La nuova Lotus fa sul serio. Ecco perché

La nuova Lotus fa sul serio. Ecco perché

Sebbene siano già passati cinque anni da quando la Lotus ha annunciato la svolta nel mondo dell’elettrico e delle auto di lusso, fa ancora decisamente strano parlare della Casa di Hethel quando davanti ai nostri occhi abbiamo auto lunghe oltre cinque metri e pesanti più di due tonnellate senza nemmeno contare guidatore ed eventuali passeggeri. Ma prima di chiudere questo articolo e urlare brutte parole, consentiteci di dirvi qualcosa in più sulle nuove Lotus, perché avendo avuto l’opportunità di provare alcune delle novità e di parlare a lungo con gli ingegneri che stanno dando forma alla Lotus di domani, sono molte le cose che meritano di essere raccontate e altrettante sono le chance che dobbiamo concedere al glorioso marchio inglese prima di chiudergli la porta in faccia. Ma andiamo con ordine.

Lotus Eletre R

Lotus Eletre R

UN NUOVO CORSO. Nonostante qualcuno si sforzi ancora di cercare un fil rouge tra il presente e il passato, della Lotus che abbiamo conosciuto fino a pochi anni fa non è rimasto molto. C’è la Emira, la sportiva coupé a due posti e motore termico centrale, offerta persino con il cambio manuale. Lei sì che è il frutto di chi le Lotus le ha sempre progettate e costruite, e che con l’iniezione di capitali cinesi è riuscito nell’arduo compito di modernizzare e rendere più fruibile quel divertimento di guida fatto di auto semplici e leggere. Per tutte le altre vetture, invece, il discorso è ben diverso, ma non meno interessante. Nel processo che trasformerà la Lotus da produttore di nicchia a futuro concorrente di colossi del calibro della Porsche, i nuovi patron della Geely hanno dato al marchio un respiro decisamente più internazionale, coinvolgendo ingegneri e costruendo centri di sviluppo ben lontani dalla terra del tè delle cinque. La suv Eletre e la Emeya (ve ne parlo tra un attimo) sono state pensate nel Lotus Tech Innovation Center di Francoforte da menti giovani e brillanti arrivate dai migliori brand automobilistici della concorrenza. E si vede. Quello che mi ha impressionato di più guidando per la prima volta la Eletre qualche mese fa è proprio la qualità e la completezza di un progetto che tutto sembra fuorché il “primo tentativo” dell’inizio di una nuova era. 

Lotus Emira

Lotus Emira

Lotus Eletre

Lotus Eletre

SONO AUTO FATTE DAVVERO BENE. Le Lotus di nuova generazione sono fatte bene soprattutto all’interno, dove materiali e assemblaggi non hanno niente da invidiare alle solite tedesche, anzi. E si guidano altrettanto bene, con quel mix di comfort e controllo che, nel caso della Eletre, si desidera e ci si attende da una suv dalla vocazione sportiva. Ciliegina sulla torta, la velocità di ricarica dalle colonnine ultra fast, che è davvero da record: 350 kW in corrente continua, meglio di qualunque Porsche o Tesla. Certo, i consumi non sono altrettanto miracolosi, ma in un mondo ideale dove le colonnine a 350 kW caricano davvero a 350, si dovrebbe scendere a pochissimi compromessi scegliendo di guidare una Lotus elettrica. Anche la multimedialità e tutto ciò che riguarda i sistemi di assistenza alla guida sono di alto livello: è evidente che alla Lotus hanno fatto tesoro della tecnologia messa a disposizione dal colosso Geely

L’abitacolo della Lotus Eletre

L’abitacolo della Lotus Eletre

IN EVOLUZIONE. Che cosa non mi aveva troppo convinto della Eletre? Sicuramente lo stile. Non è brutta, tutt’altro, ma non emoziona alla vista quanto una Urus o una DBX e non è neppure elegante quanto una Cayenne o una Range Rover. Un po’ anonima e un po’ troppo appesantita nella zona della fiancate, con quelle enormi portiere posteriori che tanto piacciono al pubblico asiatico abituato a sedere dietro piuttosto che al volante. Bene, arriviamo alla finalmente alla Emeya, che abbiamo visto per la prima volta dal vivo pochi giorni fa; perché nonostante sia nata quasi contemporaneamente alla Eletre e abbia dimensioni altrettanto importanti, rappresenta un grande passo avanti in termini di design. Gli sbalzi ridotti la fanno sembrare più corta, lo spoiler attivo è meglio integrato nel posteriore e il design del frontale e in particolare dei fari esprime maggiore personalità e quel pizzico di aggressività in più che ci si aspetta da un’auto che nella sua configurazione più prestante dichiara la bellezza di 905 cavalli. Tutto ciò, unito a un centro di gravità più basso a tarature ad hoc per l’assetto, ci fa ben sperare in un’esperienza di guida elettrica sì, ma coinvolgente

Lotus Emeya

Lotus Emeya

CI POTREBBERO STUPIRE. Quella dell’elettrico è per la Lotus una scommessa ponderata, che tiene conto dei capitali del gruppo e dell’attesa svolta green dell’Occidente. I prodotti sono validi, ma se questa strategia funzionerà lo potranno dire solo i numeri di vendita: noi – con un po’ di nostalgia – speriamo che per le Lotus old school non sia davvero arrivato il capolinea, ma come abbiamo visto già diverse volte con altri costruttori di sportive, è proprio grazie a suv e berline, magari anche elettriche, che continua a esserci spazio per la passione. Perciò facciamo un po’ di tifo: forza Lotus!

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