La Testarossa rinasce con Officine Fioravanti

La Testarossa rinasce con Officine Fioravanti

Si fa presto a dire restomod, da qualche anno a questa parte. Basta prendere uno dei tanti astri che hanno illuminato la volta celeste dell’automotive, arrogarsi il diritto di volerlo rendere più bello, contemporaneo e funzionale e il gioco è fatto. Sembra facile, ma non lo è. Anche perché, poi, ci si trova davanti – eccezion fatta per alcuni casi, più unici che rari – a rivisitazioni al limite dello strampalato, a prototipi che non s’accendono quando dovrebbero perché non sviluppati con i crismi del caso e via dicendo. Operazioni che generano interrogativi vari ed eventuali: era davvero necessario? Cosa penserebbero il designer e l’ingegnere padri del progetto originale? Il team di Officine Fioravanti – stando a quanto visto/letto ad oggi – sembra avere le idee decisamente chiare sul futuro prossimo e la loro Testarossa, prima vettura sfornata dalle fucine del brand, probabilmente, ne è un fulgido esempio.

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TESTAROSSA 2.0. La monospecchio monodado — si, quella che scorrazzava sui set di Miami Vice per intenderci — è la Testarossa per antonomasia, la più bella e ricercata. Officine Fioravanti ha reinterpretato un mito senza stravolgerlo e adoperando tutte le precauzioni necessarie quando si maneggia un capolavoro di questo calibro. Dopo 14 mesi di progettazione e sviluppo, dove ingegneria ed artigianalità italiane hanno abbracciato la proverbiale precisione svizzera — la sede di Officine Fioravanti è a Coldrerio, nel Canton Ticino — la vettura sta ultimando le fasi che precedono la delibera finale e quindi la presentazione ufficiale. La carrozzeria disegnata a suo tempo da Leonardo Fioravanti per Pininfarina, com’è giusto che sia, è rimasta inalterata. Un mix di proporzioni calibrate, segni distintivi unici e tocchi stilistici che non hanno certo bisogno d’essere ripensati. Meglio così, perché va detto, sarebbe stato un sacrilegio bello e buono.

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LE GOMME GIUSTE. Aerodinamica e telaio sono stati migliorati e questa Testarossa pare possa raggiungere i 320 km/h. Guardando le prime foto della vettura, che veste ancora un wrapping semi-camouflage, si nota che uno dei lavori di Officine Fioravanti per quanto riguarda gli esterni ha interessato i cerchi. La stella a cinque punte c’è sempre, ma il suo aspetto è stato piacevolmente rinfrescato, firma significativa per un progetto coraggioso; il diametro è stato incrementato in modo da poter montare pneumatici sportivi contemporanei di facile reperibilità, visto che trovare dei 225 e 250/50 R16 oggigiorno può rivelarsi un incubo. Non ultimo, dietro ad essi si celano dischi Brembo — quelli montati sulle vetture da gara Classe GT3 — ammortizzatori Öhlins regolabili elettronicamente e barre antirollio anch’esse adjustable.

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 PIÙ LEGGERA E QUALCHE CONTROLLO IN PIÙ. Il V12 a 180° da 4,9 litri è stato preparato meticolosamente e il fatto che la zona rossa scatti a 9000 giri lascia davvero ben sperare. Potenza e coppia sono aumentate – ma non è ci è ancora dato a sapere di quanto – c’è nuova centralina e uno scarico in titanio chiude il gruppo propulsivo. La Testarossa di Officine Fioravanti ha perso 120 kg rispetto al modello originale e siamo sicuri che questo dato si rifletterà a livello di handling. Tutto è stato fatto in-house, dalla meccanica all’elettronica: chi siederà al posto di guida potrà contare anche su ABS e controllo della trazione regolabili in 12 modalità.

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IL FUTURO NEL PASSATO. All’interno si parla di pellami esclusivi, rigorosamente Made in Italy, cuciture da sartoria e parti una volta in plastica ora sostituite da componenti in alluminio ricavati dal pieno. Un’impianto audio di alto livello e alcuni dettagli retro-tech completeranno l’abitacolo: siamo davvero curiosi di scoprire cosa è effettivamente cambiato a livello di plancia, dotazioni tecnologiche e console centrale. A giudicare dalle premesse, parlare di restomod forse è riduttivo e in Officine Fioravanti nulla sembra esser stato lasciato al caso. Il team elvetico ha preferito portare il futuro nel passato anziché viceversa: non ha voluto trascinare un’icona degli Anni ’80 ai giorni nostri, forzandone improbabili evoluzioni, ma sembra aver semplicemente agito con sacrosanto rispetto. Come si conviene quando s’accarezza un capolavoro. Qualunque esso sia.

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