1907: J.W. Christie e la sua auto da 19.600 cc

1907: J.W. Christie e la sua auto da 19.600 cc

Agli inizi dell’industria motoristica tutto era da inventare: a cominciare dalle regole. In uno scenario di totale libertà creativa sul cosa fare, come farlo, cosa ottenere e per quale scopo ogni essere pensante che avesse deciso di costruire un’automobile avrebbe potuto creare di tutto e, per questo, essere ammirato per un’idea rivoluzionaria o essere additato come un folle. Non c’era veramente la possibilità di capire se la trovata potesse essere buona per il Nobel alla Scienza o per il ricovero in manicomio. Figuriamoci in una Nazione così giovane come gli Stati Uniti dove ogni chilometro percorso in qualsiasi direzione era un cammino oltre le Colonne d’Ercole. E, proprio per questo, di un fascino irresistibile.

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INVENTORE. John Walter Christie, classe 1865, rappresentava quell’angolo d’America con la testa sempre in movimento. Si era fatto le ossa come meccanico, quindi era cresciuto come ingegnere. Infine si era dedicato alle invenzioni. Nel 1899 fondò la Christie Iron Works e nei primi anni del XX° secolo si lanciò nella progettazione di automobili seguendo il concetto del movimento ‘trainato’ (come il treno), preferito rispetto alla spinta (come avviene nella nautica). La sua prima automobile (che per comodità chiameremo la prima Christie) è datata 1903. All’inizio del 1904 costruì una seconda automobile e il 18 gennaio 1904 ottenne il brevetto per il suo sistema a trazione anteriore, che nei giorni successivi iniziò a sperimentare su strada. Per questo viene sovente indicato (erroneamente) come l’inventore della trazione anteriore. C’erano stati, infatti, parecchi esperimenti precedenti, alcuni realizzati anche molti decenni prima. Christie, però, ha avuto il merito di posizionare il motore (alloggiato in posizione trasversale) tra le ruote (sterzanti e di trazione), con queste ultime direttamente collegate all’albero motore.

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UN MOTORE ENORME. C’era tuttavia un problema di non poco conto: albero motore, ruote e pneumatici giravano alla stessa velocità. Quindi, poiché Christie, per promuovere la sua invenzione, decise di costruire un’auto da corsa, dovette realizzare che, per avere più potenza, sarebbe stato necessario aumentare la cilindrata. Christie continuò nello sviluppo del propulsore e ad aumentare le dimensioni dei cilindri. Questa crescita senza sosta portò alla Christie del 1907, equipaggiata con un gigantesco quattro cilindri a V da 19,6 litri di cilindrata. La prima fila di cilindri era inclinata di 10° dalla posizione verticale. La seconda fila di ulteriori 45°.L’albero a camme, esterno, comandava otto valvole di aspirazione e un’unica valvola di scarico per ogni cilindro, realizzato in bronzo, abbinato a un’unica candela e a pistoni in acciaio. Il fluire dell’aria di aspirazione da dietro il cilindro nel carburatore causava un’anomala miscela aria-benzina, che necessitava di una attenta calibrazione. Alla fine di ogni albero a gomiti era posizionata una frizione in acciaio cromato. Non vi era riduzione tra il motore e le ruote di trazione: per ogni giro dell’albero a gomiti avveniva un giro delle ruote. Il motore girava tra 1000 e 1200 giri. A questo regime la Christie viaggiava a oltre 190 km/h. Il radiatore occupava lo spazio del cofano e, per questo suggeriva l’idea del design della macchina.

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130 CAVALLI. Il carter del motore era parte integrante del telaio e conteneva la trasmissione. Questa prevedeva due marce avanti: una corta e una normale per le alte velocità. Era presente anche la retromarcia. Pilota e meccanico sedevano sull’asse posteriore, con il serbatoio dietro di loro. Secondo la stampa dell’epoca la Christie da quasi 20mila cc erogava 130 cavalli. Era equipaggiata con ruote da 34” e freni solo posteriori.

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GP di Francia. Dopo i primi test, nel giugno del 1907 la Christie salpò per la Francia per partecipare al Grand Prix locale. Fece, con il suo meccanico, pochi test. Partì regolarmente ma al quinto giro si ritirò per noie al motore (vinse Felice Nazzaro su Fiat). La macchina tornò in America, partecipò ad altre competizioni ma con poca fortuna e tanti ritiri. L’ultima data conosciuta in cui fu vista correre fu il gennaio 1909 ma il pilota ebbe un incidente.

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