Viritech Apricale, l’hypercar firmata Pininfarina punta sull’idrogeno

Viritech Apricale, l’hypercar firmata Pininfarina punta sull’idrogeno

UNO SGUARDO AL FUTURO. Leggera, estrema, potentissima. Tanto onirica nell’aspetto quanto concreta nel proporre una tecnologia sulla quale potrebbe basarsi un buon pezzo della mobilità di domani. Cuore anglo-gallese e corpo italiano (l’ha disegnata la Pininfarina), la Viritech Apricale è tra le novità più “clamorose” sotto i riflettori del Goodwood Festival of Speed. In questa hypercar da sogno a idrogeno, che pesa meno di una tonnellata e sprigiona una potenza di 1.000 CV, la start-up britannica Viritech ha infuso il massimo delle sue competenze in fatto di celle a combustibile. Un settore pieno di sfide e opportunità, ma ancora largamente inesplorato da tanti costruttori di automobili, aerei e barche, che proprio nella Viritech, in un prossimo futuro, potrebbero individuare il partner ideale per sviluppare mezzi di trasporto ad alimentazione alternativa.

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IL PERCHÉ DELL’IDROGENO. È quel che in cuor suo si augura Matt Faulks, che della Viritech è co-fondatore e in un’intervista ad Autocar ha elencato le due principali ragioni alla base della scelta di concentrarsi sull’idrogeno, entrambe connesse a due problemi tipici delle batterie agli ioni di litio utilizzate per le normali auto elettriche. “Il primo inconveniente riguarda la cosiddetta ‘massa composta’ degli accumulatori – spiega Faulks -: più alta è l’energia da immagazzinare, maggiore è l’impatto sulla massa del veicolo. Poi c’è la questione delle materie prime: per costruire i pacchi batteria più grandi bisogna estrarne in gran quantità, e sui processi di recupero del litio c’è ancora molta strada da fare”.

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SERBATOI STRUTTURALI. La Viritech Apricale è un manifesto di sostenibilità, ma il progetto sfocia in maniera del tutto naturale nella sfera emozionale. Spiega Faulks: “Da ex pilota non volevo che costruissimo una macchina da due tonnellate”. Per questo gli ingegneri si sono spinti “oltre i confini della tecnologia”, sforzandosi di sviluppare l’auto con l’obiettivo di contenere il più possibile il peso e renderla “divertente da guidare”. Di passi in avanti, sulle pile a combustibile, il settore deve compierne ancora molti, soprattutto sui fronti dello stoccaggio dell’idrogeno e del peso dell’hardware necessario al funzionamento dei veicoli. Per far fronte a questi ostacoli, spiega Faulks, che in passato ha anche lavorato come ingegnere nel team Sauber di Formula 1, la Viritech ha brevettato speciali “serbatoi per l’idrogeno a pressione, rinforzati con grafene” che fungono da elementi strutturali dell’autotelaio. Ciò si traduce in un sensibile risparmio di peso e di costi, con una drastica semplificazione dell’architettura dell’auto, offrendo una soluzione che potrebbe rivoluzionare anche il comparto dei veicoli commerciali a idrogeno. La Viritech ci crede molto, e per dimostrare che la tecnologia delle fuel cell può funzionare bene anche sui veicoli di grosse dimensioni ha creato Tellaro, una possente suv spinta dallo stesso motore dell’Apricale.

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