Zitto, l’automobile ti ascolta

Zitto, l’automobile ti ascolta

Sicuramente una gran parte della vicenda è dovuta al clima di nuova guerra fredda a sfondo commerciale, tecnologico e strategico tra Cina e USA, ma il caso fa riflettere perché getta una luce completamente nuova sull’oggetto automobile, almeno come lo abbiamo vissuto finora. La notizia è questa: il governo cinese ha intenzione di limitare l’uso dei veicoli Tesla da parte del personale militare e dei dipendenti di importanti società statali, a causa di preoccupazioni sulla privacy. Il timore è che i dati raccolti dalle auto potrebbero essere una fonte di informazioni importanti sulla sicurezza nazionale. Il punto sono non solo le telecamere delle auto, che possono registrare costantemente immagini, ma anche i vari servizi di connettività dai quali si possono ottenere dati essenziali, tipo quando, come e dove vengono utilizzate le auto, oltre l’elenco dei contatti dei telefoni cellulari sincronizzati con i dispositivi di bordo. 

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LE PREOCCUPAZIONI DELLA CINA. I veicoli Tesla hanno otto telecamere surround, 12 sensori a ultrasuoni e un radar a supporto del sistema di guida autonoma. Model 3 e Model Y hanno anche una telecamera all’interno dell’abitacolo, installata sopra lo specchietto retrovisore. Quando è abilitata, questa fotocamera cattura un breve video-clip che condivide con la Casa madre solo in caso di incidente. Tesla assicura che i video hanno unicamente lo scopo di catturare i pochi secondi prima di un incidente e sarebbero utilizzati esclusivamente per sviluppare funzionalità di sicurezza. Il governo cinese però è preoccupato dall’ipotesi che alcuni di quei dati possano essere spediti negli Stati Uniti e diventare una involontaria fuga di informazioni potenzialmente sensibili. Non c’è dubbio che la vicenda si inserisca in un quadro più ampio nel quale tanto la Cina quanto gli USA puntano a restringere l’adozione di tecnologie straniere (gli States hanno posto limitazioni ben più severe a Huawei), ma è parimenti fuori discussione il fatto che simili timori non ci sarebbero se l’auto in questione fosse una Mustang del ’95 e non un gadget tecnologico semovente in grado di accumulare e trasmettere informazioni. 

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LA POSIZIONE DELLA TESLA. Pechino aveva agito per la preoccupazione che dati sensibili come le immagini scattate dalle telecamere delle auto potessero essere inviati negli Stati Uniti. Non si è fatta attendere troppo la replica di Tesla, per la quale quello cinese rappresenta un mercato importantissimo (Model 3 è stato il veicolo elettrico più venduto in Cina lo scorso anno), anche se ultimamente non sono mancate alcune proteste per presunti difetti di qualità. I dati raccolti in Cina come negli altri paesi, ha assicurato lo stesso Elon Mask ribadendo quanto già dichiarato in passato, non vengono condivisi con nessun governo e Tesla non cederebbe a nessun tipo di richiesta di questo genere.

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UN PROBLEMA COMUNE. Fatto sta che per il momento è Tesla a fare notizia, ma le automobili che raccolgono dati non sono solo quelle prodotte dall’azienda californiana. Negli ultimi anni, le Case automobilistiche di tutto il mondo hanno raccolto enormi quantità di informazioni dalle vetture che circolano sulle strade, facendo affidamento su telecamere, sensori e computer di bordo utilizzati soprattutto per migliorare le prestazioni di sicurezza dei veicoli. I dati vengono archiviati dai produttori di automobili in server basati su cloud e dunque potenzialmente a rischio come quelli degli smartphone e dei computer. Insomma, il tema della privacy legato alle nuove vetture non riguarda solo i militari cinesi che usano auto firmate Tesla, ma potenzialmente qualunque cittadino in ogni parte del mondo alla guida di un qualsiasi veicolo smart. 

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