La Bugatti Bolide è nuda: diamo una sbirciatina

La Bugatti Bolide è nuda: diamo una sbirciatina

Sembra sgattaiolata fuori direttamente dal garage virtuale di Gran Turismo, ma la Bugatti Bolide esiste per davvero, funziona alla perfezione ed è anche maledettamente veloce…

PRESTAZIONI (E FORZE G) DA CAPOGIRO. Il debutto ufficiale della Bugatti Bolide è coinciso con i festeggiamenti per il primo secolo di storia della 24 Ore di Le Mans. In quell’occasione, il collaudatore Andy Wallace ha spremuto il suo possente motore W16 con 1.600 CV (che diventano addirittura 1.850, usando una benzina 110 ottani) mandando in visibilio il pubblico del  Circuit de la Sarthe.

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NON È SOLO UNA QUESTIONE POTENZA… La Bugatti Bolide è una hypercar che non si limita a lasciare a bocca aperta per la sconfinata mandria di cavalli che nasconde sotto il cofano. È da record anche il peso, per il tipo di auto: l’ago della bilancia si ferma a 1.450 chili, oltre 500 in meno rispetto alla Chiron. E che dire delle sue doti in curva alle alte velocità, con una deportanza che raggiunge i 2.800 kg e un’accelerazione laterale che può toccare i 2,5 G? Semplicemente incredibile, persino per un’auto così estrema.   

UN CAPOLAVORO DI INGEGNERIA. Ma il fascino straordinario della Bugatti Bolide è un qualcosa di impalpabile, che va al di là di ogni numero, di ogni record. Lo si capisce osservandola sotto la “pelle”: quelle curve così sensuali nella loro brutalità celano una monoscocca che è un capolavoro di ingegneria: leggerissima, è realizzata tutta in fibra di carbonio in base ai requisiti stabiliti dalla FIA per l’omologazione delle monoposto di Formula 1 e deii prototipi che corrono a Le Mans. 

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INCROLLABILE. Uno dei test più severi sulla monoscocca per ottenere l’ok della FIA riguarda il montante anteriore, che deve essere in grado di sostenere un peso di 7,5 tonnellate senza subire flessioni superiori ai 50 millimetri (il cedimento è ammesso solo una volta superati i 100 mm di flessione). Crepe leggere nella struttura come conseguenza di uno stress così grande sono contemplate dal regolamento, ma la Bugatti Bolide non ha subito nemmeno quelle. Il suo abitacolo, inoltre, è dotato di un avanzato sistema antincendio automatico, mentre la staffa del poggiatesta laterale (annesso alla portiera, che ha una forma a diedro per facilitare ingresso e uscita) può sostenere un carico di oltre 700 chili, pur pesando solamente 300 grammi.

LA SICUREZZA PRIMA DI TUTTO. Il pilota della Bugatti Bolide, inoltre, è ancorato al sedile  grazie a cinture a sei punti anch’esse approvate dalla FIA, e che si rivelano particolarmente utili considerate le forze G generate in frenata, nelle accelerazioni e in curva. I sedili soddisfano i requisiti delle vetture LMH e l’abitacolo è già predisposto per i dispositivi HANS a protezione del collo. Quanto alla sicurezza, il capo ingegnere della Bolide, Christian Willmann è molto chiaro: “Da quando abbiamo deciso di trasformare in realtà la Bolide sapevamo di doverci concentrare sulla sicurezza assoluta, senza compromessi. Per la Bugatti questo aspetto non è negoziabile. La monoscocca doveva essere tecnicamente perfetta e garantire un ambiente sicuro e impeccabile in circuito”.

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ONORE ALLA BUGATTI. Ora, forse è superfluo sottolineare ancora una volta il fatto che la Bugatti Bolide sia qualcosa di davvero speciale, una hypercar da track day che potrebbe persino valere un assegno da quattro milioni di euro. Ma bisogna tener conto di una cosa: la casa di Molsheim, in fondo, avrebbe potuto far parlare un gran bene di sé anche “limitandosi” a “pompare” la Chiron, cambiando qualcosa qua e là, montando un bel set di gomme stick e raddoppiando il prezzo. Ma il risultato di un’operazione del genere, seppur di sicuro effetto, sarebbe stato l’ennesimo, nuovo track-toy per multimilionari dal piede pesante. Fortuna che, alla Bugatti, si sono guardati negli occhi e hanno deciso di fare un qualcosa di davvero memorabile. Cos’altro aggiungere, se non il consiglio di gustarvi le immagini della Bolide senza veli, ammirando il “naso” frontale ad assorbimento d’urto della struttura e la fitta trama della fibra di carbonio. Materia di un sogno che, grazie all’ingegno (e all’impegno) del team Bugatti, per la gioia degli appassionati si è trasformato in realtà.

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