Museo Alfa Romeo, le auto che non avete mai visto

Museo Alfa Romeo, le auto che non avete mai visto

Poche storie, nemmeno il più romantico degli alfisti riuscirebbe a immaginare un posto simile. Provate a pensare a tutto ciò che è stato fatto dall’Alfa Romeo nei suoi 110 anni di storia e, per ragioni spazio, non trova una collocazione stabile nel percorso espositivo del museo. Automobili, certo, ma anche modellini, motori, prototipi, maquette, pezzi meccanici.

IMG_6052

SEZIONI PROIBITE. I tesori nascosti del Biscione vivono al secondo e al terzo piano del blocco C dell’ex centro direzionale dell’Alfa Romeo, nello stesso edificio che ospita le 72 vetture della collezione permanente. La sensazione, qui, è che il tempo si sia fermato. L’ambiente è a dir poco suggestivo, sorprende per la sua essenzialità e per la netta percezione di luogo in continuo divenire che restituisce ai (fortunati) visitatori. In questo caso, una nutrita e appassionata delegazione dell’Alfa Club Milano, che si è riservata la straordinaria opportunità di ammirare dal vivo – con tanto di visita guidata – pezzi di straordinaria rarità altrimenti visibili soltanto su libri e riviste specializzate. Che dire per esempio di una Giulia TZ sezionata apposta per mostrarne il telaio tubolare? Considerato l’enorme valore economico dell’auto oggi appare pura follia, eppure negli Anni ’60 era l’unico modo per mettere a nudo un simile capolavoro di ingegneria. Stessa sorte è toccata a una più modesta 33 berlina, divisa a metà fino all’ultimo bullone con una precisione chirurgica: un trattato di anatomia meccanica che racconta più di mille disegni tecnici.

IMG_6044

LA MACCHINA DEL TEMPO. Le vetture e gli oggetti sono suddivisi in tredici aree di lavoro: non deve stupire, perciò, trovare qualcosa fuori posto. Del resto “il concetto è più o meno quello di un’officina”, spiega il curatore del Museo Storico Alfa Romeo, Lorenzo Ardizio, che mette l’accento sulla portata della sfida che tra queste mura affronta quotidianamente insieme al suo staff: “non solo conservare il patrimonio, ma tenerlo in vita e renderlo visibile al pubblico in previsione dell’allestimento di nuovi spazi”. Ma come si fermano, da queste parti, le lancette dell’orologio? “Non certo limitandosi a spolverare le carrozzerie e bloccando la ruggine”, chiosa Ardizio, sottolineando come “almeno una volta all’anno ogni singola vettura della collezione viene messa in moto e guidata”. Il pistino del museo, che si affaccia sull’Autostrada dei Laghi, d’altronde serve anche a questo. Tra le sue curve, ultimamente, si sono concesse una sgambata la Tipo 103 e molte altre mosche bianche tornate sotto i riflettori grazie alla rassegna ‘Dietro le quinte – Backstage’, un ciclo di dodici appuntamenti dedicati alle pagine meno note della storia del Biscione inaugurato nel 2019 e – per la gioia del pubblico alfista – riproposto anche quest’anno.

IMG_6016

SOGNARE A OCCHI APERTI. Mettere in fila le automobili che in 110 anni hanno contribuito a costruire il mito significa anche riafferrare sogni interrotti e mettere in moto la fantasia. Sospesi tra immaginazione e realtà, nelle stanze segrete del museo abbiamo scoperto progetti geniali, frutto di un’inventiva e di una passione a volte illimitate, riflesso di un’azienda che come poche altre al mondo ha saputo ispirare i propri dipendenti. Oggi la 40-60 HP con carrozzeria da gran premio appare né più né meno come una grande scatola rossa su ruote, eppure su questa vettura dal fascino un po’ naïf costruita a cavallo tra gli Anni ’10 e ’20 del Novecento si è fatto le ossa come collaudatore nientemeno che Enzo Ferrari. E se alla 20-30 ES del 1921 (altro modello legato a doppio filo con la carriera sportiva del Drake, ndr) spetta la palma di prima vettura marchiata Alfa Romeo, alla 33 Tempo Libero carrozzata da Zagato alla metà degli Anni ’80 va il merito di aver anticipato la moda, oggi dilagante, delle crossover.

IMG_6018

UN VIAGGIO NELLA STORIA. Gli spazi dell’ex Centro Direzionale raccontano anche di una fabbrica molto attenta alla formazione dei propri tecnici e dei propri operai. Ne è prova un motore boxer sedici valvole smontato e appeso a un muro: proprio su quest’unità, nei primi Anni ’90, si sono esercitati gli allievi della Scuola Assistenza. Tornando alle auto, è superfluo dire che la maggior parte di esse sotto i teli rossi non nasconde soltanto un motore e una carrozzeria. La quasi settantenne 1900 Super che a prima vista può sembrare una delle tante, per esempio, monta un innovativo e insolito cambio semi-automatico. E la Giulia 1.6 Super ‘tagliata’ a mo’ di spiaggina? Fu allestita dalla carrozzeria Colli nel 1965 e utilizzata dall’allora presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, per visitare il nuovo stabilimento di Arese. Impossibile, infine, tenere il conto di trofei, coppe, marmitte, collettori, turbine, modellini e – addirittura – strumenti provenienti dall’ex laboratorio chimico. Frammenti di memoria indelebili che, messi insieme, raccontano una fabbrica di automobili diversa da tutte le altre. E che non finirà mai di emozionare.

IMG_6007

  • IMG_6041
  • IMG_6042
  • IMG_6044
  • IMG_6046
  • IMG_6047
  • IMG_6049
  • IMG_6052
  • IMG_6054
  • IMG_6055
  • IMG_5996
  • IMG_5998
  • IMG_6002
  • IMG_6003
  • IMG_6005
  • IMG_6006
  • IMG_6007
  • IMG_6012
  • IMG_6014
  • IMG_6016
  • IMG_6017
  • IMG_6018
  • IMG_6019
  • IMG_6021
  • IMG_6022
  • IMG_6024
  • IMG_6025
  • IMG_6038
CONDIVIDI SU

Lascia un commento

INCENTIVE
VIDEO
ALTRI VIDEO