“Ferrari”, il 25 dicembre tutti al cinema

Il mito Ferrari, il fascino tremendo delle corse automobilistiche degli Anni 50, il sapore unico della vittoria che si mescola drammaticamente con quello acre del sangue. C’è tutta la tensione emotiva di quei tempi irripetibili per un mondo, quello dei motori da corsa, che in settant’anni pare aver attraversato un’era geologica e forse di più. Tempi in cui le folle impazzite si assiepavano urlando a squarciagola i nomi dei loro beniamini sul ciglio di strade sgangherate, nell’attesa che un bolide le solcasse a velocità proibite dal buon senso, dettate da una voglia di vincere che per un pilota del Cavallino Rampante è sempre stata una fame impossibile da placare. Una fame i cui morsi, per primi, attanagliavano le viscere dell’uomo che più di tutti ne ha sperimentato il potere incontrollabile, oscuro, distruttivo: Enzo Ferrari.

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MILLE VITE IN UNA. In Ferrari, il nuovo film di Michael Mann (il regista de L’ultimo dei Mohicani e di Heat – La sfida) che uscirà nelle sale il prossimo 25 dicembre, a indossare i tormentati e misteriosi panni di Enzo è un elegante e determinato Adam Driver, mentre una struggente e raffinata Penélope Cruz si cala nel delicato ruolo di Laura Garello, la prima, ingombrante moglie del Drake. La storia, riassunta in un brevissimo trailer dal ritmo frenetico in cui le immagini delle barchette Ferrari che schizzano come proiettili nel perenne tentativo di agguantare la gloria e il rombo dei loro potenti motori non lasciano praticamente alcuno spazio alle voci dei protagonisti, è innervata da fili invisibili che a mano a mano si avvolgono in una matassa senza capo né coda. Troppi, d’altronde, i sentimenti in stridente contrasto tra loro per mettere ordine nella vita del Grande Vecchio di Maranello e in quelle che – per fortuna, ma anche loro malgrado – gli sono gravitate attorno. Per Ferrari, il dolore inenarrabile per la prematura morte dell’amatissimo figlio Dino è il banco di prova più terribile per sopportare quello provocato dalle perdite dei piloti, strappati alle loro giovani e sfavillanti vite di coraggiosi corridori da un destino a cui non resta che rassegnarsi, confidando in una fortuna che spesso poco o nulla può contro i pericoli che s’incontrano sul nastro d’asfalto della Mille Miglia.

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L’INSOSTENIBILE PREZZO DEL SUCCESSO. Tra le mille vite di Enzo Ferrari, alcune reali, altre immaginarie, sprigiona una vitalità straripante quella con Lina Lardi (Shailene Woodley), il grande amore da cui nascerà il secondo figlio, Piero, anch’egli amatissimo, ma con un cuore scalfito dal rimpianto e dalla delusione di non essere mai riuscito a calmare i dolori del corpo e dell’anima della moglie Laura, che perderà nel 1978. Ma è un’altalena di emozioni che lascia con il fiato in gola anche quella sospinta furiosamente dalle imprese dei piloti. Patrick Dempsey è Piero Taruffi, Jack O’Connell Peter Collins, Gabriel Leone Alfonso De Portago, il cui incidente mortale nella Mille Miglia del 1957 costò la vita al copilota Edmund Nelson e a nove spettatori, ponendo la parola fine a una corsa troppo folle, troppo pericolosa per poter continuare a esistere. Ferrari voleva vincerla a ogni costo, quella gara funambolesca che tutti sognavano di vincere, anche per allontanare lo spettro di un fallimento che stava cominciando ad aleggiare pericolosamente intorno alla fabbrica-gioiello che aveva fondato solo dieci anni prima. Le strade del fato incrociarono quelle della Ferrari, e tre bolidi rossi completarono il podio quell’anno. Ma, come purtroppo sarebbe accaduto nuovamente in futuro, il prezzo da pagare fu insostenibile anche per un gigante come Enzo. 

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