20 anni fa: V6, la Renault Clio più bella di sempre?

20 anni fa: V6, la Renault Clio più bella di sempre?

L’attitudine sportiva è un vezzo che non è mai mancato alla bestseller della Renault, la Clio. Pensiamo per un attimo alla Clio 16v o alla mitica edizione limitata Williams, fino alla più recente RS, il tutto nutrito da palmarès rallystico di successo e un campionato monomarca di fama internazionale. C’è poi lei, la già leggendaria Renault Clio V6, quella che più d’ogni altra sorella dal DNA esuberante ha fatto passare parecchie notti insonni agli appassionati di quattro ruote. E anche a noi di Veloce.

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IL MOTORE È LÌ DIETRO. La Renault Clio V6 della seconda serie da cui derivava ne conservava a grandi linee solo la parentela stilistica. Anticipata dal prototipo esposto al Salone di Parigi nell’ottobre 1998, la V6 venne ultimata nell’inverno del 2000. Riconoscibile istantaneamente per i vistosi passaruota allargati, le prese d’aria laterali e le modifiche ai paraurti, la Clio V6 era una sportiva biposto con motore in posizione posteriore centrale. Come volti di voi sapranno, ça va sans dire, questo modello era un richiamo al passato, nella fattispecie alla Renault 5 Turbo, con le quali condivideva – tra le altre cose – lo schema meccanico.

TECHNICAL ILLUSTRATION

CUORE A SEI CILINDRI. La V6 non era semplicemente una Clio widebody, perché la base meccanica era completamente diversa, a partire dalla piattaforma – rivista – che comprendeva rinforzi particolari nella zona in il propulsore molto pepato prendeva il posto del divano posteriore. Anche il comparto sospensioni era stato modificato, specialmente al retrotreno, provvisto di un telaietto per il sostegno specifico per il tremila. La geometria dell’assale posteriore vantava uno schema a bracci multipli; anteriormente, invece, era presente un MacPherson ottimizzato da una barra antirollio maggiorata. Il passo venne incrementato di 3,8 cm, le carreggiate aumentate di 11 cm all’avantreno e di 14 cm al retrotreno e i cerchi da 17” montavano generosi pneumatici da 205/50 davanti e 235/45 dietro. La frenata era affidata a quattro dischi autoventilanti — da 330 mm all’avantreno e da 300 mm posteriormente. Il motore derivava dal 3 litri L7X sviluppato in collaborazione con Peugeot, ma qui rivisto — e non poco — da Renault Sport in compagnia di TWR. La potenza massima era di 230 cavalli e veniva scaricata a terra da uno specifico cambio a sei rapporti derivato dal cinque marce della RS. Scattava da 0 a 100 km/h in meno di sei secondi e mezzo e superava i 235 km/h di  velocità massima.

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IL RESTYLING. Grazie alle sue caratteristiche — sia a livello strutturale, sia concettuale — la V6 non ebbe rivali dirette, ma solo alternative nel suo segmento di riferimento o con potenze analoghe. Nel 2003 arrivò anche un restyling — approntato nelle ex office Alpine di Dieppe — che beneficiò di rinforzi della scocca, inediti attacchi del telaietto ausiliario per il motore e retrotreno multilink ottimizzato. L’impianto frenante rimase invariato, ma il sei cilindri venne portato a 255 cavalli che, tradotto come piace a noi, significava 245 km/h di velocità di punta e scatto da fermo a 100 km/h in soli 5”8. La stabilità su strada fu ulteriormente migliorata grazie all’adozione di cerchi da 18”. In quattro anni di produzione furono assemblati circa 3mila esemplari e se all’epoca il prezzo di listino poteva sembrare un po’ esagerato – superava i 40mila euro – be’ sappiate che oggi per portarsene a casa una è difficile spenderne meno di cinquanta. L’esclusività e la ‘follia’ hanno il loro prezzo…

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