In attesa della F1 2025, c’è Drive to survive 7…
A quanto pare, il presidente della Fia Mohammed Bin Sulayem non ha esercitato censura sui testi della settima stagione di Drive to Survive, la serie TV di Netflix sul Mondiale di Formula 1. Se così non fosse stato, altrimenti, probabilmente non sarebbero state tollerate le continue “parolacce” usate per lo più come intercalare da piloti e team principal. Tanto nell’edizione in lingua originale quanto nel doppiaggio in italiano. Con la nuova serie si dovrebbe quindi concludere il periodo di tolleranza rispetto al linguaggio scurrile dei piloti professionisti, che ha già mietuto vittime nel Mondiale Rally, ai danni del pilota della Hyundai, Adrien Fourmaux.
MERCATO PILOTI SCATENATO. Dieci puntate, circa 7 ore di film, per mostrare lo scorso campionato di Formula 1 da un punto di vista almeno parzialmente inedito, con tanti dietro le quinte e molte immagini a effetto, sia delle vicende di gara sia del cosiddetto backstage. Con un continuo rincorrersi tra attualità e flashback, a cominciare dalle vicende legate al mercato piloti che hanno animato la stagione 2024 sin dall’inizio, con il passaggio di Lewis Hamilton dalla Mercedes alla Ferrari e con il lungo peregrinare di Carlos Sainz jr., lo spagnolo del Cavallino Rampante chiamato improvvisamente a cedere il posto al sette volte iridato, tra Sauber, Williams, Alpine e infine Williams, dove si è accasato praticamente a metà stagione.
IL CASO HORNER. Ampio spazio, in Drive to survive 7, anche allo “scandalo-Horner”, almeno nelle prime due puntate, con l’indagine a carico del team principal della scuderia anglo-austriaca per una mai pubblicamente documentata vicenda legata a comportamenti inappropriati del capo della Red Bull nei confronti di una collaboratrice. Un racconto teso qui a mettere in luce l’assenza di autentici rapporti di amicizia tra colleghi del paddock.
LANDO NORRIS (QUASI) MINUTO PER MINUTO. Se nelle precedenti edizioni o serie era l’americana Haas a tener banco come minutaggio (a prescindere dai modestissimi risultati sportivi), complice la comicità del suo team principal altoatesino Guenther Steiner, stavolta è la ridondante presenza di Lando Norris a farsi notare. L’inglese residente a Monte-Carlo (al pari del connazionale di origini caraibiche Hamilton) imperversa in tutte o quasi le puntate, sia in pista sia al di fuori, con simpatiche immagini provenienti dal Tennis Club del Principato mentre si cimenta a padel contro il vecchio amico Max Verstappen. L’amicizia tra i due, nata sulle piste di kart, ha vacillato nel 2024 quando il pilota della McLaren è stato in lizza per strappare il titolo mondiale all’olandese fino a tre gare dal termine del campionato, finché il pilota della Red Bull, con una straordinaria rimonta dal 17°posto in griglia alla vittoria nel Gran Premio del Brasile disputato sotto il diluvio, ha deciso di chiudere la tenzone da par suo.
MCLAREN A TUTTO VOLUME. Ampio spazio anche a Zak Brown, team principal emergente della squadra ribattezzata Papaya per il colore delle monoposto pilotate da Norris e da Oscar Piastri, l’australiano che, risultati alla mano, ha fatto dimenticare ai connazionali Daniel Ricciardo, passato rapidamente dall’anelare al sedile della Red Bull di Sergio Perez al cedere il suo della Racing Bulls al giovane Liam Lawson, poi promosso da Chris Horner al ruolo di secondo di Verstappen. Brown raccoglie sì il titolo Costruttori grazie alle qualità della monoposto progettata dall’Italiano Andrea Stella, ma non riesce a gestire i due giovani galli nel pollaio permettendo una dispersione di punti che esclude anzitempo il più esperto Norris dalla lotta per il titolo Piloti.
PIÙ TEAM MANAGER CHE PROGETTISTI. Non è una serie Netflix amica dei progettisti, Drive to survive 7: le vicende del 2024 avrebbero permesso di dedicare almeno una puntata ad Adrian Newey e al suo addio alla Red Bull dopo i 7 titoli piloti portati da Vettel e Verstappen al volante delle sue monoposto “bibitare”. E anche Helmut Marko, consulente vegliardo della squadra della famiglia Mateschitz, manca dalle riprese quando pure il suo addio al team, nei momenti più tesi dell’Horner-gate, veniva dato per scontato.
OCCHI SU BRIATORE. Al contrario, c’è ampio spazio per Flavio Briatore, arrivato a metà stagione come consulente della squadra Alpine e capace di portare nuova linfa vitale al team che il manager cuneese portò alla vittoria con i nomi Benetton prima e Renault poi ai tempi di Michael Schumacher e Fernando Alonso. Un’intera puntata è dedicata al duello per il sesto posto nella classifica Costruttori, conteso a lungo tra la Haas, che ha cominciato meglio la stagione, e l’Alpine, abile a rimontare fino a conquistare due posti sul podio del Gran Premio di San Paolo del Brasile con Ocon davanti a Gasly, preceduti solo della Red Bull di Verstappen. Con quest’ultimo risultato la scuderia anglo-francese si assicura la sesta piazza tra i Costruttori, dietro ai quattro team dominanti (McLaren, Ferrari, RedBull, Mercedes) e anche la Aston Martin, team totalmente dimenticato da questa serie Netflix al pari della Sauber (poche clip per l’addio di Valtteri Bottas e Guanyu Zhou alla Formula 1) e della Racing Bulls.
NEL BOX WILLIAMS. Spazio, e ampio, anche a James Vowles, team principal della Williams (e a Claire Williams, figlia di Frank e in passato a capo della squadra inglese) soprattutto nel ruolo di nuovo datore di lavoro di Carlos Sainz jr., visto che i risultati in pista ottenuti dal pur valido Alexander Albon e dal deludente e poi licenziato Logan Sargeant (sostituito dall’argentino Franco Colapinto) non avrebbero giustificato che pochi attimi in video. E piccola citazione per Andrea Kimi Antonelli, in pista con la Mercedes-AMG GT3 sulla pista di Imola davanti agli occhi del padre e di Toto Wolff, che “rimbalza” il capo della FIA Bin Sulayem preferendo assistere ai giri di pista del pilota bolognese che ascoltare l’ex-rallista di Dubai.
VINCONO I CONIUGI WOLFF? Qualche curiosità, ancora: nelle riprese “in famiglia”, l’appartamento al secondo piano di Lando Norris a Monte-Carlo sfigura rispetto all’attico con megaterrazzo vista mare di Toto e Susie Wolff, sul quale la coppia riflette su chi dovrà prendere il posto sulla seconda Mercedes accanto a Russell; fa tenerezza il bassotto Leo di Charles Leclerc, onnipresente nella vita del piltoa monegasco, a casa e in pista, mentre Christian Horner e la sua Geri Halliwell (ex Spice Girls) nel privato compaiono solo nella loro tenuta in Inghilterra, a bordo di una Land Rover d’epoca e su una Range Rover ultimo modello. Peccato non si sia visto l’interno di casa Hamilton, sempre a Monte-Carlo.
MEGLIO IN LINGUA ORIGINALE. Ma come godersi Drive to Survive 7? Il nostro consiglio è quello di optare per l’audio in lingua originale, l’inglese, o, ancora meglio, di zittirne la voce nelle riprese di gara, a partire dai poco credibili team radio. Perché? Semplice, i testi audio sono semplicemente fantasiosi, si direbbe inventati, di una banalità straordinaria, in particolar modo nella versione doppiata in italiano. Lasciando perdere il fastidio delle varie imprecazioni, a loro volta poco credibili e inadatte comunque a trasmettere pathos alla narrazione. Oltre il limite del ridicolo, poi, il doppiaggio di Flavio Briatore, specie quando la voce del doppiatore si sovrappone a quella del manager di Verzuolo. Nel complesso, un intrattenimento tutto sommato piacevole per chi non conosce la Formula 1 e vuole assaggiarne una parte del glamour pochi giorni prima dell’inizio della stagione 2025, ma, al contempo, una trasposizione poco credibile per chi ha vissuto davanti alla TV il campionato 2024 e per chi conosce i “fondamentali” del Grande Circus e non cade quindi vittima di una narrazione molto parziale e approssimativa .