Pagani Imola, la Huayra brutalista

Pagani Imola, la Huayra brutalista

Ogni volta che la funzione s’impossessa delle forme di un’auto, accade qualcosa di eccitante: è in questi casi, infatti, che emergono sensualità e verità inedite di un modello. La Huayra, come tutte le hypercar degli ultimi anni, è nata scolpita dalla funzione; ma la coperta – in questi casi – è sempre troppo corta. E per farla apparire bella (come ci apparve al lancio, nel 2011) spesso si è costretti a rinunciare al pathos che elementi come le appendici aerodinamiche sanno generare. “Le persone sono affascinate dalle auto da corsa, e quelle hanno gli alettoni”: Horacio Pagani, gran conoscitore della pancia della passione automobilistica, sintetizza così l’attrazione per un certo tipo di auto, non necessariamente elegante, ma capace di colpire al cuore l’attenzione della gente. Quelle alettonate, come la Imola: un progetto talmente diverso da quello da cui deriva, la Huayra, da fargli perdere il nome. Pagani Imola, quindi. L’ultima a montare il V12 biturbo AMG in configurazione M158 (quello nuovo, che vedremo anche sulla prossima Pagani, è stato presentato già sulla Huayra Roadster BC), la prima a sperimentare un’aerodinamica spinta dai tempi della Zonda R (2008) e – quasi certamente – la Pagani più veloce di sempre. Fonti non ufficiali parlano di una differenza sul tempo-giro a Imola di sette secondi tra una Pagani Imola e una 918 Porsche e la cosa potrebbe non sembrare così strana dati i numeri in ballo.

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SUPERLIGHT. La Imola pesa 1246 kg, per una potenza di 827 cv e una coppia di 1100 Nm; praticamente un peso piuma sovreccitato da una montagna di forza e schiacciata a terra da circa otto metri quadri di fondo piatto, a sua volta spanciato sull’asfalto da un alettone importante e una serie di finezze aerodinamiche che ne ottimizzano la penetrazione nell’aria. Alla Pagani non dichiarano apertamente il dato di downforce, ma è facile ipotizzare un dato compreso tra i 600 e i 700 kg a una velocità di 280 all’ora; in fase di lancio della Roadster BC, infatti, si parlava di un dato di 500 kg a quella velocità e sulla Imola c’è un incremento di downforce del 30 per cento. Nel video che le abbiamo dedicato, Horacio Pagani, spiega – in fondo – il perché di questa vaghezza in merito a questo dato: “Ci sono vari modi di approcciare la downforce; lo puoi fare in modo responsabile o no”. Quello che sottende è il fatto che i suoi clienti non siano tutti dei piloti e che quest’auto voglia rimanere qualcosa di guidabile e fruibile anche da non professionisti del volante. Da qui una serie di scelte ‘conservative’ nel fine tuning di sospensioni e carico aerodinamico.

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PARALLELA AL TERRENO. Andrea Palma, che ne ha seguito collaudi e messa a punto, è entusiasta del lavoro svolto: come sulla Huayra Roadster BC, anche la Imola monta un avantreno ottimizzato per inserimenti in curva estremamente vivaci e capaci pur senza mettere in crisi l’assetto del retrotreno; tante le ore spese nell’ottimizzazione dell’elastocinematica (antidive, camber e caster) e nel fine tuning delle sospensioni attive: “Un sistema particolarmente leggero”, ci racconta Francesco Perini, il capo progetto tecnico, che ci ha consentito di ottimizzare l’altezza da terra in tutte le condizioni grazie all’utilizzo attivo del lifter anteriore. Questo sistema, che serve per esempio a scavalcare dossi o inviti del marciapiedi, aiuta a mantenere inalterata l’altezza da terra nei picchi delle accelerazioni longitudinali. Quindi a stabilizzare aerodinamicamente l’auto anche nei frangenti cruciali per la stabilità. Il tutto lavorando in simbiosi con l’aerodinamica attiva (composta dai quattro flap alle estremità dell’auto) introdotta per la prima volta proprio sulla Huayra.

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TRACKDAY ORIENTED. Questa Imola introduce nuove tecnologie costruttive del carbonio (Carbo-Titanio HP62 G2 e del Carbo-Triax HP62) che troveremo anche sulle prossime Pagani e che già fanno parte delle incredibili performance della Huayra BC, modello che è stato sviluppato nello stesso periodo d’incubazione della Imola, ma che ha come obiettivo una performance più stradale rispetto a quella, sopratutto da track day, della Imola. Quello del trackday è un concetto ormai noto per un certo tipo di automobilista: ovvero godersi le performance dell’auto in pista, in giornate dedicate, recandosi in circuito direttamente con la propria auto. Ecco perché si potrebbe dire che la coperta di sviluppo di questa Imola sia sbilanciata per il 60 percento verso l’utilizzo pista e per il restante 40 per l’utilizzo stradale. Il contrario della Huayra Roadster BC.

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MATERIALI LAVORATI CON LA TESTA. Interessante, al fine del contenimento del peso, l’introduzione della nuova tecnica di verniciatura Acquarello Light, ovvero un sistema che consente di ridurre il peso della vernice utilizzata di ben cinque chili rispetto al processo tradizionale. Ancora: ci sono più di 770 elementi forgiati o ricavati dal pieno e questo, in combine con l’utilizzo di materiali come l’alluminio, il titanio e il cromo-molibdeno, ha permesso ulteriori risparmi di peso; ogni pezzo ‘scavato nella materia’, infatti, è ottimizzato per eliminare i grammi superflui. Così, alleggerendo gli elementi, è stato possibile togliere chili impensabili fino a quel momento; tenendo conto – peraltro – che il termine di paragone era pur sempre un’auto, la Huayra, intrinsecamente leggera per essere una V12 biturbo: 1350 kg.

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PERSONALIZZAZIONE TOTALE. In qualche modo, questa Imola – che come dice il nome omaggia una pista che l’ha vita protagonista per oltre 16mila km di test – è il tributo a una delle specialità della Pagani, la personalizzazione. Questo progetto, infatti, è stato portato avanti a quattro mani tra lo staff guidato dall’italoargentino e il primo cliente che l’ha commissionata. L’evoluzione del modello, la ricerca della performance assoluta, è stata condivisa in ogni suo momento col cliente. E, in seguito, coi clienti dato che questa serie speciale Imola è composta di cinque pezzi (da cinque milioni di euro l’uno, tasse escluse). Con loro, al pari di quando di configura un interno o si sceglie una livrea, è stato validato ogni dettaglio estetico e funzionale utile alla definizione del progetto Imola. Ecco perché questa è la prima Pagani non definita dalla classica eleganza con cui Horacio Pagani firma i suoi progetti originali, ma dall’esigenza di inseguire la performance. Ecco perché questa sarà ricordata come la prima Pagani brutalista.

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