La ricerca italiana si allea per la guida autonoma

La ricerca italiana si allea per la guida autonoma

L’Università di Modena e Reggio, l’Università di Pisa e MegaRide, spin-off accademico della Federico II, raccolgono la sfida di una delle gare automobilistiche più incredibili mai concepite: l’Indy Autonomous Challenge di Indianapolis, la prima competizione ad alta velocità del mondo dedicata ai veicoli a guida autonoma e organizzata sul mitico Motor Speedway di Indianapolis. L’appuntamento – aperto agli atenei di tutto il globo – è per il 23 ottobre e in palio c’è un montepremi complessivo di 1,5 milioni di dollari da destinare alla ricerca universitaria, ma soprattutto alla sperimentazione del futuro della mobilità, mettendo ‘a terra’ – in una sfida senza precedenti – le esperienze maturate in laboratorio e con i veicoli driverless sperimentali. Il team, promosso da UniMoRe, si chiama Euroracing per sottolineare non tanto la provenienza degli Atenei alleati tra loro, ma la collaborazione transnazionale e a livello continentale che la gara ha generato. Oltre alle Università di Modena e Reggio, Pisa e a MegaRide, partecipano, infatti, al progetto altri due campioni europei della ricerca ingegneristica e tecnologica: l’ETH Zurigo e la Polish Academy of Sciences. Nella gara americana si parlerà italiano anche per la presenza del team del Politecnico di Milano e per i telai dei veicoli, gli IL-15 Dallara modificati.

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A OGNUNO IL SUO COMPITO. Per aggiudicarsi uno dei premi in palio (un milione al primo, 250 mila al secondo e 50 mila agli altri) dell’Indy Autonomous Challenge occorre tagliare il traguardo in 25 minuti o meno, per 20 giri dell’ovale. Il super-team è già al lavoro e ha l’obiettivo di vincere, dando battaglia ad avversari del calibro del MIT e di Berkley. Nella squadra ciascun componente ha compiti ben definiti da svolgere. L’Università di Modena e Reggio, con il suo spin-off HiPeRT mette in campo tutta la competenza maturata nella ricerca sulla guida autonoma; Pisa contribuisce con l’esperienza del Roborace; l’ETH di Zurigo lavora allo sviluppo del veicolo; la Polish Academy rende disponibile l’esperienza messa a frutto nella gare di F1/10 e le competenze su reti neurali per real-time perception. A MegaRide tocca in questa fase il compito che svolge già in altri ambiti Motorsport ai massimi livelli: ottimizzare le prestazioni dinamiche del veicolo e della complessa interazione tra gomme, vettura e fondo stradale. 

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UN FUTURO DA REALIZZARE. L’Indy Autonomous Challenge rappresenta del resto un laboratorio a cielo aperto a misura oltre che di appassionati di sfide, motori e racing, soprattutto dei ricercatori che possono sperimentare per portare su strada innovazioni e soluzioni.  Che sia un mondo dominato dalla ricerca e dalla passione per il domani, lo prova come è nata la collaborazione tra MegaRide ed HiPeRT: “con una semplice stretta di mano basata sulla reciproca conoscenza dei rispettivi campi di lavoro e la mutua stima” racconta Flavio Farroni, CEO di MegaRide. Della serie: quando il futuro passa, non c’è tempo per formalità. Va agguantato e basta.

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