Michelotti: l’omaggio del MAUTO per il centenario

Michelotti: l’omaggio del MAUTO per il centenario

Giovanni Michelotti, torinese classe 1921, è uno dei car designer più ammirati e prolifici al mondo. Pur non essendo mai diventato un costruttore, il suo stile eclettico è stato tra i più luminosi tra gli Anni ’50 e ’70, ma che vanta anche progetti notevoli durante gli anni del secondo conflitto mondiale. Alcuni marchi, BMW in primis, considerano il suo apporto ancora oggi indelebile. A centro anni dalla sua nascita, il MAUTO ha deciso di allestire un’importante personale a lui dedicata. Per la prima volta una cospicua porzione dell’archivio Michelotti verrà esposta al pubblico: disegni tecnici, schizzi, piani di forma, modelli in scala, ma anche una nutrita selezione di autovetture tra le più rappresentative. Queste, insieme a documenti cartacei, filmati inediti e un suggestivo impianto scenografico, racconteranno la storia professionale e umana dello stilista in un avvincente progetto espositivo curato da Giosuè Boetto Cohen con il supporto di Edgardo Michelotti, figlio del designer nonché custode dell’archivio privato.

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DAL TEMPERAMATITE AL TECNIGRAFO. All’età di 16 anni Giovanni Michelotti inizia a lavorare agli Stabilimenti Farina — fondati da Giovanni Farina, fratello di Pinin — come tuttofare. A lui, adolescente, spettano compiti davvero semplici, come stendere i fogli sul tecnigrafo o temperare le matite a personaggi del calibro di Pietro Frua o Mario Revelli di Beaumont, avendo la possibilità d’osservarli all’opera. Nel dopolavoro è solito abbozzare alcuni schizzi e alcuni di questi sono così ben fatti che gli viene affidata una scrivania. Pochi giorni dopo, il giovane Michelotti, ancora con i calzoni corti, realizza un disegno in scala 1:1 per l’autotelaio di una Alfa Romeo 6C 2500 che stupisce anche lo stesso Revelli di Beaumont.

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LA METAFORA DEL CAMMELLO. In questi anni Michelotti intuisce l’importanza e la futura autonomia operativa che il ruolo del designer è destinato ad assumere nella produzione industriale, specie in quella automotive. Fino ad allora il disegnatore di carrozzerie era un dipendente o un collaboratore artistico delle varie Case, non esisteva ancora una figura professionale vera e propria che operava su richiesta. Sul tema dell’autonomia artistica del designer nei confronti del sistema industriale, diceva: “Il cammello è un cavallo progettato dal designer dopo una riunione di direttori”.

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CHI FA DA SÉ, FA PER TRE. Nel 1949 Michelotti decide di mettersi in proprio e apre uno studio in Via Ormea a Torino per poi ingrandirsi in Corso Duca degli Abruzzi e poi Corso Francia; il suo è il primo studio professionale in Italia specificamente dedicato al disegno di carrozzerie automobilistiche. La strada imboccata da Michelotti si dimostra azzeccata e le richieste si fanno numerose fin dall’inizio, tanto da convincerlo nel 1959 a prendere in affitto un’officina in via Levanna — sempre a Torino — per poter realizzare carrozzerie e maquette in scala 1:1. Molti incarichi provengono dai principali carrozzieri torinesi come Allemano, Bertone, Ghia e Vignale con i quali Michelotti instaura un particolare rapporto di collaborazione che gli consente di passare dal figurino al prototipo funzionante in poche settimane di lavoro. In questi anni grazie ai carrozzieri sabaudi citati poco fa, Michelotti metti la firma su numerose Ferrari, Lancia e Maserati.

Ferrari

A TUTTO CAMPO. Un metodo efficace che fa apprezzare Michelotti anche a grandi marchi stranieri come BMW e Triumph che instaurando con lui prolifici e lunghi rapporti di lavoro. Per la Casa dell’Elica disegnerà tutti i modelli del rilancio: l’Isetta, la 700 del 1958, la 1500 del 1961, la 1600-2 del 1966, la 2500/2800 del 1968 e la 2800 CS del 1969. Anche l’attività per la Casa britannica fu proficua, includendo tutti i modelli di maggior successo della Triumph, come la Herald del 1959, le TR4 e TR5 del 1961, la Spitfire del 1963, 2000/2500 del 1963, la GT6 del 1966, la Stag e tutta la generazione di berline medie 1300/1500, Toledo e Dolomite degli Anni ’60 e ’70. Nel 1967, in virtù dell’aumento della mole di lavoro, la sede dell’azienda si sposta ad Orbassano e alla rosa dei clienti s’aggiungo Fiat, Daf, Alpine e Matra, mentre il suo ultimo lavoro è l’impostazione della Reliant Scimitar SS1 nel 1979. Michelotti fu uno dei designer più eclettici e prolifici di sempre. Non aveva stilemi fissi da riproporre ciclicamente ed era in grado d’adattarsi facilmente all’immagine della Casa che gli commissionava il disegno ed alle esigenze produttive. Alla data della sua prematura scomparsa, si stima avesse disegnato circa 1200 autovetture. È tuttavia impossibile fare un computo preciso in quanto Michelotti non imponeva alle Case a cui consegnava i disegni di comunicare il suo nome, né di mettere marchi vari sulle carrozzerie.

BMW 2002

Alpine A110

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  • Alpine A110
  • AR 6C 2500
  • AR Giulietta Sprint Veloce Goccia
  • BMW 2002
  • Daf Kini
  • Ferrari 365 GTB:4 NART
  • Ferrari 365 GTB:4 Spider
  • Ferrari
  • Fiat 850 Shellette
  • Lancia Beta Mizar
  • Maserati 500 GT
  • Michelotti Laser
  • Nardi-Plymouth Silver Ray
  • Triumph Spitfire
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