografia del Drake, non si rivolge solo agli appassionati di automobili. Nelle ricerche e negli studi perfezionati nell’archivio storico dell’Alfa Romeo, in mezzo a faldoni, appunti e annotazioni, tra le telefonate, le relazioni e le corrispondenze riservate della presidenza dell’azienda, Dal Monte ha delineato magistralmente i contorni del quadro politico, economico e sociale dell’Italia degli anni Settanta e Ottanta. Un paese in cui l’industria pubblica e il lavoro affondano inesorabilmente sotto i colpi della politica, dei sindacati e del terrorismo, e in cui la cultura sportiva – che si parli di calcio o di motori poco importa – stenta ancora ad affermarsi. L’interrogativo, a questo punto, rimane uno solo: poteva andare diversamente? 

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