
Chi ha messo un V12 in questa vecchia Celica?
Quando si parla di Toyota Celica, il 99% delle persone pensa a quella dei primi anni ’90, protagonista sulla scena del rally mondiale. Quasi nessuno pensa alla sua lontana antenata, la Celica A20 nata nel 1970. La “mamma” di tutte le Celica nasce prevalentemente per il mercato nordamericano e punta a guastare la festa alla Ford Mustang. Non ha gli stessi muscoli della pony car americana per eccellenza e con potenze intorno ai 100 CV non fa paura a nessuno, ma il fascino, beh quello di certo non le manca.
RESTOMOD AL CUBO. Vista la linea attraente e peculiare in molti, ben prima che scoppiasse la moda dei restomod, scelgono la prima Toyota Celica (così come accadde per la Nissan 240 Z) per progetti “pepati”: carrozzerie allargate e più vicine a terra, cerchi arroganti e motori più spinti, dai V8 a stelle e strisce ai serie K della Honda. Lo scorso novembre, al SEMA Show 2024, una ditta chiamata Attacking the Clock Racing e specializzata in vetture per la Pikes Peak ha scelto proprio la docile coupé del Sol Levante come base per una sportiva mozzafiato altamente sofisticata.
GO BIG OR GO HOME. Il nome di questo bolide è GTV12: in pratica, si tratta di una Celica GT del 1976 che si è mangiata per colazione il V12 della lussuosissima Toyota Century. Cinque litri di cilindrata, quattro alberi a camme, 280 cavalli: già così non sarebbe niente male, per un’auto che ferma l’ago della bilancia intorno ai 1.000 kg. Invece no, l’azienda americana ha seguito alla lettera il concetto “Go big or go home”, elaborando pesantemente il 5.0 della Century, giunto a fornire la bellezza di 700 cavalli a 10.000 giri.
SFAVILLANTE. Sarebbe stato buffo mantenere un aspetto sobrio, da “sleeper” praticamente, ma come noterebbe anche una marmotta in letargo la Celica del ’76 è esplosa siamo al SEMA, dopotutto, e farsi notare in un contesto del genere è d’obbligo. La coupé Toyota è stata riverniciata in un bellissimo British Racing Green metallizzato guadagnandosi anche un bodykit (artigianale in carbonio) esagerato tra minigonne, passaruota allargati, maxi splitter anteriore e un più discreto alettone posteriore a coda d’anatra, specchietti in carbonio a metà cofano, cerchi BBS dorati e ammortizzatori su misura della Motor Suspension.
TRE PEDALI NON DEVONO INGANNARE. Gli interni non potevano restare intoccati: pelle e Alcantara color tabacco ovunque, persino attorno al rollbar, sedili in carbonio con cinture a quattro punti, strumentazione personalizzata e… tre pedali. Il cambio in realtà – chissà che lavoraccio… – è l’otto marce ZF ripreso dalla Supra A90 ma con molto tatto la Attacking the Clock Racing ha convinto la centralina a mimare l’uso della frizione, così da simulare un sequenziale o poter “sfrizionare” per intraversare la Celica (con 700 CV, è un gioco da ragazzi). Ciliegina sulla torta? La targa “GALLO 12”, in omaggio al film 2Fast2Furious.
SUGGERIMENTI PRODUTTIVI. Non vogliamo nemmeno immaginare l’incredibile quantità di ore passate a costruire questa “belva”, troppo vistosa forse, ma non andate al SEMA per essere timidi. Se si replicasse un lavoro simile aggiungendo un po’ di sobrietà e togliendo una parte di esasperazione, salterebbe fuori un restomod memorabile. Non che la Celica così abbia faticato a catturare la nostra attenzione…