The Italian Job, un film da riguardare

Se siete cresciuti a pane e motori chissà quanti pomeriggi piovosi avrete trascorso spaparanzati di sghimbescio sul divano, ciotola di popcorn sottomano, a gustarvi film come Fast and Furious, Fuori in 60 secondi, Cars, Giorni di tuono, Rush, e via discorrendo. Uno dei migliori lavori sul genere rimane senza alcun dubbio The Italian Job, pellicola diretta da F. F. Gary e uscita nelle sale nel 2003 come moderna riedizione del film cult Un colpo all’italiana del 1969, in cui una scalmanata banda di ladri inglesi ruba un carico di lingotti d’oro destinato alla Fiat e scappa per le vie di Torino a bordo di tre Mini Cooper. 

IL “RESTOMOD” DI UN CULT. Il remake riprende per molti aspetti la trama di The Italian Job degli Anni ’60 – in primis le tre Mini (ma moderne) bianca, rossa e blu (i colori della Union Jack) e la fuga, resa possibile grazie alla manomissione del centro di controllo semaforico della città – e vede nel cast protagonisti star del calibro di Charlize Theron, Mark Wahlberg e Jason Statham, affiancati da Edward Norton, Seth Green e Donald Sutherland.    

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SPETTACOLO GARANTITO. La trama è semplice e ben strutturata: un gruppo di ladri statunitensi, capitanata da Charlie Crocker (interpretato da Wahlberg; nel film del ’69, invece, a indossare i panni dello stesso furfante è un brillantissimo e affascinante Michael Caine), mette a segno il colpo della vita, rubando 35 milioni in lingotti d’oro a Venezia, ma durante la fuga uno dei compagni (Norton) tradisce gli altri, uccide il mentore della squadra (John Bridger, interpretato da Sutherland) e fa perdere le proprie tracce. Un anno dopo, il gruppo lo rintraccia a Los Angeles, e insieme alla figlia di Bridger (Stella Bridger, interpretata da Charlize Theron, esperta nel forzare casseforti per la polizia) pianifica fin nei minimi la doverosa vendetta. Ogni personaggio è caratterizzato molto bene e ha il suo preciso ruolo, da Statham nei panni di un playboy abilissimo nella guida a Green, che interpreta Lyle, hacker fenomenale e vero inventore di Napster, fino a Stella, animata dalla brama della vendetta e star indiscussa del film (eh sì, le Mini vengono dopo…).

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E A PROPOSITO DI MINI… Non c’è dubbio che le tre Mini siano le protagoniste automobilistiche del film. Come nella pellicola di oltre mezzo secolo fa, si tratta delle più potenti versioni Cooper S, e più nello specifico delle versioni R53 del 2003 equipaggiate con il kit di elaborazione John Cooper Works, che innalza la potenza del 1.6 con compressore volumetrico da 163 a 200 CV (ma per esigenze di scena sono state messe in campo anche le meno estreme Cooper, e persino alcuni modelli elettrici…). Nelle prime scene del film compare pure una deliziosa (e minuscola) Mini del ’97 guidata da Stella Bridger, ma il vero show lo fanno le sorelle più nuove e potenti, che si esibiscono in rocambolesche scorribande lungo le strade di Los Angeles, tra tunnel infilati a tutta velocità e numeri da stuntman su prati e scalinate. Insomma, un film imperdibile, per gli amanti del genere e non solo…

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