WRC Safari, vincono i leoni del volante

WRC Safari, vincono i leoni del volante

Avrà pure vinto il solito Sebastien Ogier, sarà pure che Thierry Neuville e Ott Tänak su i20 Hyundai hanno dato filo da torcere fino alla fine, battendosi anche contro la sfortuna, ma il Safari Rally, tornato al mondiale WRC dopo 19 anni, si farà ricordare per il ruggito di due leoni del volante. Uno più cucciolo, uno più d’esperienza: Katsuta Takamoto, il giovane che ha sfiorato la vittoria, e soprattutto Sobiesław Zasada, l’anziano più anziano di tutti nella storia, che è andato fino in fondo in una gara che farebbe tremare chiunque. Ai quali va aggiunto il francese Adrein Formeaux che ha vinto la prima speciale dell’anno per Ford e nel finale ha risalito la classifica generale. 

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AKUNA MATATA. Ma andiamo con ordine e diciamo subito che è stata una corsa entusiasmante nella quale tutti i piloti del mondiale erano al loro debutto. I 320 kilometri in 18 tappe sono stati pieni di colpi di scena, rotture meccaniche, eccitazione del pubblico (diverse decine di migliaia nella sola piana di Soysamba), scenari come al solito mozzafiato, popolati di gazzelle, zebre e giraffe. Ne è venuta fuori una gara vinta, ma non dominata, da Ogier sulla Yaris Toyota, che da re leone sette volte campione del mondo ha saputo aspettare e prenderla per il verso giusto, come un endurance e non uno sprint. Il francese, come suo solito, è stato – come dicono da queste parti – akuna matata (senza pensieri): ha lasciato fare gli altri e li ha lasciati sbagliare, per poi riacciuffarli verso il finale. Un canovaccio già andato in scena in Sardegna e Portogallo, con le Hyundai di Tänak e Neuville che partono bene, ma per qualche motivo sempre diverso finiscono per perdersi per strada, complice anche una dose notevole di sfortuna. Come quella che alla prova 14 ha colpito il belga, fino ad allora primo con merito: ammortizzatore rotto, gara finita, leadership della gara ceduta a Takamoto. Il 28enne giapponese ha resistito in testa per poco: il compagno di squadra Ogier gli era alle spalle e nelle speciali successive si è preso un comando che mai aveva avuto, nonostante alcuni stage vinti. Per Takamoto, che per un attimo ha sognato la vittoria, è arrivata comunque il miglior piazzamento in carriera nel mondiale: un secondo posto a 21.8 secondi dal vincitore (3:18:11.3) seguito da Tänak. 

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NON È MAI TROPPO TARDI. L’altro leone è stato il novantunenne polacco Zasada che si è piazzato al 25° posto a due ore abbondanti dal primo con la sua Ford Fiesta Rally 3 (se pensate di fare meglio, prossimo anno accomodatevi), facendo mangiare la polvere a molti giovani e soprattutto andando fino in fondo a una gara durissima per la variabilità ed estremità dei fondi stradali. Basti pensare che in alcuni tratti c’erano solchi profondi un braccio, nei quali un bambino ci sarebbe stato comodo e nei quali è affondato Kalle Rovamperä, che pure ha fatto un’ottima gara. Senza contare le pietre, grosse come meloni e appuntite come coltelli, che hanno messo a dura prova (superata a pieni voti) le gomme Pirelli. Zasada, tre volte campione europeo, da 24 anni lontano dalle auto da corsa, ha sicuramente messo a segno un record difficilmente battibile: quello di più anziano partecipante a una gara del World Rally Championship. Fino ad ora il più anziano pilota nel mondiale aveva “appena” 82 anni. Sugli sterrati del Kenya, nel 1972 il pilota polacco aveva chiuso secondo dietro Hannu Mikkola, primo europeo a vincere la corsa. Nella classifica mondiale Ogier guida saldo in testa seguito dal compagno di squadra Elfyn Evans e da Neuville. Prossima tappa Estonia, a metà luglio, dalle polveri d’Africa a quelle dell’Europa Baltica, quando il mondiale potrebbe incominciare a dare se non le prime sentenze su chi si incoronerà campione, almeno su chi non lo farà di certo. 

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