10 (cilindri) e lode: Jiotto Caspita
Nel 1988 Yoshikata Tsukamoto, numero uno del gigante della lingerie e dell’intimo Wacoal Corp. e Minoru Hayashi, presidente del costruttore di auto da corsa DOME, entrano in contatto. Il primo vuole espandere il suo business con un nuovo brand che possa essere dato in licenza in tutto il mondo per vari prodotti. I due imprenditori si accordano per produrre la migliore supercar mai concepita, la Jiotto Caspita, che avrebbe reso molto sottile il confine tra un’auto da corsa e un veicolo stradale.
DA CORSA CON LA TARGA. Hayashi crea il comitato Wascap (WAcoal Sports Car Project) e nel luglio ’88 fonda la Jiotto inc. (60% Wacoal, 40% DOME) e la Jiotto Design, uno studio indipendente a cui è affidato il design di carrozzeria. Dome ha invece l’incarico della ricerca e sviluppo della macchina. Kunihisa Ito, vicepresidente di Jiotto Design e responsabile dello stile, dà massima enfasi alla forma: l’inedita sportiva deve essere una vera e propria Gruppo C stradale con un design sinuoso e aerodinamica molto curata. Il progetto è così grandioso da stimolare la produzione di oltre duecento proposte di design. Il bozzetto vincente è sottoposto a numerosi test di validazione nelle gallerie del vento di Dome e JARI (Japan Automobile Research Institute): ha l’abitacolo spostato molto in avanti e corpo vettura che si allarga verso la coda e termina con un’ala a movimento automatico (si alza di quasi venti centimetri). Il telaio è una monoscocca a “sandwich” di alluminio e fibra di carbonio, molto leggera e resistente. Il motore è un 12 cilindri progettato da Subaru in collaborazione con la Motori Moderni del grande Carlo Chiti, geniale progettista di Ferrari e Alfa Romeo. A questo gioiello è dato il nome “Caspita” termine tutto italiano sinonimo di sorpresa, stupore.
UN V10 DA FORMULA 1. Viene presentata al 28º Salone di Tokio dove raccoglie ampi consensi, al punto che si mette in cantiere la costruzione di una trentina di esemplari in tempi ragionevoli nonché l’omologazione anche per il mercato europeo. Ma nel 1990 la Subaru, insoddisfatta degli scarsi risultati del team Coloni F1 stacca la spina al progetto e Jiotto resta senza un fornitore di motori. Nel 1993 il progetto torna in auge e viene costruita una seconda Caspita, aggiornata nel design e nella dotazione tecnica. Il propulsore scelto per la nuova iniziativa è un dieci cilindri di produzione Judd derivato dalla F1. È un’unità con quasi 600 cavalli a oltre 10.700 giri e oltre 380 Nm di coppia massima. Le prestazioni teoriche parlano di oltre 300 km/h di velocità con uno scatto da 0 a 100 km/h in circa 4,5 secondi. Il propulsore è abbinato a una trasmissione semiautomatica Weismann con 6 rapporti. A causa, tuttavia, del periodo negativo che ha iniziato ad attraversare tutta l’economia mondiale lo sviluppo viene definitivamente bloccato.