Drive to survive 6, una Formula 1 caleidoscopica

Drive to survive 6, una Formula 1 caleidoscopica

Come da tradizione, una settimana prima dell’inizio del Mondiale di Formula 1, Netflix ha diffuso la nuova serie di Drive to Survive, il documentario dedicato alla stagione precedente del Grande Circus. Dieci puntate per otto ore e mezza destinate a fornire un colpo d’occhio molto parziale sulla 74ª edizione del campionato del mondo, terminata con l’en plein del team Red Bull (che ha conquistato il titolo costruttori e festeggiato il terzo titolo piloti di Max Verstappen), da un punto di vista esclusivamente yankee e glamour (Liberty Media, d’altronde, è americana, come lo è la scuderia Haas, fanalino di coda della classifica anche nel 2023, quasi a voler dimostrare quanto quello della Formula 1 sia un mondo di stampo anglosassone.

IL RUOLO DEL DIVORZIO HAMILTON-MERCEDES NELLA SERIE. La nuova serie, parzialmente rivista dopo la comunicazione del passaggio di Hamilton in Ferrari per il 2025 (non a caso sono pubblicate alcune clip e parti di interviste dove il pilota anglo-caraibico non esclude la fine della relazione di lavoro con il team Mercedes-AMG Petronas e dove Toto Wolff, capo del team di Brackley, afferma che lui e Hamilton si sono ripromessi di essere trasparenti e onesti l’uno con l’altro nel caso in cui le rispettive strade dovessero separarsi), mantiene il focus sulla spettacolarizzazione a ogni costo. E se da un lato, almeno nelle prime due, tre puntate, tiene alto il livello di attenzione tramite la costante tensione sui risultati trasmessa dai team principal (non a caso il termine più impiegato è “to deliver”, portare risultati), evidenziando anche il ruolo di Lawrence Stroll, proprietario del team di Formula 1 Aston Martin e azionista di peso della Casa automobilistica inglese, dall’altro perde di vista continuamente i risultati di gara, le prestazioni sul campo e lo stesso dipanarsi dei weekend di gara.

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SPRINT RACE: CHI LE HA VISTE? Non è un caso che le gare sprint siano totalmente ignorate dalla narrazione, anche se un po’ di incertezza in più rispetto all’esito dei Gran Premi della domenica è arrivata proprio dai mini GP del sabato. Non è un caso che di Christian Horner si parli di più (e lo si noti di più) nel ruolo di “suggeritore di piloti” per l’Alpha Tauri che non in quello di boss del muretto Red Bull, tacendo, per esempio, delle enormi pressioni esercitate su Checo Perez, entrato in crisi dopo il quarto Gran Premio, quando era l’unico vero rivale per il compagno di squadra Max Verstappen. E dell’olandese tre volte di seguito campione del mondo? Poco o nulla si dice e si vede; solo immagini di circostanza, con un flash sugli incredibili record messi a segno nel 2023 dal pilota e dalla stessa Red Bull solo a pochi istanti dai titoli di coda.

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HAAS E STEINER SEMPRE IN PRIMO PIANO. Tanto spazio invece al fanalino di coda Haas, con Guenther Steiner relegato a un ruolo più da “macchietta” che da capo di un team inadeguato per la moderna Formula 1, parecchio alle controverse vicende del team faentino Alpha Tauri (con il ruolo complesso di Daniel Ricciardo chiamato a dividere il sedile con Liam Lawson, molto più “sul pezzo” del previsto), molti minuti alle vicende della Alpine, con un interessante flashback sulle antiche rivalità tra i francesi Pierre Gasly ed Esteban Ocon scaturite in due incidenti in pista e uno in un evento di contorno tra compagni di squadra nel 2023.

SAUBER DIMENTICATA. Anche stavolta, fuori dai giochi il team svizzero Sauber: 5 secondi di presenza in uno stacchetto di inizio puntata e basta. È ormai chiara l’evidenza che a Hinwil non hanno voluto farsi coinvolgere nella serie americana che, in effetti, poco o nulla ha a che spartire con la messa in scena cinematografica di Netflix.

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IMMAGINI SBILANCIATE SULLE GARE USA E SU QUELLE IN NOTTURNA. Nella documentazione video, grande spazio alle gare americane e a quelle nella Penisola Arabica, con una conseguente enfasi sugli appuntamenti in notturna o, almeno, in luce artificiale che non rendono merito alla storia della Formula 1 e della stessa stagione 2023, delle cui vicende sul territorio europeo si ha testimonianza solo per qualche minuto a Monte-Carlo, allo Spielberg, a Spa e a Zandvoort (in quest’ultimo caso quasi unicamente per le tribune rese letteralmente arancioni dall’abbigliamento dei tifosi di Verstappen).

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MEGLIO CON L’AUDIO ORIGINALE (E SENZA SOTTOTITOLI). Come assistere alla serie dedicata al Mondiale 2023? Abbiamo seguito le dieci puntante con l’audio originale inglese e con la traduzione in italiano. Più fedele al vero, ovviamente, l’originale. E addirittura meglio gustarsi le 8 ore e mezza di riprese senza sottotitoli (alcuni di quelli in italiano, tra l’altro, sono sbagliati); quello che c’è da capire è ben comprensibile anche da chi non fosse madrelingua, tanto più che gran parte delle tracce audio sono occupate dai soliti intercalari dello slang anglosassone che sarebbe stato peraltro meglio coprire con opportuni “beep”.

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