Monterey Car Week 2021, la ‘best five’
I ‘riflettori californiani’ sul mondo dell’auto sportiva e da collezione si sono spenti da pochi giorni e le auto da sogno svelate alla Monterey Car Week si preparano a raggiungere i garage dei loro fortunati proprietari. Come da tradizione sono state le vetture da collezione come la Lamborghini Countach LPI 800-4 e la Bugatti Bolide a prendersi le ‘prime pagine’ dei giornali, ma la settimana dei motori californiana ha fatto da palcoscenico a tante altre novità davvero interessanti. Ne abbiamo selezionate cinque, tra le più diverse, ma tutte da non perdere.
IL CANTO DEL CIGNO GIAPPONESE. Finale col botto per la supercar di casa Honda: la NSX (qui la nostra prova) si avvia al pensionamento nel 2022 salutando in pubblico con una versione speciale denominata Type S. Prodotte in 350 esemplari nello stabilimento americano della casa di Tokyo, le Type S rimarranno quasi tutte in America (dove sono commercializzate col brand Acura) e prenderanno a piene mani dalle mensole dell’allestimento GT3 EVO da pista, non dimenticando i due turbocompressori che tirano fuori dal V6 da 3,5 litri più di 520 cavalli. Esteticamente si contraddistingue per il frontale e il posteriore di diverso disegno e per altre piccole sciccherie da final edition: un oggetto da collezione per il quale si dovranno sborsare almeno 150mila euro, ma che difficilmente riuscirete a tenere in garage. Il cambio a doppia frizione DCT a nove rapporti, il sistema di trasmissione Sport Hybrid Super Handling All-Wheel Drive, il baricentro basso e i Pirelli PZero specifici vi inviteranno a spingere per il tempone in pista, altro che collezionismo. Perfetta se volete girare a Suzuka come dei missili.
LA MINI DEL DOTTOR MALE. Prendi un’icona inglese e un cattivissimo motore giapponese, impacchetta tutto con interni curatissimi e falli shakerare da tre ragazzi canadesi. Quello che potrebbe sembrare un progetto folle da sbarbati nel garage dei genitori – o l’inizio di una barzelletta – è invece una raffinata interpretazione dell’eterna scatoletta di Alec Issigonis. Per inciso, i ragazzi che hanno dato vita al marchio Spectre Vehicle Design sono gli stessi dietro a Steveston Motor Co, decisamente molto famosi nel giro di quelli che aggiungono un po’ di pepe alle performance della Classic Mini swappando i paciosi motori originali BMC o Rover con i VTec giapponesi di casa Honda. Con la Type 10 hanno portato il concetto all’estremo, arricchendo il pacchetto con interni curatissimo da bonsai e un tetto panoramico trasparente. Un missile feng shui, con un solo difetto: dimenticatevi del bagagliaio, occupato da una marmitta da Formula 1. Si aggiunge alle tantissime interpretazioni in chiave extra lusso e strappa-sampietrini della Mini, ma con tanta personalità.
AGGRESSIONE MULLINER. Anche Bentley si è presentata agguerritissima a Monterey sfoggiando un attacco a sei punte. Ovvero sei primizie firmate Mulliner, il sotto marchio che caratterizza le versioni più personalizzate e ‘pettinate’ dei modelli della casa di Crewe. Esordisce infatti durante la Car Week la Flying Spur Mulliner, la berlinona per milionari sofisticati e vecchia scuola, che danno valore ai piccoli dettagli come le griglie satinate, gli interni in pelle cuciti a mano o le ruote da 22 pollici con il logo che si auto-centra durante la marcia. Le fanno compagnia le nuove versioni ibride sempre della Flying Spur e della Bentayga: insieme formano un trittico di auto da sogno ma comunque facilmente ordinabili – portafoglio permettendo – in concessionaria. Per chi cerca invece qualcosa di più esclusivo c’è il concept Balacar, una barchetta due posti secchi con trazione integrale intelligente e una versione più nervosa del W12 da 6 litri, che per l’occasione eroga 650 cavalli: sangue Bentley ma con un occhio alla sostenibilità, soprattutto nella scelta dei materiali. Se vi piace sbrigatevi, ne faranno solo 12 e quindi il rischio di doversi ‘accontentare’ di una Continental GT Convertible è altissimo. L’ape regina però è stata la Bentley Blower Continuation di preserie, la primissima vettura anteguerra ad entrare nel sempre più affollato mercato delle vetture ‘Continuation’: riproduzioni fedelissime di auto che hanno fatto la storia, costruite direttamente dalla casa madre (si sono già cimentate – non senza polemiche – Jaguar con la E Type e Aston Martin con la DB4 GT). Automobili fuori dal tempo, repliche di qualcosa che non c’è più ma con il timbrino di chi le ha create in origine. Più nobili delle kit-car che le scimmiottano, fanno comunque storcere il naso a chi si è comprato, spendendo una fortuna, quelle originali. Fanno discutere, ma vanno sold-out prima ancora di essere prodotte.
SPEEDSTER AL CARBONIO. Monterey vede anche il debutto di una vecchia conoscenza (qui per saperne di più), la 993 Remastered Speedster di Gunther Werks. Lo specialista dei restomod su base 993 questa volta si è superato: a The Quail ha portato la versione definitiva della propria rivisitazione in chiave barchetta del fortunato modello Porsche. Il tetto lascia il posto a un tonneau con le classiche gobbe che nasconde un roll bar, ovviamente in fibra di carbonio – materiale che l’atelier ama molto, qualcuno ricorderà la scocca di 964 full-carbon in bella mostra a sempre a Monterey nel 2019 –. È un oggetto libidinoso per fare il tempo in pista, il tutto tirando il collo a un motore quattro litri aspirato a cui vengono strappati 435 cavalli. Nonostante il telaio rinforzato (per sopperire alla mancanza del tetto), la 993 Speedster mantiene comunque il peso sotto controllo – 1175 kg a secco –, a tutto vantaggio dell’handling. Solo 25 esemplari per questa libidinosissima arma da track day che, tolti casco e guanti, potete comodamente portare a un concorso di eleganza.
QUARTO DI MIGLIO ALLA SPINA. Fresca dell’acquisto di Bugatti (e di una più ampia partnership con Porsche), Rimac approfitta della Car Week per mostrare al mondo la Nevera, che senza troppa umiltà si prende subito il titolo di auto di produzione dall’accelerazione più veloce. Certo, i 1914 cavalli erogati da quattro motori elettrici separati le danno un bel vantaggio, però leggere 8″582 sul classico quarto di miglio da fermo (400 metri) preannuncia grandi soddisfazioni negli spari al semaforo. Scherzi a parte, una hypercar in grado di battere la Bugatti Chiron Sport nel suo terreno di sfida prediletto (e anche la nervosissima Tesla Model S Plaid, per rimanere nel mondo elettrico) è un ottimo biglietto da visita per il giovanissimo costruttore croato (nasce nel 2007). Le forme sono quelle morbide che vanno molto in questo momento (Hey Lotus, vi dice nulla?), è l’auto perfetta se cercate performance brutali senza trascurare la sostenibilità, usura delle gomme a parte.
