Porsche: la 911 sarà l’ultima a elettrificarsi

Porsche: la 911 sarà l’ultima a elettrificarsi

La 911 sarà l’utima Porsche a diventare elettrica e se nel frattempo la Casa auto riuscirà a sviluppare la sua variante di eco-fuel potrebbe anche continuare a montare motori termici. A prometterlo è Detlev von Platen, responsabile delle vendite globali di Porsche, parlando di uno dei modelli più iconici del marchio di Stoccarda, che entro il 2030 punta a diventare carbon neutral convertendo l’80 percento delle auto e dei SUV che produce all’elettrico o all’ibrido plug-in.

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UNO SPIRAGLIO PER I MOTORI TERMICI. La vera sfida di Porsche però è lo sviluppo dell’eFuel, un carburante artificiale a emissioni zero che può essere bruciato nei motori a combustione interna senza impatti sul riscaldamento globale. Se il progetto andasse in porto significherebbe non solo continuare a produrre le 911 con motori a combustione, ma anche altri modelli, senza contare le Porsche storiche che potrebbero continuare a girare senza patemi ecologici (il 70 percento di tutta la produzione di sempre della Casa auto tedesca è ancora in circolazione). Attualmente, un impianto di produzione di carburante in Cile utilizza l’energia eolica per produrre idrogeno gassoso, che combinato ad anidride carbonica dà vita a un combustibile sintetico liquido. Poiché il processo di produzione di tale carburante sottrae anidride carbonica dall’atmosfera, è considerata carbon neutral ed ecosostenibile. Come spesso accade, aver trovato la tecnologia giusta non significa aver risolto Il problema. Al momento, questo tipo di carburante costa una cosa come quasi 9 euro al litro, un prezzo improponibile al grande pubblico. L’obiettivo è scendere sotto i 2 euro. 

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MA IL FUTURO È A CORRENTE. Intanto, Porsche sta ampliando la sua offerta di auto elettriche a partire dalla prossima versione della Macan, senza rinunciare anche alle soluzioni ibride come la Panamera E-Hybrid, ad esempio, che può percorrere oltre 20 chilometri a batteri, a prima di dover utilizzare il suo motore turbo a 6 cilindri. Alla fine, però, ha dichiarato von Platen in una conversazione con la CNN, Porsche passerà completamente all’elettrico. Perché? “Questo è il futuro – ha detto il supermanager -, punto”.

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2 commenti su “Porsche: la 911 sarà l’ultima a elettrificarsi”
  • Alberto Spriano ha scritto:

    La 911 è prima di tutto, marketing.
Con i 2 metri e 45 di interesse della 911 e questa densità gravimetrica c’è poco da fare.
    Vedremo una Porsche sportiva, 911 o come si chiamerà, varcata la soglia dei 500 Wh/kg.
911 è un mito, ma obiettivamente è anche un numero estraneo alle vittorie nel mondiale rally costruttori, quanto piloti.
In pista, per vincere la 24 ore di Le Mans, Porsche ha dovuto rigirare il flat six a sbalzo, disponendolo dove doveva essere.
    La RSR ottenne finalmente il bilanciamento che è sempre mancato alla 911, liberando spazio per collocare un diffusore adeguato.
Una vettura sportiva diventa un mito quando vince le corse non quando le perde.
    Diversamente è marketing.
    E in Italia, dove da sempre i veri miti si mettono da parte, lo sappiamo bene.

  • Alberto Spriano ha scritto:

    Il mito 911, da Franco Scaglione a Ferry Porsche.

    Le origini dell’evoluzione sportiva del Maggiolino risalgono al dopoguerra, al 1948, quando in una segheria sulle Alpi della Carinzia, un piccolo grande uomo dalla testa grossa, di ritorno dal carcere francese per crimini di guerra, accusato al fine di estorcere alla famiglia del denaro, trasformò l’auto del popolo, la prima world car germanica nella Superleggera, perché costruita in alluminio battuto a mano su matrice in legno sotto la supervisione di mastro Weber.

    Mastro Weber e il Prof. Ferdinand diedero forma a quella silhouette inconfondibile della 356 che ancora oggi porta il nome di quel piccolo grande uomo: Porsche.

    Herr Abarth a Torino ripercorse la metamorfosi del bruco che diventò farfalla e come quel piccolo grande uomo, trasformo una Fiat del popolo, tutto dietro, la Fiat 600, come il Maggiolino che diventò Porsche.

    Cosa venne a mancare?

    Perché le Abarth non divennero le antagoniste delle Porsche?

    Perché non avvenne l’evoluzione della farfalla?

    Le Abarth divennero delle “Derivazioni” di utilitarie Fiat, ottenute da pezzi meccanici consegnati in cassette di legno ai meccanici della domenica, più raramente diventarono leggere e costose farfalle.

    A Herr Abarth mancò la visione di Porsche: la vendita transatlantica di un modello sportivo derivato da un’utilitaria provvista di una carrozzeria leggera, originale e sportiva come accadde invece negli Stati Uniti con la 356 di Porsche immortalata da Paul Newman in Detective Harper oltre ad essere la preferita di Janis Joplin e James Dean.

    Colpo di scena.

    La storia s’intreccia nel ‘59 quando il Prof. Porsche e il figlio Ferry consentono ad Herr Abarth di trasformare la loro 356 in una Abarth Porsche.

    Non fu il solito specialista di aerodinamica Elio Zagato a disegnarne la carrozzeria bassa e profilata con il tetto a due gobbe per alloggiarvi la sommità della testa e la coda tronca di Kamm, estremismi aerodinamici di Zagato funzionali a ridurre la sezione frontale e il vortice posteriore che caratterizzarono la Giulia TZ2.

    Per disegnare l’Abarth Porsche 356, Herr Abarth si rivolse a Franco Scaglione padre dell’indimenticata 33 stradale uno dei più affascinanti Coupe Alfa Romeo di sempre.

    Franco Scaglione voleva superare l’aerodinamica di Zagato ed estremizzo’ l’aerodinamica della 356 all’inverosimile. Il risultato fu sconcertante: lo spazio era limitato anche per i piccoli italiani del dopoguerra e il tetto era più basso di oltre 10 cm. e assai più grave, senza le gobbe Zagato per inserirvi la testa.

    La carrozzeria con un imponente muso lungo e vuoto, secondo solo alla Miura ed una coda corta, pesava un pilota meno della 356 originale e già nel primo giro di pista la Abarth Porsche seminava le consorelle 356.

    In breve, il Prof. Porsche e il figliolo Ferry annullarono il contratto con Herr Abarth e provarono a realizzare carrozzerie aerodinamiche, profilate e leggere come quelle di Scaglione e di Zagato, ma non ci riuscirono. Era venuto il momento di alzare la posta ed aggiunsero due cilindri al boxer del Maggiolino. Nacque così il flat six Porsche e la 911 del figlio Ferry “ispirata” al disegno di Franco Scaglione della 356 Abarth Porsche.

    Tutta colpa di Herr Abarth e della sua smania di trasformare il meglio nel massimo.

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