
Con la 8C DoppiaCoda Zagato ha fatto pasticci?
Avete presente quando si dice che se un’opera riesce perfettamente, è meglio non toccarla e lasciare tutto come è? Bene, forse alla Zagato si sono momentaneamente dimenticati di questo pensiero di saggezza popolare e hanno pensato di mettere le mani sull’Alfa Romeo 8C Competizione, su richiesta di un cliente. Il risultato è la 8C Zagato DoppiaCoda e lo potete vedere in queste foto. Spieghiamo subito l’origine del nome, che indica la fusione di due concetti cari alla storia della Zagato, ovvero la coda tronca e quella tonda. Il risultato? A modesta opinione di chi scrive, di un’auto del genere si poteva fare serenamente a meno.
DE GUSTIBUS, PER CARITÀ… Partiamo dal presupposto che lo stile della carrozzeria milanese è sempre stato abbastanza estremo e subito riconoscibile. Che piaccia o meno è questione di gusti, ma di solito si nota comunque una certa cura nel rispetto delle proporzioni. In altre parole, le auto firmate Zagato possono non piacere a livello personale, ma difficilmente sono definibili brutte. Ecco, questa 8C DoppiaCoda sembra quasi essere l’eccezione che conferma la regola…
STILE “AFTERMARKET”. Tenendo a mente quanto detto all’inizio di questo articolo, il modo migliore per ridisegnare la 8C sarebbe stato modificarla il meno possibile, provando, tutt’al più, a enfatizzarne alcuni dettagli. Invece non è andata così e, osservando il frontale della 8C DoppiaCoda, la prima impressione è che sia stato applicato uno di quei kit estetici aftermarket che andavano di moda nei primi anni ’90. Le forme del cofano, del paraurti e della calandra, poi, ricordano vagamente quelle della Ferrari 599 GTB.
BISCIONE E CAVALLINO. Anche il trattamento scuro dei montanti anteriori e del tetto rimanda a diverse altre vetture della casa di Maranello, mentre il taglio della parte posteriore delle porte, del vetro e della linea del tetto è ripreso pari pari da quello dell’Alfa Romeo 4C. La zona posteriore, invece, è sicuramente più originale ma non si può dire che sia riuscita a meraviglia. Tutta la parte di lamiera rossa alla base del lunotto appesantisce visivamente la coda, che nella parte finale è fatta da un mix di stili di cui non si riesce a trovare né capo né coda.
POVERA ALFA. Se la coda e i fari ricordano vagamente alcune vetture giapponesi degli anni ’60, lo spoiler fisso e curvo che gira intorno ai fianchi sembra quasi il maniglione di una macchinina per bambini, da utilizzare per avere una presa salda e lanciarla velocemente in avanti. Peccato, perché un marchio come Alfa Romeo, che ha un passato glorioso ma oggi non naviga in buone acque (nel 2024 ha stabilito il record negativo di vendite di sempre, con 45.419 auto consegnate nel mondo), avrebbe meritato di più da una one-off. Peccato anche per Zagato, che con la Giulia SWB ci aveva lasciati a bocca aperta.