
Yamaha OX99-11: l’anti Ferrari F50 mai nata
Tra un pianoforte e l’altro, la Yamaha decise fin da subito di diversificare il più possibile la sua produzione: motociclette, robot industriali, motori marini, clarinetti, batterie, hi-fi e tanto altro ancora, giusto per non annoiarsi. La casa giapponese è nota – sottilmente – anche per il suo contributo all’industria automobilistica, a partire dalla bellissima Toyota 2000 GT fino alla poetica Lexus LFA o alla brutale Noble M600. E, pensate un po’, negli anni ’90 tentò addirittura di costruire una supercar…
DALLA FORMULA 1 ALLA STRADA. Nel 1989 la Yamaha diventa fornitore di motori per il team Zakspeed di Formula 1, ma quel 3.5 V8 ha ben poca fortuna. Due anni dopo arriva un più raffinato 3.5 con quattro pistoni in più, stavolta per la Brabham. Non contenti, i tecnici giapponesi cominciano a fantasticare su una supercar stradale mossa dal V12 di Formula 1, contattano gli inglesi della iAd e nel 1992, grazie anche al contributo della divisione Ypsilon Technology, nasce la OX99-11, una specie di Caparo T1 dal sapore rétro.
UN JET SU RUOTE. Lo stile della Yamaha OX99-11 è a dir poco unico: linee molto morbide e superfici ampie, un abitacolo che pare la cellula di un jet e un muso scavato per aumentare la stabilità alle alte velocità. La grande superficie vetrata nasconde un solo posto; in seguito la Yamaha chiederà due sedili in tandem per praticità e omaggio al mondo delle moto. Il posteriore somiglia a quello della McLaren F1 (che Gordon Murray abbia dato una sbirciatina al progetto, prima di mettersi al tavolo da disegno?), mentre i fianchi sono segnati da due grossi solchi per raffreddare il dodici cilindri, che “respira” attraverso la caratteristica presa d’aria sul tetto.
ALL’AVANGUARDIA. Quanto al motore, la supercar della Yamaha non aveva molto da invidiare alla concorrenza, anzi. Per quanto addolcito in vista di un uso stradale, il V12 di Formula 1 con teste in alluminio e cinque valvole per cilindro sprigiona comunque più di 420 cavalli e “canta” fino a 10.000 giri. Ma era tutta la meccanica a distinguersi per raffinatezza: monoscocca in fibra di carbonio, cambio manuale a sei marce, freni della specialista AP Racing, differenziale autobloccante, posizione di guida centrale e cerchi in magnesio.
OCCASIONE SFUMATA. La Yamaha OX99-11 sarebbe andata a piazzarsi in quel gruppo mitologico composto da Jaguar XJR-15, Mercedes CLK GTR, Ferrari F50, Lamborghini Diablo GT, McLaren F1 e via dicendo, ma purtroppo vennero costruiti solo tre prototipi prima di chiudere l’avventura per via di ritardi e costi eccessivi.