
Che triste fine hanno fatto, le utilitarie sportive
Il mercato europeo dell’auto sta diventando sempre più omogeneo. Suv di ogni forma e dimensione rappresentano ormai oltre la metà del nuovo e si apprestano a raggiungere la stessa quota nel parco circolante. Un’espansione di cui hanno fatto le spese le vetture con tutti gli altri tipi di carrozzeria, se si escludono le supercar. Delle cabriolet e delle coupé abbiamo perso le tracce già da un paio di lustri, cioè da quando sono usciti dal listino modelli come la Peugeot RCZ, la Renault Laguna Coupé, la Volkswagen Scirocco e, più di recente, la Toyota GR86.
ADDIO COUPÉ. Nell’ultimo decennio sono sparite anche le vetture sportive derivate dalle compatte di grande serie, come la Opel Astra GTC, la Renault Megane Coupé e la Seat Leon ST. Se poi si va ancora un po’ più indietro nel tempo, si finisce col diventare nostalgici: negli anni ’90, quasi tutte le case avevano un modello sportivo: Alfa Romeo GTV, Audi Coupé, Fiat Coupé, Ford Cougar, Nissan 200SX, Opel Calibra, Peugeot 406 Coupé, Rover 220 Turbo, Toyota Celica, Volkswagen Corrado, Volvo 480. Tutte macchine che chiudevano la carriera dopo cinque-sette anni e tra i 50.000 e i 100.000 esemplari venduti in Europa, tranne la Calibra che ebbe un successo travolgente e arrivò quasi a quota 240.000.

Con lo stop della produzione della Ford Fiesta, nell’estate 2023 è uscita di scena anche la versione sportiva ST: mossa da un brillante tre cilindri turbo da 200 CV e agilissima tra le curve, è una delle “piccole bombe” più apprezzate dagli amanti del genere
SUV, SUV E ANCORA SUV. Quello che è accaduto dopo, lo sappiamo bene: da un lato i costruttori sono diventati sempre più attenti al rapporto tra costi e profitti (le auto, del resto, sono diventate gradualmente ma inesorabilmente più costose da produrre, tra omologazioni sempre più severe e tecnologie digitali via via più complesse), dall’altro sono cambiati i desideri degli automobilisti (le forme da suv sono diventate così di moda che sono state applicate anche alle city-car e la seduta alta si è trasformata in una specie di mantra da ripetere all’infinito senza necessariamente sapere il perché).

Lanciata nel 2023, la Hyundai i20 N con 200 CV è uscita dai listini europei l’anno scorso, impoverendo ulteriormente le fila delle utilitarie sportive
ULTIMA DELLA SPECIE. Così stanno per lasciarci anche le utilitarie sportive che fino a qualche anno fa non costavano un’esagerazione. Auto, per intenderci, che nella scala gerarchica si collocano appena sotto le “hot hatch”, in pratica le eredi della mitica Fiat Uno Turbo che, peraltro, quest’anno spegne quaranta candeline. Praticamente l’ultima esponente di questa categoria è la Volkswagen Polo GTI, che comunque si sta avvicinando alla fine della sua carriera. La Toyota GR Yaris e la Mini JCW? Sono un po’ fuori target, dato che la giapponese la prima è una specie di auto da rally con la targa che si trova con difficoltà e a prezzi non certo popolari e pure l’inglese proprio regalata non è (al punto che, spendere per spendere, può valer la pena comprare un’auto di categoria superiore).

Presentata nel 2008, con il suo look grintoso e le sue accelerazioni brucianti l’Abarth 500 ha fatto innamorare più di una generazione di automobilisti. È uscita di produzione lo scorso anno
LA PASSIONE SCONFITTA DAI NUMERI. Negli ultimi anni sono sparite le versioni “tutto pepe“ di una lunga serie di utilitarie: DS3, Ford Fiesta, Opel Corsa, Peugeot 208, Renault Clio e Seat Ibiza, senza contare l’Alfa Romeo Mito e la Grande Punto Abarth. Tutte auto che, come le loro antenate, hanno fatto sognare più di una generazione di ragazzi dal piede pesante e che ora non ci sono più. I motivi di questa estinzione sono meramente economici. A un certo punto i costruttori hanno deciso di non spendere più soldi per vendere auto che non garantivano grandi numeri e margini di guadagno risicati. Un peccato? Certo che sì…