Ford Lotus Cortina Estate Custom 1965: Colin l’avrebbe fatta così

Ford Lotus Cortina Estate Custom 1965: Colin l’avrebbe fatta così

LE WAGON SPORTIVE. Da quattro decenni a questa parte le station wagon ad alte prestazioni sono diventate una presenza comune nei listini delle Case automobilistiche di prestigio. Tutto cominciò con la Volvo 245 Turbo, seguita ben presto dall’Audi RS2 Avant, dalla BMW M5 Touring e dalla Mercedes-Benz C43T AMG, prima giardinetta allestita ad Affalterbach e commercializzata dalla rete dei concessionari della stella a tre punte. Tutto questo mentre la stessa Volvo scendeva in campo con le 850 T5R e R e le successive V40 T4 e V70 R. In casa Ford solo con la Mondeo ST si è iniziato a guardare al fascino delle performance abbinate alla pratica carrozzeria giardinetta, forse sulla scorta del successo ottenuto nel Mondiale Turismo proprio dalla Mondeo, con l’australiano Radisich, e anticipando di poco il debutto in gara delle Volvo 850 SW nel BTCC con Jan Lammers e Rickard Rydell.

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UN’IDEA CHE PRECORRE I TEMPI. Ma già nel 1965 qualcuno aveva pensato a mettere del pepe sulla coda di una Cortina Estate o, meglio ancora, di mettere la coda a una Ford Cortina Lotus. Questo personaggio si chiama Bob Herzog, è un appassionato inglese di Lotus (nientemeno) e a quanto pare è stato il primo (e forse l’unico) a pensare che fosse un peccato non dotare la meccanica della Ford Cortina Lotus berlina a 2 porte di una carrozzeria più gradevole e pratica, o quanto meno non banale come quella dell’auto che stava imponendosi a tutte le latitudini nelle gare Turismo.

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IL MATRIMONIO. Ecco allora che dall’idea nasce il progetto e, qualche mese dopo, prende vita questa “one-off”. Va ricordato che la Ford Cortina Lotus nacque nel 1963 dal desiderio dei manager della Ford UK di disporre nella propria gamma di una “berlina che vince le corse”, esattamente come faceva da anni Alfa Romeo (utilizzando però vetture di fascia superiore) e al tempo stesso la Lotus aveva appena completato lo sviluppo del motore bialbero di 1,6 litri di cilindrata a partire da un’unità motrice Ford. Il matrimonio tra le due aziende sembrò quindi un fatto quasi inevitabile e la filiale inglese del colosso yankee sviluppò la Cortina facendone una “macchina da guerra”.

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SUBITO VINCENTE. Oltre al motore Lotus da 1558 cc di cilindrata, accreditato di 105 CV (il doppio rispetto a quello della Triumph Spitfire), la Ford fornì la Cortina a due porte di una scocca alleggerita equipaggiata con sportelli in alluminio e, sempre nell’ottica della riduzione del peso, la dotò di un albero di trasmissione alleggerito, di interni semplificati e di sospensioni specifiche, per un assetto più rigido. Tutte le Ford Cortina Lotus erano verniciate in bianco con una fascia laterale verde (Sherwood Green) e il marchio Lotus all’estremità posteriore. Un’auto così si rivelò subito vincente in pista ma non particolarmente pratica nell’utilizzo quotidiano specialmente per la capacità di carico. Fu così che a qualcuno venne in mente di trasferire la meccanica della Ford Cortina Lotus su una banale Cortina Estate e qualcuno più determinato degli altri mise in pratica il suo progetto, in un periodo in cui l’omologazione degli esemplari unici non era così strettamente regolamentata.

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PREPARATA A DOVERE. Bob Herzog trovò senza particolari difficoltà una giardinetta Ford Cortina del 1965 in buono stato, priva di ruggine, e al tempo stesso un motore Caterham da 1,7 litri di cilindrata, derivato dal bialbero Lotus delle Cortina, ma con la bellezza di 150 CV. In Bob si fece strada l’idea che quella Lotus Cortina Estate sarebbe stata uguale all’auto che Colin Chapman avrebbe potuto allestire nel 1965, sfruttando tra l’altro alcune “involuzioni” delle Lotus Cortina di quel model-year, prive ormai delle porte e dei cofani in alluminio e con sospensioni più robuste, perfette per una station wagon. Non solo: dotò la “superwagon” inglese di cambio manuale a 5 marce e dei freni a disco sulle quattro ruote (che occhieggiano dietro le ruote in lega Minilite da 15 pollici), recuperando questi particolari da una Merkur più recente. Per l’allestimento esterno non c’era storia: vernice Ermine White con fasce verdi Sherwood Green e loghi Lotus in coda alle fiancate, mentre per l’interno Herzog decise di creare un bel contrasto tra il sedile sportivo del guidatore Recaro degli Anni 70 aggiunto accanto alla poltroncina originale del passeggero e il piano di carico percorso da listelli longitudinali in legno. Questa Cortina shooting brake è un oggetto unico, da sogno, che Herzog sostiene poter essere guidata come un’auto moderna, per prestazioni e piacere di guida. Difficile non credergli.

Foto di RM Sotheby’s

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